Welfare

Educatori professionali: integrazione o dis-integrazione socio-sanitaria ?

Un intervento “di cornice”, per non perdere di vista il senso della questione e tenere al centro della discussione la prospettiva di avere "educatori dell’inclusione": «perché non possiamo dividere e dis-integrare una professione nata per promuovere il benessere della persona. Da qui in avanti, dobbiamo lavorare insieme»

di Marco Bollani

Premetto che non ho nulla di contrario alla creazione di un albo professionale per la figura dell’educatore professionale. Ma sono contrario a dividere l’educatore in due o più distinte figure professionali. Oggi l'educatore sanitario e quello sociale. Domani chissà, magari l’educatore ambientale o quello familiare o quello riabilitativo. E se per legge tale scissione è avvenuta, dobbiamo porvi rimedio attraverso un processo di ri-composizione. Sì all’albo degli educatori, no all’albo degli educatori sanitari.

Perché non possiamo dividere e dis-integrare una professione nata per promuovere il benessere della persona, in quanto il benessere della persona è na condizione unica in cui l’aspetto biologico, psicologico e sociale, relazionale, ambientale, coesistono. Sono co-essenziali e interdipendenti.

La professione dell’educatore non è una professione sanitaria, ma è un lavoro di cura essenziale per la salute dei cittadini che vivono particolari condizioni di disagio come le persone con disabilità o con problemi di salute mentale, di dipendenza, ma anche persone impegnate in percorsi riabilitativi importanti. Non è una professione sanitaria ma è determinante per la salute dei cittadini.

Ciò non costituisce una contraddizione, in quanto salute e sanità sono due concetti distinti. Non sono la stessa cosa. Per l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità), la salute è una condizione di benessere bio-psico-sociale, in cui l'aspetto biologico psicologico e sociale risultano inscindibili e soprattutto interdipendenti. La sanità invece è un concetto organizzativo: il comparto organizzato che supporta la cura delle persone. Ed è per questo motivo che il sistema italiano della salute ha promosso la nascita del sistema socio-sanitario. Per fare in modo che in presenza di particolari condizioni di disagio e di malessere della persona potessero essere concepite azioni e interventi sociali a rilevanza sanitaria ed azioni ed interventi sanitari a rilevanza sociale (d.lgs 502/92) in cui sociale e sanitario risultano inscindibili.

L'educatore diventa una professione riconosciuta e quindi un lavoro quando emerge la consapevolezza dell’impossibilità di scindere aspetti sociali e sanitari nei percorsi di promozione del benessere. Diventa una professione quando ci si accorge che non bastano gli istituti religiosi e gli ospedali. Occorre andare oltre. Diventa in un certo senso un lavoro prima sul campo che in aula. Perché diventa tale all'interno di esperienze di servizio come le comunità di minori o quelle post manicomiali o i centri diurni per le persone con disabilità o le cooperative di reinserimento lavorativo. Diventa un lavoro perché diventa rilevante concepire percorsi per il benessere della persona che tengano insieme componenti di cura e di presa in carico.

Scindere oggi queste componenti dentro la figura dell educatore significa dis-integrarla. Significa tornare indietro rispetto alla concezione del benessere dei cittadini. Indietro di tanti anni. Significa dis-integrare il sistema socio-sanitario che è stato concepito per integrare gli aspetti biologici psicologici e sociali ed evolvere il concetto di salute da assenza di malattia a benessere personale.

La figura dell’educatore opera nei servizi socio sanitari in ragione di questa logica dell'integrazione socio-sanitaria. È in possesso di metodi e tecniche dell'intervento educativo ed ha studiato all'interno di percorsi formativi prima professionali e poi universitari, materie che riguardano gli aspetti biologici, psicologi e sociali. Spesso tali percorsi universitari sono stati concepiti e organizzati da più facoltà che si sono organizzate per costruire un percorso formativo interfacolta' evoluto ed equilibrato.

Per tutte queste ragioni oggi possiamo dire che:

  • Serve l’albo degli educatori. Non l’albo degli educatori sanitari.
  • Servono percorsi formativi interfacoltà e non percorsi formativi appannaggio di questa o quella università.
  • Serve integrare di più il sistema e non dis-integrare la professione e frammentare ulteriormente l'organizzazione della sanità e del socio-sanitario.

La parola d'ordine di oggi è ri-composizione. Per il bene della sanità ma anche della salute e del benessere dei cittadini.

In conclusione, da qui in avanti, dobbiamo lavorare insieme tra le rappresentanze del sistema universitario, degli educatori, dei gestori dei servizi, dell associazionsimo e delle forze sindacali per coltivare ancora questa professione, valorizzandola a partire dalla bontà delle sue radici…

*Marco Bollani, Educatore, Direttore Come NOI Cooperativa Sociale Onlus, Tecnico fiduciario Anffas e Consigliere Regionale Federsolidarietà Confcooperative Lombardia

Photo by Shabu Anower on Unsplash

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