Welfare

Civico 34: l’orgoglio di dire “vieni a cena da noi”

Il 2 marzo Anffas Macerata inaugura "Civico 34", un appartamento per il dopo di noi finanziato con i fondi della legge 112/2016. Ci vivranno Luca, Paolo M., Paolo S. e Mariano: uno di loro, prima, a nemmeno 50 anni viveva in casa di riposo insieme alla madre. «In questi giorni vedo in loro un atteggiamento nuovo: ogni persona che arriva, la invitano a vedere la loro casa, sono orgogliosi», afferma il presidente Marco Scarponi

di Sara De Carli

Sulla porta di casa ci sono tutti i loro nomi: Luca, Paolo M., Paolo S., Mariano. È casa loro, non c’è dubbio e ne sono orgogliosissimi. E felici, perché si sa, «a casa sua ognuno è re». Paolo M. è attentissimo a tutto ciò che fa Paolo S., perché sa che lui è un po’ insicuro, ha paura del vuoto e delle scale, così sulle scale lo sorregge sempre. Paolo S. e Mariano sono colleghi, entrambi hanno una borsa lavoro nel punto vendita Tuttincluso di Anffas Macerata, che propone al pubblico i prodotti tipici e le bomboniere realizzate dai laboratori della cooperativa. Escono la mattina, vanno a lavorare insieme, rientrano. Paolo M. invece è impegnato con il “bar” di Anffas: non è un vero bar, ma con 70 dipendenti e 30 liberi professionisti, qualcuno che gradisce un caffè c’è sempre. Luca è l’ultimo arrivato in comunità alloggio, ma di tutti e quattro è la persona che aveva più forte il desiderio di fare una vita autonoma e di una casa sua. «Questo per dire fra loro quattro c’è un rapporto a monte, sono venuti prima loro del progetto: e adesso finalmente abbiamo anche la casa», afferma il presidente di Anffas Macerata, Marco Scarponi. Da un anno in Anffas i quattro condividono un percorso comune: «oggi stanno ragionevolmente bene fra loro, c’è quasi un senso di protezione uno nei confronti dell’altro, ognuno per le proprie debolezze».

La casa di Luca, Paolo M., Paolo S. e Mariano si chiama “Civico 34” e sarà inaugurata sabato 2 marzo. «Fin dal nome abbiamo voluto evidenziare che si tratta di una civile abitazione, come la mia e la sua», sottolinea Scarponi. Civico 34 è un sogno diventato realtà grazie ai fondi della legge 112/2016 sul “Dopo di Noi” , in un progetto seguito da Anffas Macerata e dall’Ambito territoriale n.15. I colori delle pareti, il divano, la cucina… li hanno scelti Paolo M., Paolo S., Luca e Mariano: è casa loro davvero. Sul muro della cucina c’è la frase famosa e bellissima “Siamo fatti di-versi perché siamo poesia”. L’appartamento, interamente ristrutturato, sta in via Vanvitelli 34, sopra gli uffici amministrativi di Anffas Macerata, ma totalmente autonoma dai servizi e dalla stessa comunità alloggio dove i quattro hanno vissuto finora. Questo appartamento sarà la culla in cui sviluppare, giorno dopo giorno, «autonomia, qualità della vita, autodeterminazione, nel rispetto delle legge 112 che prevede come cardine la deistituzionalizzazione».

Tre di loro non hanno già più i genitori, mentre uno ha solo la mamma, molto anziana, che vive in casa di riposo. Alla comunità alloggio di Anffas è arrivato circa tre anni fa: non aveva nemmeno 50 anni e già viveva nella casa di riposo insieme alla mamma, perché non c’era alternativa. Da domani invece avrà una casa tutta sua.

Con loro ci saranno tre operatori, più o meno dalle 16,30 alle 8 della mattina dopo: non sono educatori, solo qualcuno che dia un sostegno nelle attività quotidiane. Perché Luca, Paolo M., Paolo S. e Mariano dopo il lavoro, andranno a fare la spesa, cucineranno da soli la cena, faranno almeno un po’ di bucato e di pulizie… «Hanno una loro autonomia economica, hanno una loro carta ricaricabile per fare la spesa, questo significa decidere cosa cucinare, tenere cotto controllo quello che manca ma anche confrontarsi con quello che posso spendere. Nell’appartamento abbiamo cercato di mettere molti supporti di tipo domotico, come il frigo parlante con uno schermo che dice quali sono i cibi in scadenza… Hanno la lavatrice e tutto l’occorrente per le pulizie, ma guardi, le confesso che hanno già un giro sociale per cui il sabato e la domenica sono sempre fuori e anche in settimana una volta vanno alla bocciofila, una in parrocchia… Però settimana prossima hanno invitato a cena tutto il consiglio direttivo, ci tengono molto, si sentono padroni di casa», racconta il presidente.

«Questo passaggio per loro è una conquista di libertà e di autonomia, loro sentono tantissimo il poter dire “veramente sono a casa mia”. Più che parole, in questi giorni vedo in loro un atteggiamento nuovo: ogni persona che arriva, la invitano a vedere la loro casa, sono orgogliosi, sentono tutto il piacere di far vedere casa loro, esattamente come noi».

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