Famiglia
La scuola va al lavoro
Con questo anno scolastico va a regime l'Alternanza scuola-lavoro obbligatoria: un milione e mezzo di studenti stanno sperimentandosi in percorsi che gli facciano toccare con mano le dinamiche proprie del mondo del lavoro. Ci sono così studenti che entrano nelle imprese e imprese che vanno nelle scuole. L'indice delle esperienze più innovative che troverete sul nuovo numero di Vita
di Redazione
Genova-Palermo, andata e ritorno. Quattro giorni su una nave da crociera, con passeggeri veri a bordo, per toccare con mano cosa significhi lavorare in mare e in porto. Duecentosettanta ragazzi ogni anno fanno così la loro esperienza di Alternanza scuola-lavoro, per un totale di 1.500 ragazzi già formati. Si chiama SailOR – La nave dell’Orientamento ed è un progetto promosso da Regione Liguria, Ufficio Scolastico Regionale, Accademia Italiana della Marina Mercantile, Guardia Costiera e Grandi Navi Veloci. Gli studenti – ci sono anche ragazze, naturalmente – hanno 17 anni, la gran parte frequenta Istituti Nautici, ma arrivano anche dagli Alberghieri e dai Turistici. SailOR è un’esperienza di Alternanza scuola-lavoro. Nel settembre 2015 le scuole superiori italiane hanno riaperto con una novità che tre mesi prima, al termine dell’anno scolastico, non esisteva: l’Alternanza scuola-lavoro obbligatoria. Almeno 400 ore nell’ultimo triennio per istituti tecnici e professionali e almeno 200 ore nei licei. L’Alternanza c’era fin dal 2003, ma da facoltativa riguardava appena 273mila studenti l’anno: con l’obbligatorietà i numeri sono esplosi, coinvolgendo ogni anno, a regime (ci siamo arrivati con l'anno scolastico in corso) un milione e mezzo gli studenti.
L’anno scorso i ragazzi che hanno fatto un’esperienza di Alternanza scuola-lavoro sono stati 873.000. Ad accoglierli sono state 206.000 e strutture ospitanti, di cui 131.000 imprese. Per accompagnare questa novità ci sono 100 milioni all’anno (previsti dalla legge 107, la Buona Scuola), più 140 milioni di fondi europei (PON scuola), che sosterranno i progetti più innovativi su tre filoni, alternanza in filiera, artigianato e PMI (reti di strutture con meno di 15 dipendenti) e alternanza all’estero.
Il nuovo numero di Vita entra dentro l’Alternanza scuola-lavoro. Da SailOR a Dallara, da Loccioni a McDonald’s, senza dimenticare il ruolo che anche il non profit sta giocando. Con le voci di Giovanni Biondi (Indire), Eraldo Affinati (Scuola Penny Wirton), Emmanuele Massagli (Adapt), Claudio Gentili (Confindustria Education e Job & Orienta), Fabrizio Dacrema (Cgil), Francesco Luccisano, Stefano Zamagni. E un’intervista alla ministra Valeria Fedeli in vista degli Stati Generali dell’Alternanza scuola-lavoro del prossimo 16 dicembre.
Non tutto è andato bene, come le proteste delle scorse settimane hanno raccontato. Però stanno nascendo esperienze eccezionali e raccontarle, diffonderle, modellizzarle è certamente il modo più efficace per disseminare qualità, alzando l'asticelle della qualità complessiva delle esperienze. Uno dei punti fondamentali però è ripartire da cosa è l’Alternanza scuola-lavoro e cosa non è. «L’Alternanza non è lavoro, non è addestramento, non è nemmeno il ponte tra la scuola e il lavoro, quella è una riduzione economicistica: il suo fine è la formazione integrale della persona. Serve per aumentare le competenze personali, non quelle specialistiche. L’Alternanza è un metodo didattico, non uno strumento e nemmeno un momento formativo, al pari della gita», afferma Emmanuele Massagli insegna pedagogia del lavoro all’Università di Bergamo ed è presidente di Adapt, l’Associazione per gli studi internazionali e comparati sul diritto del lavoro e sulle relazioni industriali.
L’Alternanza scuola-lavoro quindi non coincide con le ore che i ragazzi passano in un’azienda, in un museo, in un ufficio pubblico o in un’associazione non profit: l’Alternanza è un metodo formativo, che potrebbe cambiare radicalmente le nostre scuole e mettere i ragazzi nelle condizioni di scoprire e iniziare ad allenare quelle competenze trasversali che il mondo (del lavoro e non) con sempre più forza chiede, orientandoli meglio alle scelte che vorranno fare per costruirsi il loro futuro.
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