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Cartella Sociale Harraga, l’innovazione sociale al fianco dei minori non accompagnati

È stata messa a punto nell'ambito del progetto Ragazzi Harraga, per superare la frammentarietà degli interventi e per valorizzare la singolarità di ciascun ragazzo. Ora il Comune di Palermo ha deciso di utilizzarla per tutti i minori fuori famiglia. Ecco come è nata e come funziona

di Alessandra Sciurba

Il 10 luglio scorso, nell’ambito del Convegno "Il modello Palermo. I tutori volontari e l'accoglienza dei minori stranieri ad un anno dalla legge 47/2017", abbiamo presentato la Cartella Sociale elaborata dal Progetto “Ragazzi Harraga. Processi di inclusione sociale dei minori migranti non accompagnati nella città di Palermo”. Una relazione a tre voci fatta da Ciai, capofila del Progetto e dai partner Cooperativa Libera…mente e CESIE, ha illustrato la visione da cui muove la Cartella Sociale Harraga; il processo attraverso cui è stata realizzata; la sua funzionalità tecnica.

Questo strumento è stato progettato prima che la Legge 47/2017 prevedesse l’attivazione di una cartella sociale per i minori migranti non accompagnati ad oggi ancora in via di definizione e rappresenta un’innovazione per diverse ragioni. Senza alcuno scopo di schedatura e controllo, il suo obiettivo è contribuire alla costruzione dei percorsi di inclusione sociale dei minori migranti soli (ma il Comune di Palermo ha scelto di utilizzarlo almeno parzialmente per tutti i minori fuori famiglia), rafforzando il coordinamento tra gli attori istituzionali e quelli del privato sociale coinvolti nella presa in carico. La cartella sociale permette infatti a questi attori (previo accreditamento da parte del Comune sulla base di determinati requisiti) di aggiornare e visualizzare in maniera incrociata le informazioni riguardanti ogni singolo minore: dagli appuntamenti in Questura ai corsi di studio o ai laboratori che frequenta, dai tirocini lavorativi alle relazioni del servizio sociale, al piano educativo individualizzato. Tutto con due obiettivi: superare ogni frammentarietà degli interventi e, nel metterli in atto, tenere sempre in considerazione la singolarità di ogni minore, i suoi legami, le sue aspirazioni (cui è dedicata una sezione della cartella, a cura dei tutori) e le problematiche che affronta quotidianamente.

Senza alcuna pretesa di sostituire le relazioni di prossimità, questo strumento informatico contribuisce però a rafforzarle, e nasce proprio dalla messa in comune delle esperienze di tutti. Assistenti sociali del Comune, rappresentanti di centri e comunità, operatori dell’Asp e dell’Ussm, della Scuola di Italiano per Stranieri (ItaStra) come della Clinica legale per i diritti umani (Cledu) dell’Università di Palermo, insieme all’Ufficio del Garante metropolitano per l’infanzia e l’adolescenza e anche alcuni tutori e tutrici hanno lavorato insieme per mesi, tra focus group e percorsi di condivisione per l’utilizzo della Cartella, al fine di definire la struttura delle sezioni, le singole voci, le modalità di accesso differenziate a seconda dei ruoli. Allo stesso tempo, un gruppo di minori provenienti da differenti Paesi ha validato o modificato i risultati raggiunti che, grazie al protagonismo di questi giovanissimi, riflettono oggi i loro reali bisogni nel pieno rispetto del loro prezioso punto di vista.

La Cartella Sociale Harraga, grazie alla disponibilità dell’Assessorato alla solidarietà sociale, partner del progetto, è oggi messo a disposizione nello stesso sistema informatico del Comune di Palermo.


Che Palermo abbia accettato la sfida di questa innovazione non è certo un caso: la Cartella Sociale Harraga si integra perfettamente con un “modello” che questa città porta avanti da anni, soprattutto rispetto ai minori soli, mettendo a sistema gli interventi in un’ottica di solidarietà, ragionevolezza, rispetto dei diritti e valorizzazione delle differenze. In questo senso, il Comune di Palermo si rivela oggi più che mai in controtendenza, sviluppando e mettendo in pratica un approccio non emergenziale o strumentale alle migrazioni. Ciò non significa che a Palermo non si rilevino problematiche simili a quelle che affliggono altre parti della Sicilia e d’Italia: anche qui i minori migranti soli permangono nei centri di prima accoglienza ben oltre i 30 giorni previsti per legge, arrivando anche a trascorrevi anche un anno e mezzo. Anche qui, come in altre città italiane, alcune prassi della Questura, come la richiesta del passaporto per il rilascio del permesso di soggiorno per minore età o per motivi umanitari a minori che spesso non sono neanche stati iscritti in un registro anagrafico nel loro Paese di origine, ostacolano processi virtuosi di inserimento sul territorio. Anche a Palermo, specialmente negli ultimi mesi, sono sempre più numerosi i casi di discriminazione, fino alle aggressioni verbali e fisiche, nei confronti di ragazzi giovanissimi solo perché migranti, mentre il nuovo orientamento governativo rischia di influenzare negativamente i criteri di valutazione della commissioni territoriali nel decidere se ritenere la minore età e i percorsi di integrazione dei minori dei motivi sufficienti per concedere una forma di protezione e quindi la possibilità di restare legalmente in Italia.

La Cartella sociale Harraga non può certo rappresentare una soluzione rispetto a ciascuno di questi problemi, ma può contribuire a farli emergere, mappando e sostenendo i singoli percorsi dei minori e allo stesso tempo facendo luce sulle disfunzionalità del sistema in cui questi si inseriscono.

*Alessandra Sciurba, Ciai, Coordinatrice del Progetto Ragazzi Harraga

Foto Archivio Ciai, inaugurazione di Casa Santa Chiara

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