Cultura

L’integrazione degli alunni stranieri? Congelata da 16 mesi

Da luglio 2017 ben 2.326 scuole aspettano che venga pubblicata la graduatoria dei progetti relativi al PON integrazione, da 50 milioni di euro. È l'unico avviso che non ha ancora visto il traguardo. Forse la scuola «laboratorio di convivenza e di nuova cittadinanza» non piace più?

di Sara De Carli

L’integrazione degli alunni stranieri? È in stand by da sedici mesi. Da tanto infatti le 2.326 scuole che hanno presentato un progetti per il PON “Integrazione e accoglienza” attendono la pubblicazione delle graduatorie. L’avviso – 50 milioni di euro – è stato pubblicato il 27 aprile 2017, con scadenza 17 luglio 2017. Si tratta dell’avviso che affidava alla scuola «la responsabilità educativa di valorizzare le differenze, promuovere l’integrazione, il dialogo interreligioso e interculturale, al fine di costruire una maggiore coesione sociale».

Una responsabilità da realizzare attraverso «azioni finalizzate a ridurre il fallimento formativo e la dispersione scolastica» degli alunni con cittadinanza non italiana, ma anche con «una formazione generale sul fenomeno delle migrazioni (dal punto di vista storico, geografico, politico), sulle culture e sulle religioni» e «attività ed esperienze tese a sviluppare competenze interculturali, comunicative, linguistiche utili nei percorsi di accoglienza e integrazione». Nella convinzione – recita l’avviso – che «dipendono anche dalla scuola la velocità e la profondità dell’integrazione» e che «dipende dagli esiti dell’esperienza scolastica la possibilità di un Paese di contare, per il suo sviluppo economico e civile, anche sulle intelligenze e sui talenti dei “nuovi italiani”». Ma l’idea di «mondo sempre più grande, interdipendente, interconnesso» e di una scuola in cui «le alunne e gli alunni, le studentesse e gli studenti si “allenano” a convivere in una pluralità diffusa, famiglie e comunità con storie diverse possono imparare a conoscere le diversità culturali e religiose, a superare le reciproche diffidenze, a sentirsi responsabili di un futuro comune», di scuola come «laboratori di convivenza e di nuova cittadinanza» forse non piace al nuovo Governo.

Così, su di tutti gli avvisi pubblicati a valere sulle risorse del PON 2014-2020 (19, di cui quattro giunti già alla seconda edizione) quello per l’integrazione è l’unico per cui non ci sono ancora le graduatorie. Con oltre duemila scuole (anzi, di più, se le candidature sono espressioni di reti di scuole) senza gli annunciati fondi ad hoc. Ovvero con progetti fermi. Potevano esserci progetti “laboratori linguistici permanenti” animati da docenti specializzati nell’insegnamento dell’italiano L2 oppure laboratori audiovisi, musicali, teatrali o di street art, d’intesa con biblioteche e teatri di quartiere per “leggere” ed esplorare il territorio d’accoglienza come strumento per la piena inclusione , o ancora attività di sport e psicomotricità con minori stranieri non accompagnati, ma anche percorsi di apprendimento linguistico per i genitori stranieri, con particolare attenzione alle madri che non lavorano. Invece non c’è stato niente.


Il dato delle 2.326 scuole viene dal Miur, che fa sapere che «l’avviso è in valutazione. I progetti sono complessi, in quanto molti sono progetti di rete fra scuole». Nessuno stop, rassicurano da viale Trastevere, «la valutazione delle candidature dovrebbe concludersi a breve». Sarà sicuramente vero e il nostro è solo un pensar male. Però avvisi che avevano scadenza analoga, fra giugno e luglio 2017, hanno visto pubblicate le graduatorie chi a dicembre 2017 (alternanza scuola lavoro), chi a marzo 2018 (Patrimonio culturale, artistico e paesaggistico), al massimo a giugno 2018 (Cittadinanza europea). Addirittura l'avviso Sport di Classe, pubblicato il 5 febbraio 2018 con scadenza 27 marzo 2018, il 19 luglio aveva già la sua graduatoria, quattro mesi dopo. Per l’avviso 4297 Integrazione e accoglienza del 27 aprile 2017 invece sul sito non solo le graduatorie non ci sonodopo sedici mesi, ma tutti i link rimandano a un errore.

Il PON Istruzione 2014/2020 per la prima volta ha riguardato tutte le regioni italiane, non più quindi solo quelle Convergenza. Il bando integrazione e accoglienza era uno dei dieci temi individuati dal Ministero guidato da Stefania Giannini come prioritari per realizzare «una scuola aperta, inclusiva e innovativa» e dotato di uno stanziamento di 50 milioni (il logo è quello con i pezzi di puzzle su sfondo rosso). I singoli progetti potevano avere un valore dai 30 ai 110mila euro.

Per Milena Santerini, ordinario di pedagogia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore esperta di integrazione e intercultura, «l’Italia ha bisogno di un rilancio dell’integrazione degli alunni stranieri, siamo fermi alle Linee guida del 2014 e a furia di rincorrere l'emergenza non abbiamo investito suelle famiglie con figli, quelli che arrivano per restare. Occorre investire, perché i Paesi che lo hanno fatto hanno dimostrato che è possibile colmare rapidamente quel gap nei risultati scolastici che caratterizza i neoarrivati, legato alle condizioni sociali sfavorevoli». Santerini cita alcuni dati contenuti del Rapporto UNESCO – Global Education Monitoring 2019 sul tema educazione e migrazioni, che verrà presentato il 28 novembre a Milano. Il Report ad esempio afferma che fra il 2006 e il 2015 il dato relativo agli immigrati di seconda generazione che hanno raggiunto il livello di competenza pari a 2 in lettura, matematica e scienze nei test PISA è migliorato di sette punti percentuali, mentre il gap fra migranti e nativi si è allargato nello stesso periodo di ulteriori tre punti nella prima generazione di immigrati.

Secondo il Report gli insegnanti che devono occuparsi di classi eterogenee hanno bisogno di sostegno ma, tra quelli intervistati in Francia, Irlanda, Italia, Lettonia, Spagna e Regno Unito, il 52% ha riferito di non ricevere un aiuto adeguato per la gestione della diversità. Da un sondaggio condotto su 105 programmi scolastici in 49 Paesi, è emerso che solo uno su cinque preparava effettivamente gli insegnanti a prevedere e risolvere potenziali conflitti interculturali o a identificare i percorsi psicologici e i meccanismi di riferimento disponibili per gli studenti bisognosi di aiuto.

Nell’Unione europea, nel 2017, ha abbandonato la scuola il 19% degli studenti nati all’estero di età compresa tra 18 e 24 anni, contro il 10% degli studenti nativi. Tuttavia, il livello d’istruzione degli immigrati migliora più rapidamente di quanto accada per i coetanei nativi: in Germania, il ritmo dei progressi educativi degli studenti nativi i cui genitori hanno un livello d’istruzione sotto la media è più lento rispetto ai coetanei provenienti da un contesto migratorio. I programmi di istruzione della prima infanzia sono essenziali per migliorare l’accesso ai servizi educativi: in media, il divario nelle competenze di lettura degli immigrati di 15 anni che hanno frequentato la scuola pre-primaria rispetto a chi non lo ha fatto era superiore a un anno scolastico.

In foto Genova, centro storico. L'uscita dei bambini da una scuola elementare nel cuore antico di Genova. Foto di Riccardo Venturi per Save the Children, Atlante dell'Infanzia a rischio 2019.

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