Cultura

Papa Francesco insiste sull’accoglienza

Papa Francesco dopo l'omelia a Sacrofano per il Meeting “Liberi dalla paura” è tornato oggi sul tema dell'accoglienza nell'omelia della messa a Santa Marta: “Siamo abituati - sottolinea ancora - a dare delle risposte di compromesso, risposte per scappare dal problema, per non vedere il problema, per non toccare il problema”

di Redazione

Papa Francesco dopo l'omelia a Sacrofano per il Meeting “Liberi dalla paura” in cui ha sottolineato come: «Il ripiegamento su sé stessi, è segno di sconfitta e accresce il nostro timore verso gli “altri”, gli sconosciuti, gli emarginati, i forestieri – che peraltro sono i privilegiati del Signore, come leggiamo in Matteo 25. E questo si nota particolarmente oggi, di fronte all’arrivo di migranti e rifugiati che bussano alla nostra porta in cerca di protezione, sicurezza e un futuro migliore. È vero, il timore è legittimo, anche perché manca la preparazione a questo incontro. Lo dicevo l’anno scorso, in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato: “Non è facile entrare nella cultura altrui, mettersi nei panni di persone così diverse da noi, comprenderne i pensieri e le esperienze. E così, spesso, rinunciamo all’incontro con l’altro e alziamo barriere per difenderci”. Rinunciare a un incontro non è umano».

È tornato oggi sul tema dell'accoglienza e dell'incontro con l'altro nella sua omelia alla Messa in Santa MArta

«Il Signore oggi a ognuno di noi fa dunque questa domanda: “Dove è tuo fratello?”. Forse qualcuno che è un po’ distratto può dire che è casa con sua moglie, ma il Papa chiarisce che si sta parlando del fratello affamato, dell’ammalato, del carcerato, del perseguitato per la giustizia: “Dov’è tuo fratello?” – “Non lo so” – “Ma tuo fratello è affamato!” – “Sì, sì, sicuramente è a pranzo nella Caritas della parrocchia, sì, sicuramente gli daranno da mangiare”, e con questa risposta – di compromesso – salvo la pelle. “No, l’altro, l’ammalato …” – “Sicuro che è in ospedale!” – “Ma non c’è posto in ospedale! E ha le medicine?” – “Ma, è una cosa sua, io non posso immischiarmi nella vita altrui … avrà dei parenti che gli danno le medicine”, e me ne lavo le mani. “Dov’è tuo fratello, il carcerato?” – “Ah, sta pagando quello che si merita. L’ha fatta, che la paghi. Noi siamo stanchi di tanti delinquenti per strada: paghi”. Ma magari mai tu senti questa risposta detta a te dalla bocca del Signore. Dov’è tuo fratello? Dov’è il tuo fratello sfruttato, quello che lavora in nero, nove mesi l’anno per riprendere, dopo tre mesi, un altro anno? E così non c’è sicurezza, non c’è vacanze … “Eh, oggi non c’è lavoro e uno prende quello che può …”: un’altra risposta di compromesso».

Con questi esempi concreti il Papa chiede che ciascuno prenda questa parola del Signore come se fosse rivolta a ognuno di noi personalmente:

«Il Signore a me domanda “dov’è tuo fratello?”, e mettere il nome dei fratelli che il Signore nomina nel capitolo 25 di Matteo: l’ammalato, l’affamato, l’assetato, quello che non ha vestiti, quel fratellino piccolino che non può andare a scuola, il drogato, il carcerato … dov’è? Dov’è tuo fratello nel tuo cuore? C’è posto per questa gente nel nostro cuore? O noi parliamo, sì, della gente, scarichiamo un po’ la coscienza dando un’elemosina. Ma che non disturbino troppo "per favore perché – prosegue il Papa – con queste cose sociali dalla Chiesa”, finisce che sembri “un partito comunista e questo ci fa male. Va bene, ma il Signore lo ha detto: dov’è tuo fratello? Non è il partito, è il Signore”. “Siamo abituati – sottolinea ancora – a dare delle risposte di compromesso, risposte per scappare dal problema, per non vedere il problema, per non toccare il problema”».

Nella foto un selfi in occasione del Meeting “Liberi dalla paura”

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