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Tutori volontari per i minori non accompagnati: è flop?

Dei 4.115 aspiranti tutori, solo 1.166 sono stati inseriti negli elenchi dei Tribunali dei Minori e appena 258 sono stati nominati. A sollevare il caso un lettore milanese, che ha dato disponibilità ad agosto e dopo nove mesi non è ancora stato ricontattato. La Garante per l'Infanzia: «Il tutore volontario serve e sarebbe un peccato disperdere l’enorme dichiarazione di disponibilità raccolta. Servono nomine tempestive da parte dei Tribunali dei Minori».

di Sara De Carli

Ogni 10 cittadini che hanno dato disponibilità per diventare tutore volontario di un minore non accompagnato, ce n’è mezzo o poco più che lo è diventato davvero. I numeri sono impietosi: dei 4.115 aspiranti tutori, ovvero i cittadini che si sono candidati ai corsi di formazione, solo 1.166 sono stati inseriti negli elenchi dei Tribunali dei Minori dopo la formazione e la conferma della effettiva disponibilità e appena 258 hanno ricevuto la nomina a tutore da parte di un Tribunale dei Minorenni. In percentuale significa il 6,2% degli aspiranti tutori e il 22% di quelli iscritti negli albi. 258 tutori a fronte – lo ricordiamo – di 13.838 minori stranieri non accompagnati presenti e censiti in Italia al 31 marzo 2018, che erano però 18.303 al 31 dicembre 2017.

I dati vengono dalla Garante Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza Filomena Albano, autorità che tanto si è spesa nei mesi scorsi per promuovere questa figura nuova e delicata. L’abbiamo cercata dopo che un lettore milanese, Giacomo, ci ha scritto raccontandoci la sua storia. Giacomo ha 67 anni e dopo aver diretto per vent’anni una onlus da poco è un neo pensionato. «Nel mese di agosto del 2017 ho risposto al bando pubblico della ragione Lombardia, desiderando impegnarmi in qualcosa di utile e necessario alla comunità. Ho ritenuto che questo grosso problema meritasse un impegno da parte mia, considerato anche il fatto che posso mettere a disposizione la mia lunga esperienza nel sociale. Pensavo che la questione fosse una emergenza, ma forse così non è. Ho dovuto attendere quasi tre mesi (novembre 2017) per fare un colloquio di preselezione. Al colloquio mi fu detto subito che sarei stato selezionato probabilmente già per il primo corso di formazione, previsto gennaio. Nessuno da allora mi ha più contattato. Un primo corso è effettivamente partito, ma non ho ricevuto più alcuna informazione. In tutti questi mesi avrei potuto assumere altri impegni in attività sociali di volontariato, non l’ho fatto perché mi sono tenuto a disposizione per un progetto che mi pare importante, ma purtroppo non mi sembra che sia gestito adeguatamente», ci ha scritto. La domanda di Giacomo è giusta: servono o non servono i tutori per i minori non accompagnati? E se sì, perché non vengono nominati? Dov’è l’intoppo?

«Il tutore volontario serve assolutamente e il lettore ha ragione a porsi questa domanda, sarebbe un peccato disperdere l’enorme dichiarazione di disponibilità rappresentata dagli oltre 4mila cittadini che hanno dato la loro disponibilità», afferma Filomena Albano. «Il problema per cui questa disponibilità non viene accolta è legato da un lato a una norma transitoria introdotta nel decreto legislativo 220/2107, che prevede che il passaggio di competenza al Tribunale dei Minori valga solo per i ragazzi arrivati solo dopo il 3 marzo 2018, dall’altro ha ragioni organizzative, quella del tutore volontario è una sfida che coinvolte tanti attori di una catena che devono imparare a funzionare insieme».

Per essere concreti, un primo fattore critico è il ritardo con cui alcuni garanti regionali hanno avviato i corsi di formazione. In Lombardia ad esempio secondo i dati dell’Autorità Garante Nazionale, sono state ricevute 539 candidature e sono stati fatti solo tre corsi, due a Milano e uno a Brescia, per 98 persone formate. Ma anche là dove i corsi sono stati fatti e ci sono alti numeri di persone formate, c’è il problema che i Tribunali dei Minori stanno nominando i tutori con il contagocce. «L’Autorità Nazionale è intervenuta direttamente nella formazione in alcune regioni, abbiamo fatto tantissimi corsi, io il problema nei confronti dei tutori che ho formato me lo sto ponendo da tempo», ammette Albano, «perché io ho rappresentato l’importanza e la necessità di questa figura, ma se poi i tutori volontari non vengono nominati, c’è il rischio di inficiare alla radice la credibilità del sistema. Ho fatto molta attività di sensibilizzazione in ordine alla necessitò di procedere alla nomina tempestiva dei tutori formati e inseriti negli elenchi, per evitare che si creino queste situazioni paradossali di avere tutori formati e non nominati». Un esempio? Questa nota inviata il 10 maggio al Ministero della Giustizia, ponendo proprio questo tema.

Diciamocelo chiaro, se la norma transitoria che affida al Tribunale dei Minori la nomina del tutore (precedentemente spettava al Tribunale ordinario) vale solo per i ragazzi arrivati dopo il 3 marzo 2018, è anche vero che i tribunali ordinari possono nominare i tutori per tutti gli altri ragazzi: perché non lo fanno? Per un tutore e per un ragazzo, poco importa chi sia stato a nominarlo. Certo c'è da superare l'abitudine culturale a concepire la tutela solo come pubblica. Infine, l’ultima criticità: «la maggior parte dei minori non accompagnati come sappiamo si trova in Sicilia, il 41%, mentre le candidature sono in prevalenza dal Lazio in su. Se non si risolve il problema di una più uniforme distribuzione dei ragazzi sul territorio, si avrà il rischio del fallimento a cascata di tutto il sistema di accoglienza, inclusa la figura dei tutori volontari. L’obiettivo non può essere cercare di avere il 41% dei tutori in Sicilia, ma di distribuire uniformemente i ragazzi sull’intero territorio nazionale», conclude la Garante. Ecco, non condanniamo tutto questo a un flop.

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