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Se la Guardia costiera libica non si ferma neanche davanti alla Marina militare italiana

Arrivano video e registrazioni audio dell’incidente del 6 novembre nel Mediterraneo a 30 miglia dalla Libia, in cui hanno perso la vita almeno cinque persone, tra cui un bimbo di nemmeno quattro anni e oltre cinquanta sono disperse. La Guardia costiera libica non si è fermata nemmeno quando l’elicottero della Marina militare italiana ha lanciato un allarme disperato: un uomo era rimasto in acqua attaccato ad una cima della motovedetta libica

di Ottavia Spaggiari

La Guardia costiera libica non si è fermata nemmeno davanti alle richieste della Marina militare italiana e ha trascinato via a velocità folle l’uomo che era rimasto attaccato alla fune.

Adesso arriva anche la registrazione effettuata da Sea Watch del canale radio 16, quello che in mare è utilizzato per le emergenze, a fare luce sui fatti del 6 novembre. L’Ong tedesca Sea Watch aveva denunciato che la Guardia costiera libica aveva ostacolato la loro missione di soccorso, in acque internazionali a 30 miglia a largo della Libia, raccontando che la motovedetta dei libici era poi sfrecciata via, ignorando l’allarme lanciato dall’elicottero della Marina militare italiana, anch’esso impegnato nell’operazione di soccorso insieme ad una nave militare francese: un uomo era rimasto in acqua attaccato ad una cima della motovedetta libica.

La registrazione pubblicata da Sea Watch

00:01:13 Libyan coastguard, this is Italian Navy helicopter, people are jumping in the water. Stop your engine and please cooperate with Sea-Watch. Please, cooperate with Sea-Watch!

00:01:13 Guardia costiera libica, questo è l’elicottero della Marina militare italiana. Le persone stanno saltando in acqua. Spegnete i motori e per favore collaborate con Sea Watch. Per favore collaborate con Sea Watch!

00:01:33 Sea-Watch, Sea-Watch [.?.] on coastguard [.?.] This is Italian Navy helicopter, channel 16 we want you to stop now, NOW, NOW! Lybian coastguard, lybian coastguard, you have one person on the right side, please stop your engine! Stop your engine !

00:01:33 Sea-Watch, Sea-Watch [.?.] alla Guardia costiera [.?.] Questo è l’elicottero della Marina militare italiana, canale 16 vogliamo che vi fermiate ora, ORA, ORA! Guardia costiera libica, Guardia costiera libica, c’è una persona sul lato destro, per favore spegnete i motori! Spegnete i motori!

00:02:03 Stop your engine now ! Stop your engine ! You have [.?.] right side, please, stop !

00:02:03 Spegnete i motori adesso! Spegnete i motori! Avete [.?.] lato destro, per favore, fermatevi!

00:02:17 Stop! Stop! Stop! Stop your engine, stop your engine now. Stop your engine now, please!

00:02:17 Fermatevi! Fermatevi! Fermatevi! Spegnete i motori, spegnete i motori adesso. Spegnete i motori adesso, per favore!

Ad indagare adesso la Procura di Ragusa. Il dramma dell’uomo rimasto appeso alla cima non è stato un caso isolato. Nell’incidente del 6 novembre i dispersi sarebbero stati circa una cinquantina.

L’equipaggio di Sea Watch ha raccontato che la situazione era da subito sembrata drammatica quando avevano raggiunto il gommone in difficoltà: diverse persone erano già in acqua, alcuni corpi annegati. I volontari dell’Ong hanno raccolto dall’acqua 58 persone, 5 senza vita, tra cui un bambino di nemmeno quattro anni. «La Guardia costiera libica lì di fronte ha agito in modo disumano, lasciando decine di persone in mare ad annegare senza lanciare salvagenti e picchiando chi non voleva essere preso da loro per non tornare in Libia e voleva invece venire sulla nostra nave, dove vedeva al sicuro i fratelli, le mogli, i padri. È stato straziante vivere tutto questo (…)», aveva raccontato a Vita.it Gennaro Giudetti, 26 anni, volontario di Sea Watch, spiegando poi l’allontanamento della Guardia costiera: «(…)il dramma ulteriore è stato che molte persone erano ancora attaccate alle corde, in estremo pericolo. Ho visto una scena orribile: un marito che si è aggrappato a una corda per scendere dopo avere sentito la moglie che lo chiamava dal nostro gommone, ma non sapendo nuotare aveva paura di lanciarsi in acqua. Proprio in quel momento i libici sono partiti e lui è rimasto appeso».

Un video girato da Sea Watch mostra poi le violenze degli agenti libici nei confronti dei migranti che avevano cercato salvezza sulla loro nave, con un agente che utilizza una cima per frustare delle persone a bordo.

«L’obiettivo primario della Guardia costiera era chiaramente di riportare le persone in Libia e non di salvarle, nonostante la situazione fosse drammatica fin dall’inizio, con le persone già in acqua», afferma Sea Watch in un comunicato. «Non hanno usato le loro imbarcazioni di salvataggio, ma si sono avvicinati con la motovedetta, cosa assolutamente inappropriata per una procedura di salvataggio sicura. L’imbarcazione pesante della Guardia costiera ha rischiato di investire il gommone in avaria, contribuendo così a creare una situazione estremamente pericolosa per quelli a bordo».

Dalle foto scattate da Sea Watch, si vede come una parte del gommone sia finita sotto la poppa della nave. «I gommoni come questo sono molto instabili, specialmente se alcune parti si sono già sgonfiate. In questi casi è fondamentale rimanere il più lontano possibile con le imbarcazioni più grandi, portando così avanti le operazioni di salvataggio con le imbarcazioni più piccole».

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