Mondo

Kamikaze assaltano la sede di Save the Children di Jalalabad in Afghanistan

«Non abbiamo notizie certe, siamo molto preoccupati per l’incolumità del nostro staff. L’unica cosa certa è l’attacco», è il commento del communication manager della ong Filippo Ungaro

di Lorenzo Maria Alvaro

«Adesso siamo molto preoccupati di quello che è successo e dell’incolumità del nostro staff. Possiamo, al momento, solo confermare che c’è stato un attentato. Notizia confermataci da Mariam Attaie, nostra portavoce nel Paese, che ci ha detto “c'è stata un'enorme esplosione, sembrava un'autobomba”».

È il commento carico di angoscia di Filippo Ungaro, communication manager di Save the Children Italia delle notizie che arrivano dall’Afghanistan. Questa mattina intorno alle 9 un gruppo di kamikaze ha lanciato un attacco contro la sede della ong, a Jalalabad, capitale della provincia orientale afghana di Nangarhar. C'è almeno un morto, un soldato, mentre 15 sono i feriti, secondo l'agenzia di stampa Pajhwok. Ma ogni informazione è frammentata e difficilmente riscontrabile al momento.


«Non sappiamo dire al momento quante persone fossero nel compound né quanti del nostro staff fossero in loco.», aggiunge Ungaro, che sottolinea: «abbiamo attivato un’unità di crisi che si sta occupando di capire la situazione e reperire informazioni certe».

Save the Children è presente in Afghanistan dal 1976 e ad oggi conta su un organico totale di circa un centinaio di persone.

https://www.youtube.com/watch?v=054ZYflaYVE


Le immagini della colonna di fumo dell'esplosione dell'auto bomba di Aska News

«Per ora non vogliamo aggiungere altro. Non sapendo esattamente quale sia la situazione ci muoviamo con grande attenzione anche rispetto ai commenti perché il Paese è in una fase molto delicata e vogliamo evitare di creare difficoltà», conclude Ungaro.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.