Politica
Più risorse per le scuole delle aree a rischio
A fine gennaio, c'è stata la sorpresa di uno stanziamento aggiuntivo al bando "ambienti di apprendimento innovativi" per 60 scuole delle "aree a rischio" individuate dal Miur; oggi il ministro Bussetti ha annunciato un avviso PON da 50 milioni di euro dedicato a mille scuole di 292 "aree di esclusione sociale" del Mezzogiorno, caratterizzate da povertà educativa minorile e dispersione scolastica, nonché da un elevato tasso di fenomeni di criminalità organizzata.
Chi si occupa di povertà educativa lo ripete da qualche tempo, parlando della necessità di creare «zone ad alta intensità educativa» proprio in quelle che oggi sono invece le aree a più alta povertà educativa. Mettere di più dove c’è meno, intendendo anche più risorse. E di farlo in modo dedicato, non con lo strumento dei bandi, che presume che tutte le scuole d’Italia siano “alla pari” in capacità di progettazione. Nella legge di stabilità 2018, peraltro, era stato assegnato all’Istat il compito di definire i parametri per individuare queste aree a più alta povertà educativa, premessa per capire dove fare gli interventi prioritari.
Il Miur sembra aver finalmente assunto questa logica. Con due mosse. A fine gennaio, annunciando gli esiti del bando da 22 milioni di euro destinato alle scuole statali per finanziare ambienti di apprendimento innovativi, che integrassero il digitale nella didattica (con 1.115 istituzioni scolastiche ammesse a finanziamento), aveva annunciato di aver stanziato per la prima volta 2 milioni di euro di risorse aggiuntive per 60 scuole delle aree a rischio, individuate in base a criteri oggettivi: alto tasso di dispersione scolastica, disagio negli apprendimenti, status socio-economico della famiglia di origine rilevato dall’Invalsi, tasso di deprivazione territoriale Istat. Il Miur non ha dato l’elenco delle scuole, dicendo solo che delle 60 individuate, 21 si trovano al Nord (13 in Lombardia, 6 in Piemonte, 2 in Liguria), 8 al Centro Italia (tutte nel Lazio) e 31 al Sud (10 in Campania, 9 in Sicilia, 7 in Puglia, 4 in Calabria e 1 in Basilicata) e che ciascuna scuola avrebbe ricevuto 35mila euro per la realizzazione di laboratori e 30mila euro per formare il personale scolastico alla didattica innovativa, per 57mila alunni coinvolti e 6.500 docenti che beneficeranno della formazione.
Oggi arriva un’altra sorpresa. Il ministro Bussetti ha infatti annunciato di aver firmato un decreto per destinare 50 milioni di euro per interventi specifici di contrasto alla povertà educativa minorile e alla dispersione scolastica in oltre 1.000 scuole di 292 aree di esclusione sociale in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia (e le aree a rischio del resto del paese? Chissà, forse la polemica sulle scuole del Sud ha avuto un ruolo), caratterizzate da povertà educativa minorile e dispersione scolastica, nonché da un elevato tasso di fenomeni di criminalità organizzata. I criteri con cui sono state individuate le aree di intervento sono: tasso di deprivazione territoriale; livello di disagio negli apprendimenti, calcolato sulla base dei dati INVALSI; status socio-economico delle famiglie di origine; tasso di abbandono nel corso dell’ultimo anno scolastico; presenza di alunni ripetenti; livelli di criminalità minorile. Il decreto dovrà ora essere controfirmato dai Ministri dell’Interno e della Giustizia, poi entro trenta giorni arriverà uno specifico Avviso pubblico a valere sulle risorse del PON “Per la Scuola” 2014-2020 da 50 milioni.
«Con questo decreto – ha dichiara il ministro Marco Bussetti – abbiamo voluto dare attuazione a una norma risalente a due anni fa, fino ad oggi mai attuata. Il provvedimento consente di sbloccare importanti risorse da assegnare ai territori del Mezzogiorno caratterizzati da una forte dispersione scolastica e da un elevato tasso di criminalità, anche minorile. Le scuole sono da sempre un presidio fondamentale nelle aree più difficili del Paese. Con questo intervento potranno attivare progetti anche di rete con enti locali, soggetti del Terzo settore, strutture territoriali del CONI, delle Federazioni sportive nazionali e degli enti di promozione sportiva o servizi educativi pubblici per l'infanzia del territorio. Si potranno così potenziare le competenze e le attitudini degli studenti, contrastando fenomeni di dispersione scolastica».
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