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Fondi all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo? Bene l’aumento ma attenzione alle destinazioni

Il Coordinamento Italiano NGO Internazionali (CINI) e l’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (AOI) - insieme a Concord Italia, Friends of the Global Fund Europe, GCAP Italia, Osservatorio Aids Diritti Salute hanno accolto con favore il trend positivo che si evince dal Def 2018

di Redazione

In vista della imminente discussione della Legge di Bilancio 2019, il Coordinamento Italiano NGO Internazionali (CINI) e l’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (AOI) – insieme a Concord Italia, Friends of the Global Fund Europe, GCAP Italia, Osservatorio Aids Diritti Salute – accolgono con favore l’indicazione di un trend positivo di crescita dei fondi destinati all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo contenuta nella Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (DEF) 2018, ma ritengono che sia ora fondamentale garantire un suo impiego efficace e coerente con i fini a cui è destinato, evitando di impiegarlo a sostegno di politiche migratorie restrittive.

A partire da un livello che si dovrebbe attestare per il 2017 allo 0,29% del reddito nazionale lordo, il documento infatti delinea un positivo aumento allo 0,33% per il prossimo anno, fino ad arrivare allo 0,40% nel 2021, rendendo così finalmente realizzabile l’impegno assunto dall’Italia di fronte alla comunità internazionale (0,70% entro il 2030).

Tuttavia le organizzazioni sottolineano come nel 2017 il 31.4% (circa un miliardo e mezzo di euro) di quelle risorse non abbia mai lasciato i confini del nostro paese, ma sia stato speso, alla voce “Rifugiati nel paese donatore”, per coprire i costi dell’accoglienza in Italia, “gonfiando” – pur in linea con gli standard internazionali – i volumi di APS rispetto ai fondi che effettivamente contribuiscono alla promozione dello sviluppo economico e del welfare dei paesi partner.

Ci si può aspettare che nel 2019, parallelamente all’annunciato aumento dell’APS totale, ci sarà una forte contrazione di questa specifica tipologia di spesa, causa la riduzione del numero degli ingressi di migranti (-80% rispetto al 2017, al 26 settembre 2018) e le nuove regole imposte dal Comitato dei paesi donatori dell’Ocse circa la contabilizzazione delle spese di accoglienza come aiuto pubblico.

Le organizzazioni chiedono dunque al Parlamento di vigilare sull’allocazione nella Legge di Bilancio dell’APS, affinché questo sia diretto al supporto degli obiettivi prioritari definiti dal Governo nelle Linee Guida Triennali per la cooperazione internazionale per lo sviluppo; le risorse aggiuntive necessarie a mantenere il trend di crescita complessivo in un contesto di calo della voce APS “Rifugiati nel paese donatore”, non vadano invece a sostenere un’agenda di sviluppo finalizzata al controllo e freno delle migrazioni e a spese di sicurezza nei Paesi di origine e transito, come in parte accaduto nel caso del Fondo fiduciario europeo per l’Africa, o del Fondo Africa italiano. A questo proposito, richiamano anche la necessità che il Parlamento svolga il proprio ruolo di controllo per assicurare la trasparenza rispetto all’utilizzo dei fondi.

Lotta alla fame e alla malnutrizione, uguaglianza di genere, tutela dell’ambiente, promozione di modelli di produzione agroecologica, migrazione e sviluppo, accesso all’energia, ai servizi sanitari, sistemi di protezione per ogni bambino e bambina, accesso ad un’istruzione, sostegno alla cultura e all’educazione alla cittadinanza globale: da queste priorità è necessario ripartire nell’orientare l’APS italiano, in una prospettiva di costruzione di relazioni internazionali paritarie.

Si ponga l’accento anche sulla necessità di rispondere alle più gravi crisi umanitarie attuali, in aree di instabilità come Libia, Siria e Yemen attraverso l’aiuto umanitario e scelte politiche rispettose dei diritti umani in tema di commercio delle armi, risorse energetiche e flussi migratori.

Infine la parte – decrescente – di APS che verrà comunque destinata in Legge di Bilancio all’accoglienza dei rifugiati in Italia sia orientata – nonostante la recente decretazione in materia – verso un sistema di accoglienza per titolari di ogni forma di protezione sulla base del modello SPRAR.

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