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Migranti, i respingimenti in Libia superano gli arrivi in Italia

A denunciarlo, dati alla mano, è l'inviato speciale dell'Alto commissariato dell'Onu: non era mai successo ed è la conseguenza diretta degli accordi presi dal precedente governo italiano e confermati con l'attuale. La stessa Unhcr diffonde i nuovi dati sul numeri di rifugiati per ciascuna nazione europea: il dato italiano è tra i più bassi del continente

di Daniele Biella

Un sorpasso inaudito. E preoccupante. Per la prima volta nella storia delle migrazioni forzate di questi anni attraverso il Mar Mediterraneo, nel 2018 il numero di persone migranti respinte in Libia dai guardacoste libici supera quello degli arrivi in Italia.


È Vincent Cochetel, inviato speciale per l’Unhcr (Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati), a darne notizia dal suo profilo ufficiale twitter: dal 1 gennaio al 30 settembre 2018, a fronte di “14.500 persone intercettate dalle unità libiche di Guardia costiera, gli arrivi dalla Libia all’Italia sono 12.543”. Un cambiamento radicale rispetto anche solo a poco più di un anno fa, risultato della politica di accordi con la Tripolitania, la parte della Libia governata da Al Serraj, promossa prima dall’ex ministro dell’Interno Marco Minniti e ora dal suo successore Matteo Salvini. Politica messa fortemente in discussione dalla stessa Unhcr e da numerose agenzie umanitarie per il rischio concreto di violenze e soprusi ai danni dei migranti una volta ritornati da dove erano partiti, ovvero da quella terra instabile e in preda a conflitti armati continui che oggi è la Libia.

La stessa Unhcr, oltre a dare computo di questa importante inversione di rotta nel binomio aumento dei respingimenti/diminuzione degli arrivi (a questo link il database giornaliero di Unchr) ha aggiornato di recente la tabella relativa alla presenza di rifugiati in ciascuna nazione europea. Eccola.

Come si può realizzare già a prima vista, viene confermato che l’Italia è uno dei Paesi che meno accoglie rifugiati rispetto al totale della popolazione: 2,8 ogni mille abitanti, ovvero lo 0,28 per cento. Se confrontato con il rapporto di altre nazioni, diventa drammatico nel nostro Paese lo scarto tra percezione e realtà, dato che per molti italiani e anche per politici di primo piano “l’Italia è un grande campo profughi” e la parola “invasione” ricorre spesso nelle discussioni. Dati alla mano, in modo del tutto fuorviante ed eccessivo, se non imbarazzante. Il problema sta nel come farlo sapere a chi invece è convinto del contrario e non verrà raggiunto da queste informazioni. Per tornare ai dati e concludere con alcuni confronti: Svizzera, Norvegia, Cipro e Germania accolgono poco più di 11 rifugiati ogni mille abitanti (1,1%), ovvero quasi il quadruplo dell’Italia. L’Austria è a quota 13 su 1000, ovvero 1,3%, mentre Malta -spesso attaccata dal governo italiano per il suo non interventismo nel Mediterraneo centrale – ha quasi 17 rifugiati ogni mille abitanti (1,68%) sei volte quanto l’Italia. Sei volte. Al top la Svezia che sfiora quota 24 su mille (2,38%), il cui modello d’avanguardia ora sta avendo problemi economici legati al forte aumento delle accoglienze negli ultimi anni, in particolare dopo l’inizio della della guerra in Siria. Sotto la quota dell’Italia, invece, solo Bulgaria (0,27%, quasi in linea con la cifra italiana), Regno Unito (0,18% ovvero meno di due su mille) e, al fondo, Spagna e Portogallo, con accoglienza di rifugiati quasi nulla: 4 ogni 10mila abitanti per la Spagna, addirittura 2 ogni 10mila per il Portogallo.

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