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Edgar Morin: «I gilet gialli sono il sintomo di una crisi di fede»

Inatteso, improvviso, radicale: il movimento dei gilet gialli, spiega il sociologo, «ci costringe a rivedere i modi prevalenti di pensare alla nostra società, alla sua civiltà, alle sue carenze e miserie, sia fisiche che morali, alla nostra Repubblica, al nostro presente, al nostro futuro, e a ripensare la nostra politica». Ma aggregare non basta più: bisogna rifondare il sociale

di Marco Dotti

I gilets jaunes stanno rovesciando la Francia, non solo il suo governo. Ma non si tratta di un movimento antipolitico. Né di una jacquerie estermporanea. Tutt'altro. Edgar Morin parla di «un movimento infrapolitico che sta cercando di vampirizzare i partiti di opposione». Al tempo stesso, spiega il sociologo, 97 anni compiuti a luglio, quello dei gilet gialli è un «movimento sovrapolitico: fa appello alla morale in un paese dove ad essere favoriti sono coloro che sono già favoriti e ad essere sfavoriti sono coloro che sono già sfavoriti».

Morin va però oltre e osserva che «i gilet gialli sono il segno di una crisi di fede e di fiducia. Crisi di fiducia nello Stato, nelle istituzioni, nei partiti, nei partiti, nella democrazia, in quello che i partiti chiamano il sistema pur essendo parte del sistema. L'improvviso e inatteso emergere di questo movimento, la sua portata, i disordini e la violenza di sabato 1 dicembre, ci costringono a rivedere i modi prevalenti di pensare alla nostra società, alla sua civiltà, alle sue carenze e miserie, sia fisiche che morali, alla nostra Repubblica, al nostro presente, al nostro futuro, e a ripensare la nostra politica».

La «lunga apatia dei nostri concittadini nei confronti delle molteplici restrizioni e cancellazioni chiamate riforme ha dato l'illusione della rassegnazione. Ancora una volta, un incendio stava covando nel seminterrato di un edificio che ritenevamo stabile, e la carbon tax è la breccia che l'ha fatto scoppiare».

«Nessun leader, nessun leader, nessun leader, nessuna struttura, nessuna ideologia». Proprio questo "niente" ha permesso di aggregare malcontento, delusioni, frustrazioni, rabbia».

«I gilet gialli – conclude Morin – sono nati come movimento non violento che la violenza dei chasseurs e la brutale repressione della polizia hanno fatto degradare». Resta, per il sociologo francese, qualcosa di interessante nel movimento, qualcosa da preservare: la sua capacità di rompere l'apatia e mettere a nudo che l'attuale crisi è, soprattutto, crisi di fede e fiducia.

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