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Mutilazioni genitali femminili: il fenomeno in Italia e in Europa

Una conferenza, un momento di confronto tra istituzioni, società civile e imprese. Mercoledì 16 maggio dalle 9:30 alle 13:30 presso la Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro, Senato della Repubblica, Roma. È di 500mila la stima delle donne che hanno subito mutilazioni genitali in Europa. Ogni anno sono 180mila le bambine a rischio

di Redazione

Sono allarmanti i dati riportati dalle più importanti rilevazioni a livello nazionale ed europeo riguardo al fenomeno delle mutilazioni genitali femminili, che benché illegale, non si arresta.

180 mila le bambine a rischio ogni anno e 30 milioni nei prossimi 10 anniin tutto il mondo. Solo in Italia, secondo gli ultimi dati di una ricerca commissionata dal Dipartimento per le Pari Opportunità, sono 35 mila le donne vittime di mutilazioni genitali, e circa 1000 quelle potenziali, tutte minori di 17 anni.

La conferenza di mercoledì 16 maggio rappresenta un’occasione di dibattito e confronto tra i vari attori a livello istituzionale, del settore privato e della società civile, impegnati sul campo per contrastare il fenomeno.

Tra i relatori: Abdirahman Sheikh, Ambasciatore della Somalia in Italia; Anke Gittenaer, Esperta di Genere di EIGE; Clara Caldera, Vicepresidente END FGM Network, AIDOS; Daniela Colombo, Pari e Dispare; Eugenia Gammarrota, Dipartimento Pari Opportunità, Presidenza del Consiglio dei Ministri; Giorgia Ortu La Barbera, Responsabile Scientifica del Progetto Libellula- ZetaService; Marwa Mahmoud, Responsabile educazione interculturale Fondazione Mondoinsieme del Comune di Reggio Emilia; Michela Carboniero, Responsabile Ufficio Diritti Umani e Consiglio d’Europa DG Affari Politici e Sicurezza –MAECI; Patrizia Farina, Professore associato Università degli studi di Milano Bicocca, Simona Malpezzi, senatrice del Partito Democratico; Pia Locatelli, Presidente della Commissione Diritti Umani della Camera; Vera Guelfi, Responsabile centri di ascolto UIL, Zahra Said Naleiead, HIMLO.

Durante la mattinata verrà dato spazio all’entità del fenomeno a livello europeo e nazionale; nella seconda parte invece verrà presentato il progetto CHAT e saranno illustrate le buone pratiche messe in atto dai diversi attori coinvolti.

L’appuntamento è promosso da Fondazione L’Albero della Vita a conclusione di CHAT – Changing Attitude. Fostering dialogue to prevent FGM, un progetto di sensibilizzazione e prevenzione per contrastare la pratica delle mutilazioni genitali femminili i Italia e in Europa.

Una vera e propria violenza di genere, che comprende tutte le procedure che comportano la rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre lesioni agli organi genitali femminili per ragioni non mediche.Una violazione del corpo e dei diritti dell’infanzia, che vede come vittime di questa pratica bambine e ragazze di età inferiore a 15 anni e sempre più piccole in modo che non ricordino abbastanza da poter raccontare quanto hanno vissuto.

Fondazione L’Albero della Vita onlus, organizzazione italiana impegnata da quasi 20 anni a difendere e promuovere i diritti, il benessere e lo sviluppo di bambini, ragazzi e famiglie che vivono condizioni di disagio e marginalità sociale, da anni rivolge proprio alle comunità l’attività di sensibilizzazione e prevenzione delle Mutilazioni Genitali Femminili.

Con il progetto CHAT finanziato dal Programma Diritti, uguaglianza e Cittadinanza dell’Unione Europea, L’Albero della Vita ha allarga il suo campo d’azione nella lotta al fenomeno delle MGF coinvolgendo 6 Paesi europei: Italia, Portogallo, Austria, Spagna, Paesi Bassi, Regno Unito.

La scommessa dei diritti dei bambini non la si vince mai da soli – dichiara Ivano Abbruzzi, Presidente della Fondazione L’Albero della Vita– e questo è ancora più vero per un fenomeno così complesso come quello delle Mutilazioni Genitali Femminili. Storia, religione, cultura di popolazioni si intrecciano con i fenomeni migratori che hanno investito l'Europa negli ultimi decenni e con le tematiche di interazione e integrazione culturale che viviamo con grande intensità. I risultati del progetto europeo confermano la necessità di intraprendere azioni condivise dai diversi attori coinvolti nella prevenzione del fenomeno.”

L’idea alla base del progetto è che il cambiamento comportamentale sia generato dal dialogo e dal confronto interno alle comunità, in cui gli stessi beneficiari del progetto abbiano un ruolo attivo nel contrasto alle MGFe possano individuare delle soluzioni al problema.

Tre sono gli obiettivi su cui si è focalizzato questo progetto, che oggi è nella sua fase conclusiva (terminerà a maggio 2018): favorire il coinvolgimento delle comunità interessate, individuando al loro interno dei “Positive Deviants”, ovvero agenti di cambiamento, persone che possano attivamente favorire un cambio di attitudine; coinvolgere le piccole e medie imprese nelle azioni di sensibilizzazione, contrasto alla violenza di genere e nel sostegno a campagne in favore della lotta alle MGF; facilitare azioni di co-sviluppo con associazioni di migranti o attori istituzionaliquali ambasciate e consolati.

Riguardo al coinvolgimento del settore privato, Daniele Maio Responsabile Corporate, afferma: “Il coinvolgimento del settore privato è un aspetto innovativo previsto dal progetto: le aziende sono chiamate ad essere sempre di più attori sociali protagonisti di un cambiamento positivo della realtà in cui operano. E questo è vero anche per quanto riguarda il contrasto alla violazione dei diritti delle donne migranti”

Ad oggi le attività hanno coinvolto circa 100 agentidi cambiamento, 45 associazioni di migranti e 15ambasciate. Sono stati svolti circa 175 meeting e workshop sulla sensibilizzazione e informazionesull’argomento e sono state contattate circa 100 aziende delle quali 48 hanno partecipato attivamente alle attività proposte.

I Partner del progetto sono: Fondazione L’Albero della Vita Onlus (FADV), Assoçiasao para o pleneamento da Familía (APF), African Women's Organisation (AWO), Fundación Wassu-UABUniversitat Autònoma de Barcelona (WASSU), Himilo Relief and Development Association (HIMILO), Iranian and Kurdish Women’s Rights Organisation (IKWRO).

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