Cultura
Vita: passaggio di testimone, Stefano Arduini nuovo direttore responsabile
Da ieri la direzione di Vita passa da Riccardo Bonacina, il nostro fondatore, a Stefano Arduini. Le lettere di entrambi ai lettori
Carissimi lettori, lo scorso luglio scrivevo: “VITA sta attraversando un frangente molto difficile e delicato a causa dei comportamenti di un amministratore contro cui l’Assemblea dei soci ha deliberato un’azione di responsabilità e di una situazione di contesto e di settore davvero negativa. Per affrontare queste difficoltà e per poter superare le rilevanti difficoltà finanziarie presenteremo la domanda di Concordato in continuità. Per mettere in salvaguardia ciò che abbiamo costruito insieme, noi e voi, in 23 anni e per poter rilanciare la nostra azione. Un’azione in cui abbiamo creduto e in cui, ora più che mai, continuiamo fermamente a credere sapendo di non essere soli. Sapendo di aver provato in ogni frangente a rigiocare il nostro Dna e la nostra missione sulle frontiere dell’innovazione e qualche volta anche della provocazione. Certo, anche sbagliando, ma mai stando fermi o seduti, guadagnandoci ogni volta un pezzo di futuro mettendoci in gioco. In questi mesi mi hanno confortato due cose. Da una parte la qualità del nostro lavoro di produzione di contenuti e di organizzazione culturale che non ha subito contraccolpi da una situazione difficile grazie allo splendido lavoro della redazione e di tutto lo staff. Dall’altra il legame con le organizzazioni non profit che partecipano in prima persona al nostro lavoro di informazione che è diventato ancor più operativo e stringente. In tanti dal Terzo settore italiano si sono fatti vivi incoraggiandoci con messaggi così: “Diteci cosa possiamo fare per darvi una mano, non possiamo fare a meno di VITA, tanto più oggi”. È anche per questo che in questi mesi, probabilmente, non vi siete accorti delle nostre difficoltà, abbiamo continuato a fornire un’informazione quotidiana di qualità attraverso vita.it e ogni mese avete potuto apprezzare il bookazine con i suoi approfondimenti, infografiche, contributi autorevoli, abbiamo promosso incontri utili e con ospiti prestigiosi”. (qui l’editoriale di luglio)
L’anno che è trascorso da quell’editoriale ha confermato ancor di più la crescita del gruppo redazionale e della sua guida operativa, Stefano Arduini, che non ha arretrato di un millimetro nella quantità e qualità del lavoro di informazione
Riccardo Bonacina
L’anno che è trascorso da quell’editoriale ha confermato ancor di più la crescita del gruppo redazionale e della sua guida operativa, Stefano Arduini, che non ha arretrato di un millimetro nella quantità e qualità del lavoro di informazione restituito ogni giorno e ogni mese ai nostri lettori e ai nostri stake holders. Anzi. Il numero di utenti di vita.it è cresciuto del 20%, il numero di abbonati del 16%. La nostra traversata della crisi non è finita ma in questo anno travagliato sono state poste le basi per una via di uscita. La prospettiva non è quella di una scappatoia ma quella di una vera rinascita che implica il rilancio del nostro più autentico Dna, quello di essere un’impresa partecipata ad azionariato diffuso per poter offrire a tutti un luogo di incontro indipendente ed imparziale. Un luogo che strutturi occasioni mediatiche e fisiche di scambio e di dibattito, anche critico, nell’interesse della società intera. Per questo diventeremo un’Impresa sociale secondo i dettami della Riforma del Terzo settore, ovvero un’impresa in cui le realtà di Terzo settore siano proprietarie della nostra Società.
Per favorire questi passaggi ho ritenuto fosse giusto procedere anche ad un cambio generazionale nella direzione del gruppo redazionale, per questo ho proposto al CdA di Vita di nominare direttore responsabile Stefano Arduini che in questi anni ha acquisito l’autorevolezza interna ed esterna, e ha guidato il lavoro della redazione con una passione totale e una piena consapevolezza di cosa significhi la storia di Vita. Come ho scritto a Stefano comunicandogli la nomina: “Siamo certi che sotto la tua direzione quanto costruito dal 1994 ad oggi, i valori codificati nel codice etico e le relazioni generate sapranno dar vita ad una nuova stagione e ad un percorso editoriale rispettoso della storia e insieme nuovo”.
Questo passaggio è stato condiviso con Giuseppe Frangi che in questi quasi 24 anni ha condiviso con me la direzione della rivista e del notiziario online. A lui va anche il mio ringraziamento. Io e Giuseppe restiamo qui, più impegnati che mai, accompagnando Arduini con la nostra esperienza e accompagnando le trasformazioni dei prossimi mesi.
Riccardo Bonacina
Cari lettori, proprio in questi giorni VITA sta definendo un passaggio statutario cruciale: quello di diventare impresa sociale ai sensi del D.Lgs 3 luglio 2017, n. 112, diventando così un’impresa che non ha scopo di lucro e che esercita in via stabile e principale la propria attività perseguendo l’interesse generale e finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. Si tratta di un salto di livello che non può restare codificato solo in una definizione giuridica. Come ci ha ricordato il nostro fondatore, Riccardo Bonacina, si tratta di una realizzazione di un sogno, di un compimento di un percorso lungo. VITA diventa a tutti gli effetti un soggetto del Terzo settore, ovvero di quella fetta di società che raccontiamo da 24 anni (e personalmente dal maggio del 2002, quando per la prima volta ho messo piede nella redazione dell’allora “settimanale del non profit”).
Acquisendo la qualifica di impresa sociale diventiamo a tutti gli effetti parte integrante di un mondo di relazioni e di valori che non possiamo più accontentarci di raccontare e rappresentare, ma che dobbiamo quotidianamente attraversare e da cui dobbiamo essere attraversati. VITA da piattaforma del Terzo settore, diventa piattaforma di Terzo settore e nel Terzo settore. Terzo settore inteso in nell’accezione larga e inclusiva di quei soggetti sociali rivolti all’interesse generale e capaci di produrre risposte reali ai bisogni e innovazione sociale. Aperti, ma sempre vigili e separare il grano dal loglio. Quello che è da quello che appare.
Lewis Carroll nel Paese delle meraviglie ci esorta: “Sii quello che sembri”. L’eredità e la credibilità che Riccardo Bonacina e il Cda di VITA spa consegnano a me e alla redazione ci consentono di tenere fede all’invito di Carroll
Stefano Arduini
Lewis Carroll nel Paese delle meraviglie ci esorta: “Sii quello che sembri”. L’eredità e la credibilità che Riccardo Bonacina e il Cda di VITA spa consegnano a me e alla redazione ci consentono di tenere fede all’invito di Carroll. Ma terremo fede alla nostra natura solo se saremo capaci di rischiare. Rischiare la nostra libertà e professionalità grati della fiducia che ci viene data. “Rischiare è una necessità. Solo chi osa rischiare è veramente libero”, scriveva Alda Merini.
Il nostro rischio e la nostra libertà sarà quello di portare nel dibattito pubblico e politico temi e chiavi di lettura che il panorama dei media e della comunicazione di oggi non è in grado di offrire. I prossimi due numeri del magazine, quello di giugno e quello di luglio/agosto, racconteranno l’uno di come la tecnologia stia impattando sul mondo della cura e dell’assistenza. Mettendo a fuoco quali sono davvero le innovazioni sostenibili economicamente e socialmente che possono migliorare la vita di anziani, disabili e non autosufficienti e non solo dare sollievo ai (legittimi) interessi dei produttori. Il numero estivo darà invece conto di perché le adozioni internazionali nell’interesse di milioni di bambini senza famiglia vadano rilanciate e rafforzate al di là e malgrado gli scandali che pur ci sono stati e hanno fatto sensazione e notizia. L’interesse generale supera le responsabilità particolari.
Sarebbe facile obiettare che i giornali non vanno solo fatti, ma vanno anche venduti. Facile e giusto. Un’impresa sociale è prima di tutto un’impresa. Io credo che se faremo per bene il nostro lavoro, rimanendo fedeli ai principi che ci ispirano, essendo quello che sembriamo, corriamo un rischio necessario per rimanere vivi.
Da dove deriva questa libertà? Abbiamo una storia di media indipendente che ce lo insegna uno zoccolo duro su cui contare. Proprio quei soggetti del nostro comitato editoriale, ma non solo che guardando all’interesse generale anche in questi ultimi 18 mesi di grande travaglio per il giornale e per chi ci lavorava non ci hanno mai fatto mancare il loro sostegno e che hanno ci hanno convintamente sostenuti nella scelta verso l’impresa sociale. Il loro numero probabilmente ancora non basta. Dovremo convincere altri soggetti sociali e singoli lettori che sostenere e leggere VITA è un atto di libertà necessario. Lo faremo incoraggiati dai risultati straordinari della campagna #iostoconvita.
Raccogliere oggi il testimone da Riccardo Bonacina in questo frangente è, per me e per la redazione che ora ho l’onore di guidare, motivo di grande gratitudine e orgoglio.
Stefano Arduini
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