Welfare
Non chiamateli anziani! Sono Senior digitali
La ricerca realizzata da Astra Ricerche per Bnp Paribas Cardif "Over 65: una vita a colori" rimanda la fotografia della prima generazione di ultra sessantacinquenni che non solo amano la tecnologia, ma che si dichiarano dinamici, in buona salute, autonomi, sportivi e ottimisti. Anche se non si nascondono un peggioramento nei prossimi 5 - 10 anni e i timori per la solitudine
Non chiamateli anziani. Sono gli Over 65 del Terzo millennio che si definiscono dinamici, in buona salute, autonomi, tecnologici, sportivi, viaggiatori, ma soprattutto ottimisti e con uno sguardo al futuro. È questa la fotografia che rimanda la ricerca “Over 65: una vita a colori”, commissionata da Bnp Paribas Cardif e realizzata da AstraRicerca su un campione di 700 senior tra i 65 e gli 85 anni.
Solo venti anni fa dopo i 65 anni si veniva considerati e chiamati anziani o appartenenti alla terza età, oggi come dimostra la ricerca queste definizioni non sono più attuali. Secondo l’Istat gli over 65 rappresentano il 22,6% della popolazione (corrispondente a 13.670.000 persone) e sono destinati a crescere. Entro il 2050 saranno il 34%.
I risultati della ricerca sono sorprendenti soprattutto per chi pensa che i senior non siano tecnologi: amano la tecnologia e la utilizzano, al punto che la ricerca è stata realizzata completamente online tramite smartphone, tablet e pc (tra le prime in Italia su questo target), sfatando questo luogo comune. Sono insomma la prima generazione di “Over 65 digitali”.
Oltre quattro su dieci dichiara di “amare la tecnologia”, e questo grazie anche ai nuovi device diventati più semplici e intuitivi da usare. Una categoria, quindi, sempre più smart nei confronti di internet, dei social networks e degli smartphone, con il 66,2% che dichiara di utilizzarli in modo autonomo e il 57,1% che ha particolarmente apprezzato l’avvento dei social network perché li rende meno isolati. Certo, non sono loro a essere innovatori (solo il 12,5% ritiene di esserlo), non è il loro compito, ma sono ben disponibili a mettersi in gioco e imparare.
Dalla ricerca emerge una figura ben diversa rispetto solo a qualche decennio fa: i Senior 2018 si definiscono dinamici e attivi e, oltre alle faccende domestiche e alla cura della casa, non rinunciano alle attività che li rendono felici, come viaggiare (54,2%), prendersi cura di sé (49,1%), praticare attività ludico-sportive (45,7%) o culturali (43,4%). C’è chi frequenta un corso di ballo, chi è iscritto a corsi di natura artistica, chi va a teatro o chi preferisce studiare. Hanno forti valori e ideali (per il 56,2%) e uno “sguardo al futuro” più che al passato, con una vita ancora da vivere.
Si reputano curiosi (47,8%), ottimisti (44,1%), capaci di invecchiare serenamente (60,8%) e alcuni sono desiderosi di fare nuove esperienze (29,6%). Se la maggior parte si augura in futuro di poter fare le stesse attività che svolge oggi, c’è, infatti, anche il 35,2% che auspica di poterle fare con maggiore serenità e il 4,5% addirittura di ampliarle nei prossimi 5 anni prevedendo più viaggi (+13,7 p.p. al 67,9%), più attività ludico-sportive (+4,9 p.p.) e culturali (+6,4 p.p.). In sintesi – sottolinea la ricerca – ci si trova davanti alla prima generazione di questa fascia d’età che progetta concretamente un futuro.
Survey promossa da Bnp Paribas Cardif in collaborazione con AstraRicerche su un campione di 700 intervistati
Non mancano, però, dei lati più critici, come il basso livello di felicità e il sentirsi poco ammirati, la possibilità che loro condizione di salute possa peggiorare, oltre che considerarsi un peso per le casse dello Stato (ma non per le famiglie).
«Cosi come abbiamo fatto con i millenials lo scorso anno, era importante per noi fotografare anche gli Over 65 nella società odierna, il loro nuovo ruolo, i nuovi bisogni, le diverse aspettative rispetto ai coetanei del passato, e dare la dovuta attenzione a un gruppo sociale oggi altrettanto importante, così da rappresentare un nuovo target a cui si stanno interessando molte industries» afferma Isabella Fumagalli (nella foto), Ad di Bnp Paribas Cardif in Italia «Nel settore assicurativo, la longevità, il miglior stato di salute, la tecnologia e la dimestichezza nell’utilizzo della stessa dei Senior hanno cambiato il paradigma di consumo e di offerta. Si sono creati nuovi modelli di prodotto e di servizio, fino a qualche anno fa impensabili, che coniugano gli obiettivi di business con il ruolo sociale su cui si basa l’assicurazione. Oggi possiamo, ad esempio, sviluppare soluzioni innovative e sostenibili dedicate agli Over 65 nel campo della mobilità, dei viaggi, della salute, della smart home, semplicemente attraverso un’app».
Per quanto riguarda la salute: sono attivi, lucidi e complessivamente in forze, ma prevedono un peggioramento. Quasi nove Senior su dieci (86,8%), infatti, si sentono complessivamente più in forma rispetto ai coetanei di 20/30 anni fa. Una generazione più attiva, lucida, in forze, sia a livello mentale (87,9%) sia fisico (77,2%), con memoria e ricordi del passato anche lontano (72,7%). Si sentono completamente autonomi nel 68% dei casi, con uno stato di salute ottimo/buono (per il 53,5%). Dati positivi insomma, che tra 5-10 anni sembrano, però, destinati a peggiorare, secondo il loro giudizio. La quota di chi pensa che il proprio stato sarà ancora ottimo o buono si riduce nettamente (32,8%). Anche l’autosufficienza cala drasticamente dal 68% al 19,4%, segno che nei prossimi anni sarà necessario un supporto esterno. Una critica va alla rete assistenziale, che include il servizio sanitario: solo per il 41,3% è accessibile ed efficiente. Le aziende che operano nel settore assicurativo e sanitario privato, si stanno, in effetti, orientando per offrire prodotti innovativi dedicati a questa fascia di età.
Interrogati su come vedono la loro generazione, rivendicano il ruolo sociale che li vede sempre più protagonisti nel supportare le famiglie, sia nella custodia ed educazione dei nipoti (per l’85,5%) sia a livello economico (82,2%). Sono, quindi, una fonte di serenità per i propri cari e senza dubbio sono più gli anziani che aiutano le proprie famiglie rispetto a quanto ricevono dalla rete di parenti e amici. Una risorsa preziosa, sempre secondo i Senior intervistati, che non si limita solo all’ambito familiare, ma all’intera società (per il 79,4%). Non si sentono assolutamente un peso per le famiglie, né ora e né in futuro, anche se tanti pensano, invece, di esserlo per le casse dello stato: oltre quattro su dieci sono convinti che gravano e graveranno sui conti pubblici in modo rilevante. Rivendicano un ruolo sempre più attivo, tanto che molti si sentono già considerati dalle aziende come gruppo sociale (36,3%), ma vorrebbero esserlo di più, con maggiori servizi o prodotti a loro dedicati che gli consentirebbe di dare vita a una cultura del benessere e della salute (86,4%).
Ma quali sono le paure di questi senior? Ai primi posti rientrano il cadere in casa causandosi fratture o altri danni rilevanti (per il 50,2%) e l’insorgere di piccoli acciacchi che impedirebbero di frequentare un corso o un programma a cui ci è iscritti (47%). Ma si sono anche timori non legati all’ambito salute, come subire furti o aggressioni nella propria abitazione (42,9%) o avere un imprevisto che fa annullare o interrompere un viaggio (35,8%).
C’è poi un tema, quello di “essere soli” che divide i Senior: se da un lato il 36,7% afferma di vivere sempre più in solitudine, dall’altro il 31,5% la pensa diversamente. Analogamente, ma con più orgoglio e rivendicazione della propria rilevanza, per il 31% è vero che gli anziani sono poco considerati, hanno un ruolo minore e calante, mentre per ben il 35,2% questa idea non corrisponde alla realtà.
In apertura photo by Malcolm Lightbody/Unsplash
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