Politica
Lazio: sanità e sociale, la sfida si gioca qui
Integrare e coordinare gli interventi sanitari e sociali e l'approvazione del Piano sociale regionale nei primi cento giorni. Questi i temi caldi della campagna elettorale nel Lazio. Dialogo con Francesca Danese, portavoce del Forum del Terzo Settore regionale
Per una Regione come il Lazio che a fine dicembre 2017 è uscita dal commissariamento della Sanità il welfare è un tema molto sensibile. Le criticità non mancano, come sottolinea Francesca Danese portavoce del Forum del Terzo Settore del Lazio.
La prima è quella su cui le rappresentanze sociali stanno lavorando alacremente dall’inizio dell’anno: spingere all’approvazione del Piano sociale, indispensabile per rendere operativa la legge regionale sul welfare del 2016. «Fatto 30 non si capisce perché il consiglio regionale non sia riuscito a fare 31» osserva Danese. «Senza Piano i distretti sono in difficoltà nell’applicare la legge. Per esempio sul fronte degli assistenti sociali si va verso il raddoppio: oggi sono uno ogni 12mila abitanti, nel piano ne sono previsti uno ogni 6mila così da rendere i servizi più efficienti e in linea con altre regioni». Dopo aver fatto pressione sui consiglieri ora Forum, Conferenza regionale del volontariato, Centri di servizio e sindacati sono decisi a chiedere ai candidati un impegno: «Approvare il Piano nei primi cento giorni» insiste Danese.
La Regione Lazio, guidata negli ultimi cinque anni da Zingaretti (Pd), con la prossima legislatura potrà avere un assessore alla Sanità «con il quale speriamo di poter dialogare perché le politiche di welfare non possono essere ridotte a un unico assessorato. La nostra speranza è la creazione di un tavolo di coordinamento che affronti problematiche quali la casa, il lavoro, la salute, l’integrazione, l’immigrazione… E non dimentichiamo il piano sanitario che il Lazio non ha da anni» insiste la portavoce. «Un piano sanitario che sia fortemente integrato con quello sociale. I temi del welfare sono di per sé interassessorili».
Tante le questioni che stanno a cuore a Danese vi è la difficile situazione dei senza dimora della Capitale. «Non è possibile che a Roma ci siano stati 13 morti per il freddo in un mese». Due i filoni sui quali occorrerà lavorare secondo la portavoce, quello sanitario con un piano per le dimissioni protette: «Queste persone una volta che è finito il tempo previsto per il loro ricovero finiscono in strada. Occorrerà lavorare in modo coordinato, attraverso le reti delle organizzazioni che si occupano dei senza dimora e creare delle linee guida regionali. Ora nel Lazio si può guardare un po’ più in là dopo anni in cui si era trascurato l’aspetto sociale della sanità».
Il secondo filone riguarda la revisione della legge regionale 41 che dà i criteri per le strutture di accoglienza: «Sono troppo rigidi. Le autorizzazioni sanitarie richieste non fanno distinzione tra un hospice e un centro per senza dimora, oppure un luogo di accoglienza per minori non accompagnati. Il risultato è che molte strutture di accoglienza non riescono ad andare avanti. Con le cooperative e le associazioni abbiamo fatto diverse proposte, mentre da parte sua la Regione ha anche approvato una delibera sui beni confiscati ma non basta perché si deve esplicitare che ci sono delle differenze tra un hospice e un rifugio per senza tetto» continua Danese.
Al consiglio regionale che uscirà dalle urne del 4 marzo sarà proposto di «far sì che la nostra sia la prima regione ad accogliere la Riforma del Terzo settore. Per questo ci attiveremo anche nel raccogliere le firme per una legge di iniziativa popolare per recepire la Riforma» conclude.
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