Welfare

Disabili, il PD: serve l’assegno personale di cura

Il valore potrebbe arrivare al doppio dell’importo previsto oggi per l’indennità di accompagnamento (cosicché sommando le due prestazioni l’interessato potrebbe percepire fino a 1.500 euro al mese), ma la sua erogazione sarebbe vincolata alla destinazione indicata nel progetto individuale

di Tommaso Nannicini e Lisa Noja

Se è vero che ogni essere umano ha il diritto di partecipare effettivamente alla vita politica, culturale, economica e sociale del nostro Paese, come sancito dall’articolo 3 della nostra Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, è indubbio che, a tutt’oggi, per le persone con disabilità la possibilità di esercitare questo diritto fondamentale continui a essere limitata a causa di numerose barriere comportamentali e ambientali. Barriere che riguardano ancora di più le persone con disabilità grave, nei cui confronti occorre quindi intervenire in via prioritaria. Partendo da due considerazioni.

  • La prima è che le persone non autosufficienti non solo sono in media economicamente più svantaggiate delle altre, dovendo sostenere, a parità di reddito, costi di vita maggiori, ma corrono anche un rischio di impoverimento assai più significativo (secondo la Commissione europea fino al 70% in più) proprio perché gli ostacoli anche di natura non economica che incontrano nella quotidianità rendono assai più difficile la traduzione del loro reddito in benessere esistenziale.
  • La seconda considerazione attiene alla varietà delle esigenze legate alla non autosufficienza. Una varietà che dipende non solo dalle differenti tipologie di disabilità (fisica, cognitiva, sensoriale, comunicativa) ma anche dalle diverse condizioni individuali (età, genere, livello delle barriere comportamentali e ambientali fronteggiate) e che richiede una valutazione multidimensionale delle necessità effettive dei destinatari degli interventi. Di conseguenza, quel che serve è un’elaborazione personalizzata e flessibile delle misure messe in campo.

Partendo da queste due premesse, il Partito democratico ha depositato in entrambi i rami del Parlamento una proposta di legge che prevede l’istituzione di un assegno personale di cura volto a sostenere progetti individualizzati per l’inclusione sociale, l’autonomia personale e la necessità di sostegno intensivo delle persone con disabilità grave. Si tratta di una misura che riguarderebbe tutte le disabilità e che andrebbe ad aggiungersi a quelle attualmente previste nel nostro ordinamento, come l’indennità di accompagnamento e l’indennità di comunicazione. L’importo dell’assegno personale di cura dovrebbe essere graduato in base alla gravità, alle necessità specifiche, all’intensità e alla durata del sostegno individuale necessario per realizzare il progetto personalizzato, elaborato in collaborazione con i servizi sociali territorialmente competenti, ossia quelli più prossimi all’interessato e, quindi, più in grado di stringere un’alleanza vera e concreta con il protagonista del progetto.

Il valore dell’assegno personale di cura potrebbe arrivare al doppio dell’importo previsto oggi per l’indennità di accompagnamento (cosicché sommando le due prestazioni l’interessato potrebbe percepire fino a 1.500 euro al mese), ma la sua erogazione sarebbe vincolata alla destinazione indicata nel progetto individuale. Producendo il risultato secondario ma non trascurabile di incentivare un mercato regolare e certificato di servizi alla persona.

Il Pd, tra l’altro, ha presentato emendamenti alla Legge di bilancio che riflettevano il contenuto della proposta di legge. Emendamenti che la maggioranza pentaleghista ha rigettato seccamente, senza nemmeno consentire un inizio di discussione su questo tema. Malgrado ciò continueremo a insistere per la calendarizzazione di una legge che vuole consentire alle persone con disabilità grave di programmare il loro futuro, offrendo, al contempo, un reale sostegno alle loro famiglie, su cui attualmente grava il carico maggiore delle attività di cura e di aiuto. Su questo continueremo a sfidare un governo che – dopo aver creato un ministero ad hoc per la disabilità – non ha saputo proporre alcuna linea di azione da cui potesse trarsi anche solo l’impressione di un disegno complessivo.

La nostra proposta non solo contribuisce al diritto all’autonomia sancito dall’articolo 19 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ma si colloca nella visione di welfare ispiratrice di altri importanti interventi realizzati dai governi a guida del Partito democratico nella scorsa legislatura, come il Reddito d’inclusione o la legge sul Dopo di noi. Un welfare dell’autonomia, che non si limita alla mera erogazione di sussidi monetari, ma che investe sulle capacità delle persone, qualunque esse siano, per favorirne l’espansione in un percorso di emancipazione e di sviluppo personale. Un welfare universalistico, che fa delle politiche per la non autosufficienza un diritto di cittadinanza.

Noi crediamo non solo che questa sia la via da seguire per realizzare una democrazia compiuta, fondata sui princìpi di libertà, eguaglianza sostanziale e piena cittadinanza di ogni individuo, ma che raggiungere tali risultati consenta di accrescere il benessere di tutto il Paese. Perché permettere a ogni individuo di realizzare il proprio progetto di vita significa, da un lato, accrescere il suo senso di sicurezza e di appartenenza alla società e, dall’altro, arricchire la società stessa di risorse umane, capacità, emozioni, idee ed esperienze uniche.


*gli autori sono parlamentari del partito Democratico

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