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Scandalo Haiti: cosa sappiamo fino ad ora

Le accuse di molestie e sfruttamento scoperte dall’inchiesta del quotidiano britannico Times hanno scatenato una bufera che ha travolto Oxfam e alcune delle principali Ong del Paese. Uno scandalo che potrebbe costare agli aiuti umanitari milioni di euro

di Ottavia Spaggiari

Una perdita da 29 milioni di sterline in fondi europei. È quanto potrebbe costare ad Oxfam lo scandalo relativo agli abusi sessuali e alla prostituzione ad Haiti e in Ciad e il sospetto di connivenza dei vertici dell’organizzazione. Ecco cosa sappiamo fino ad ora della bufera che ha travolto questo gigante dell’umanitario che, a livello internazionale conta uno staff da 5mila dipendenti e oltre 23mila volontari.

Come è nato lo scandalo

La vicenda è stata scoperchiata da un’inchiesta pubblicata dal quotidiano britannico Times il 9 febbraio scorso, secondo cui alcuni degli operatori impegnati in una missione umanitaria post-terremoto ad Haiti nel 2011, avrebbero pagato delle prostitute, anche minorenni, arrivando addirittura a costringere gli autisti del posto a procurare donne e ragazze.

Lo scandalo Haiti

Al centro dello scandalo Roland van Hauwermeiren, allora country director ad Haiti, che avrebbe confessato di essere stato con delle prostitute nella casa affittata per lui dall’organizzazione.
L’inchiesta è basata su un rapporto confidenziale realizzato dalla stessa Oxfam. A rendere ancora più gravi le accuse, secondo il Times, il fatto che le ragazze e le donne pagate come prostitute erano persone sopravvissute al sisma che ha devastato l’isola nel 2010, costrette quindi a vivere in condizioni di povertà estrema e profondo disagio. Secondo il giornale, l’inchiesta di Oxfam avrebbe rivelato inoltre che “tra le persone sfruttate sessualmente dagli operatori umanitari potrebbero esserci anche bambini”, anche se nel comunicato di risposta all’inchiata pubblicato dall’organizzazione si specifica che “non è stato provato il coinvolgimento di minori”.
Tra le accuse mosse all’organizzazione anche il sospetto che i vertici fossero a conoscenza di ciò che accadeva ad Haiti e avessero cercato di mettere a tacere i sospetti di abusi e sfruttamento.
In realtà, all’epoca l’organizzazione aveva pubblicato un rapporto e un comunicato nel quale veniva riconosciuto che sull’isola erano stati riportati gravi casi di cattiva condotta ma non venivano forniti altri dettagli.
Nell’agosto 2011 Oxfam aveva inoltre informato la Charity Commission (l’authority britannica del non profit) del fatto che stesse portando avanti un’indagine interna relativamente ad accuse di comportamenti sessuali inappropriati, abusi, molestie e intimidazioni ad Haiti. L’ authority ha però dichiarato di non era stata informata della natura delle accuse nello specifico e che se fosse stata a conoscenza dei fatti avrebbe gestito l’indagine in modo “molto diverso”.
Nel 2011, dopo l’indagine interna, quattro persone avevano dato le dimissioni e altre quattro erano state licenziate, ma in molti hanno criticato il fatto che, non avendo reso noti i nomi degli accusati, non è stato impedito che questi potessero trovare un altro lavoro simile, nel settore degli aiuti umanitari.

La vicenda Ciad

L’11 febbraio l’Observer ha pubblicato accuse risalenti al 2006 da parte di ex dipendenti dell’organizzazione, secondo cui anche il quartier generale di Oxfam in Ciad veniva frequentemente visitato da prostitute. All’epoca il responsabile della missione nel Paese era, ancora una volta, Van Hauwermeiren.
Oxfam ha dichiarato di non essere in grado al momento di confermare le accuse ma che queste rivelazioni “sottolineano ancora una volta un comportamento inaccettabile da parte di un piccolo numero di persone e la necessità di affrontare il problema”.

Le altre accuse

A gettare benzina sul fuoco i nuovi dati relativi alle accuse di abusi e molestie all’interno del non profit britannico, pubblicati ancora una volta dal Times. Secondo il quotidiano infatti, nell’ultimo anno oltre 120 operatori provenienti da alcune delle principali charities del Paese sono stati accusati di molestie, che si sarebbero consumate sia in Gran Bretagna che all’estero. Secondo il Times, tra aprile 2016 e marzo 2017 Oxfam avrebbe registrato 87 casi di abusi (53 dei quali sono stati denunciati alle autorità), Save the Children 31 (10 dei quali denunciati) e Christian Aid 2. Anche la Croce Rossa britannica ha ammesso che si sarebbero verificati alcuni episodi di molestie, secondo il quotidiano sarebbero cinque. Mercoledì Medici Senza Frontiere ha reso noto che nel 2017 l'ufficio centrale ha ricevuto 146 denunce o segnalazioni relative ad abusi di potere e comportamenti inappropriati, 24 di questi riguardavano casi di violenze e abusi sessuali, in due di questi le vittime sarebbero state esterne all'Ong. 19 degli operatori coinvolti sono stati licenziati, gli altri avrebbero invece ricevuto sanzioni disciplinari di altro tipo.

La risposta di Oxfam e di Save the Children

In un comunicato Oxfam ha definito il comportamento di alcuni membri dello staff di Haiti nel 2011 “assolutamente inaccettabile, contrario ai nostri valori e allo standard elevato che ci aspettiamo dallo staff”. L’organizzazione ha inoltre sottolineato di essere stata la prima ad aprire un’indagine interna non appena erano emerse le prime accuse, negando così di aver cercato di coprire l’indagine. Un elemento sottolineato anche da Save the Children: “Abbiamo segnalato ai media, e con precisione all'agenzia di stampa Reuters lo scorso novembre, le 31 accuse di molestie sessuali che alcuni membri dello staff avevano mosso nei confronti di altri membri e sulle quali erano state svolte accurate indagini nel 2016 e nel 2017”.
La vice presidente di Oxfam, Penny Lawrence si è però dimessa lunedì, affermando di “vergognarsi per come l’organizzazione aveva gestito le accuse di cattiva condotta”. “È chiaro che questi sospetti, relativamente al coinvolgimento di prostitute, da parte del country director (Roland van Hauwermeiren) e dei membri del suo team erano stati sollevati prima che si trasferisse ad Haiti”.
Oxfam ha affermato che, dal 2011, ha sviluppato diverse nuove misure per evitare che i fatti di Haiti si ripetano, tra cui un codice di condotta e il coinvolgimento maggiore di staff femminile nei ruoli di leadership, come impegno a cambiare radicalmente la cultura dell’organizzazione.
Il governo britannico ha comunque chiesto a Oxfam di consegnare alle autorità tutti i risultati delle indagini interne fatte negli ultimi anni, minacciando di tagliare i fondi all’organizzazione che nel 2017 ha percepito 32 milioni di sterline in finanziamenti pubblici.

Foto: Unicef

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