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Morti sul lavoro, ancora una tragedia: è strage quotidiana
Sono già 150 i caduti sul lavoro dall'inizio dell'anno, 19 nella sola Lombardia. Nel giorno di Pasqua, altri due lavoratori hanno perso la vita a Treviglio, nella bergamasca. L'invito alla preghiera di Monsignor Delpini, la necessità di non rassegnarsi e a lottare per la salvaguardia della vita umana
di Marco Dotti
Una Pasqua di dolore per le famiglie e gli amici dei due operai di Treviglio, nella bergamasca, morti per l’esplosione di un'autoclave nell'azienda di mangimi per la quale lavoravano. Si chiamavano Giuseppe Legnani e Giambattista Gatti.
Pochi giorni fa, avevano perso la vita altri due lavoratori, nel porto di Livorno, e un manutentore di una ditta appaltatrice mentre riparava un guasto sulla linea ferroviaria nei pressi di Bologna. È un'ecatombe silenziosa, quella che nei primi mesi di questo 2018 ha già portato alla morte sul lavoro di 150 persone.
Tragica la situazione in Lombardia, che registra 19 morti dall'inizio dell'anno. Il 20 marzo a Villa Poma, in provincia di Mantova, un trasportatore di 50 anni era morto cadendo dal tetto del proprio camion. Il 19 marzo, un uomo di 41 anni di Paderno Dugnano, postino di professione, è morto in seguito alle ferite riportate in un incidente stradale mentre svolgeva il proprio servizio. Il 17 marzo, un operaio di 65 anni di Legnano finiva schiacciato da un macchinario in un’azienda in cui risultava assunto il giorno prima. I fatti della Lamina di Milano, con i 3 decessi del 16 gennaio scorso, sono ancora tutti da chiarire. I
E nella Messa di Pasqua, in un Duomo gremito, l'arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini ha invitato a pregare «per i morti sul lavoro a Treviglio e per i loro familiari. Una tragedia avvenuta proprio nel giorno di Pasqua».
Le morti sul lavoro registrate dall'INAIL nel 2017 sono state 1.029, con un incremento di 11 casi rispetto ai 1.018 dell’analogo periodo del 2016 (+1,1%).
Tra i motivi dell’incremento registrato tra il 2016 e il 2017, l'INAIL segnala i cosiddetti incidenti plurimi, eventi, cioè, che hanno provocato la morte di almeno due lavoratori contemporaneamente.
Nel 2017 si sono verificati, infatti, 13 incidenti plurimi rispetto ai sei del 2016. Tra gli incidenti plurimi del 2017 spiccano, in particolare, le due tragedie avvenute in gennaio in Abruzzo, a Rigopiano e Campo Felice. I dati rilevati al 31 dicembre del 2016 e del 2017 evidenziano un aumento di 16 casi mortali (da 841 a 857) nella gestione Industria e servizi (+1,9%) e di otto casi (da 133 a 141) in Agricoltura (+6,0%), mentre nel Conto Stato ne sono stati denunciati 13 in meno (da 44 a 31), pari a una riduzione percentuale del 29,5%.
Dall’analisi territoriale emerge un aumento delle denunce mortali nel Nord-Ovest e nel Mezzogiorno e un calo nel Nord-Est e nel Centro. L’incremento maggiore (+44 decessi) si è avuto nel Nord-Ovest (Lombardia +19, Liguria +16, Piemonte +7, Valle d’Aosta +2), seguito dal Mezzogiorno con 15 casi in più (Abruzzo +28, Molise +2, Campania -9, Puglia -3, Basilicata -3, Calabria nessuna variazione) e dalle Isole, con un caso in più (Sicilia +5, Sardegna -4).
A quasi dieci anni dall’entrata in vigore del Testo unico della sicurezza sul lavoro, spiega il presindente dell'Associazione Nazionale fra Mutilati e Invaliti del Lavoro (ANMIL) Franco Bettoni « le cose non sembrano affatto cambiate. Questi 10 anni sembrano essere passati invano: la mancanza di sicurezza ci propone, ogni giorno e in tutte le aree geografiche del Paese, tragedie di vite spezzate e di famiglie distrutte». Ma a tutto questo – conclude il Presidente dell’ANMIL – «noi non ci vogliamo rassegnare, non possiamo ritenere "normale"che ai primi segnali di una pur debole ripresa economica corrisponda sempre un parallelo aumento degli infortuni sul lavoro e che a pagarne il prezzo siano sempre i lavoratori. Dobbiamo combattere affinché la sicurezza sul lavoro e la salvaguardia della vita umana siano sempre anteposte alle ragioni della produttività e del profitto e trovino il loro posto naturale al centro di ogni politica di sviluppo economico».
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