Welfare

Alleanza contro la povertà: Il Governo vada avanti con il Reddito di Inclusione

«Modificarne strutturalmente l’impianto significherebbe assestare un colpo fatale alla possibilità di costruire adeguate politiche contro la povertà», ha sottolineato il portavoce Roberto Rossini in un convegno alla Camera rivolgendosi ai rappresentanti della maggioranza. Ma i 5S ribadiscono la volontà di incardinare una nuova Riforma che passi dai Centri per l'impiego e non per i Comuni

di Paolo Biondi

«Nella lotta contro la povertà pensiamo si debba partire dal Rei (reddito di inclusione) già approvato nella scorsa legislatura ed evolvere con la prossima finanziaria verso il Reis (reddito di inclusione sociale): bisogna dunque raddoppiare i finanziamenti ed è il motivo per il quale siamo qui». Questo il messaggio sintetizzato da Roberto Rossini, portavoce dell’Alleanza contro la povertà, nel convegno organizzato alla Camera proprio mentre la maggioranza sta discutendo i contenuti della prossima legge di bilancio (in allegato il documento dell'Alleanza contro la Povertà).

Il REI è operativo da meno di un anno ed è importante che il Governo non stravolga quanto fatto sino a ora. Una “riforma della riforma” porterebbe a smontare il Rei per dar vita al Reddito di Cittadinanza. Ma il sistema del welfare locale ha bisogno di stabilità e modificare strutturalmente l’impianto del REI significherebbe assestare un colpo fatale alla possibilità di costruire una politica contro la povertà adeguata.

Obbiettivo dell’Alleanza è giungere entro i prossimi tre anni al passaggio dall’intervento in favore di 2,5 milioni a 5 milioni di persone, cioè a tutta la platea di coloro che in Italia sono considerati in una situazione di povertà assoluta.

Il nodo del dibattito con l’attuale maggioranza, in particolare con il Movimento 5 stelle che si batte per il Reddito di cittadinanza, sta nel soggetto che deve gestire l’intervento: secondo il governo dovranno essere i Centri per l’impiego e non i comuni, come è attualmente e come sostiene l’Alleanza seppure visti come coordinatori di una rete di soggetti diversi.

Secondo Rossini l’intento del convegno di oggi è quello di «dire una parola autorevole, competente, condivisa con le associazioni che fanno parte dell’Alleanza nella lotta contro la povertà» e Cristiano Gori, coordinatore scientifico dell’Alleanza, ha declinato i cinque pericoli che si prospettano oggi nel passaggio dal Rei al Reis. Il primo è «la riforma della riforma» con il rischio che «modificare strutturalmente l’impianto del Rei significherebbe assestare un colpo fatale alla possibilità di costruire adeguate politiche contro la povertà» e con la coscienza che «migliorare il Rei è ben diverso da cancellarlo e partire da zero».

Il rischio è che la riforma della riforma modifichi strutturalmente l’impianto del Rei assestando un colpo fatale alla possibilità di costruire adeguate politiche contro la povertà

Il secondo pericolo, come si diceva, è «spostare la funzione di governo dell’intervento dai comuni, com’è adesso, ai Centri per l’impiego». Il terzo è la «frammentazione del welfare» cioè non partire dal «rafforzamento e il miglioramento di ciò che già esiste ma dall’adozione di nuove misure avulse dalle precedenti». Il quarto è quello di fare interventi discriminatori escludendo certe categorie di cittadini, ipotesi già bocciata in precedenza (ad esempio sulla social card) da sentenze di tribunali, corti di appello e della stessa Corte costituzionale. L’ultimo rischio è quello di dare «priorità ai penultimi», escludendo cioè dall’intervento prioritario proprio chi si trova in una situazione di povertà assoluta.

Intervenendo al convegno, la presidente della commissione Lavoro del Senato, la grillina Nunzia Catalfo, ha confermato che la maggiore differenza tra l’Alleanza e la proposta del governo sta sulla «presa in carico effettiva» dei beneficiari dell’intervento che secondo la maggioranza deve essere fatta da Centri per l’Impiego. È una scelta stigmatizzata da altri intervenuti al dibattito, in particolare i coordinatori dell’Alleanza per la Campania e la Puglia, che hanno raccontato come già nell’applicazione delle norme in vigore i comuni si sono dimostrati in grado di fare rete con altri soggetti mentre proprio i Centri per l’impiego hanno mostrato i propri limiti trovandosi «al collasso» – è il caso della Campania – in alcuni interventi richiesti.

Stefano Lepri, parlamentare del Pd, ha invece raccontato come già si sia intervenuti sul provvedimento istitutivo del Rei con atti migliorativi e che ora si attende il raddoppio dei finanziamenti per poter raggiungere l’intera platea dei 5 milioni che sono in una situazione di povertà assoluta. Attualmente «i valori dei contributi economici erogati sono ancora lontani dal coprire la distanza tra il reddito disponibile delle famiglie e la soglia di povertà assoluta. Affinché ciò accada l’importo medio mensile deve salire dagli attuali 206 euro a 396», si legge nel documento proposto dall’Alleanza all’attenzione del Parlamento.

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