Welfare

“Benvenuti a casa!”: l’housing sociale al sud

Fondazione Con il Sud lancia un bando per sostenere percorsi di contrasto alla povertà abitativa al Sud. L'idea è sostenere progetti esemplari e si rivolge alle organizzazioni del Terzo settore di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia. C'è tempo fino al 31 luglio. A disposizione complessivamente 4 milioni di euro

di Redazione

Contrastare la povertà abitativa nelle regioni meridionali. Questo l’obiettivo di “Benvenuti a casa!” l’iniziativa sperimentale di Fondazione Con il Sud rivolta alle organizzazioni del Terzo settore di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia con l’obiettivo di sostenere progetti “esemplari” che puntino a diminuire il disagio abitativo sul territorio con l’housing sociale. Si tratterà di interventi fino a 600mila euro di contributo e delle durata di 36-48 mesi capaci di sviluppare soluzioni abitative temporanee, attivando meccanismi in grado di consentire ai beneficiari di mantenere nel tempo una propria autonomia. Il nuovo bando, pubblicato sul portale della fondazione, scade il 31 luglio e mette a disposizione complessivamente 4 milioni di euro.

«Abbiamo voluto utilizzare l’espressione “Benvenuti a casa” proprio perché quest’ultima rappresenta l’inizio di un percorso di uscita da drammatiche condizione di povertà e di esclusione sociale», sottolinea Carlo Borgomeo presidente della Fondazione Con il Sud. «La casa dovrebbe essere una sicurezza per tutti, ma sappiamo che purtroppo non è così per molti. L’approccio che proponiamo è appunto quello di un percorso di solidarietà che aiuti le persone e le famiglie che vivono situazioni di disagio sociale a riacquistare fiducia e autonomia di reddito, in una logica di comunità, coinvolgendo non solo la sfera abitativa ma anche quella economica, sociale, urbana e di riqualificazione del territorio».

Povertà abitativa ed economica sono profondamente connesse. Nel 2016, in Italia, 1 milione e 619mila famiglie si trovavano in condizione di povertà assoluta (6,3%) e 2 milioni 734mila in povertà relativa (10,6%). Queste percentuali aumentano nelle regioni meridionali, dove le famiglie in povertà assoluta rappresentano l’8,5% del totale e quelle in povertà relativa raggiungono il 19,7%.

Per chi si trova in queste condizioni, diventa molto difficile permettersi un alloggio dignitoso. Nonostante l’elevata percentuale di proprietari di casa (71,9% delle famiglie), il disagio abitativo risulta drammaticamente attuale. La ripresa dell’economia, che sta trainando anche il settore edilizio, non coinvolge tutti i cittadini perché i prezzi delle case crescono più velocemente di quanto non facciano i redditi. Le spese abitative – ricorda una nota della Fondazione – rappresentano la voce di uscita più consistente nei bilanci familiari dei cittadini europei: in Italia il 24% del reddito disponibile lordo, una quota superiore alla media Ocse, pari al 20%. L’11,3% della popolazione europea risulta sovraccaricata dai costi abitativi, percentuale che sale al 39,3% per chi si trova a rischio povertà. L’aumento dei costi abitativi colpisce in particolare i soggetti più vulnerabili, come i giovani, i disoccupati e i lavoratori con bassi salari, gli immigrati, i genitori single, le persone con disabilità fisica e intellettiva, gli anziani che vivono in alloggi non adatti alle esigenze della vecchiaia.

La serietà dell’emergenza abitativa è dimostrata anche dall’aumento del numero dei senza dimora, tra cui si registra un nuovo e sensibile aumento dei giovani e delle famiglie con bambini. Sono in aumento le richieste di alloggi a canone ridotto, con liste di attesa municipali che contano circa 650mila persone.

Gli interventi che il bando sosterrà dovranno essere in grado di attivare anche percorsi di accompagnamento e di sostegno all’autonomia socio-economica delle persone accolte, garantendo, alla fine del percorso di presa in carico, l’individuazione di un alloggio stabile per i destinatari, anche attraverso la promozione di meccanismi di intermediazione immobiliare sociale.

Inoltre, spiega una nota, i progetti dovranno privilegiare almeno una delle seguenti azioni:
sperimentare processi di scambio e supporto reciproco attraverso meccanismi di solidarietà sociale tra i destinatari coinvolti e con la comunità locale (supporto nella gestione dei figli, portierato sociale, condominio solidale, ecc.); prevedere esperienze di coabitazione e cohousing; riqualificare quartieri o zone a rischio degrado o contribuire a contrastare lo spopolamento dei piccoli comuni; prevedere interventi in grado di valorizzare il patrimonio immobiliare inutilizzato.

I beneficiari – che saranno chiamati a compartecipare, in base alla propria condizione economica, alla gestione o copertura dei costi di affitto dell’abitazione – potranno essere sia persone in uscita da percorsi di recupero e accoglienza (ex tossicodipendenti, ex detenuti, neomaggiorenni, ecc.), sia soggetti che, a causa di fattori contingenti, vivono condizioni di vulnerabilità socio-economica (nuclei familiari fragili, genitori separati, anziani, disoccupati, senza fissa dimora, ecc.).

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