Scandalo Kirghizistan, condanna per Airone e Cai

Sulla truffa delle adozioni in Kirghizistan c’è una prima sentenza, che condanna l’ente Airone per non aver adempiuto al contratto previsto e la Commissione Adozioni Internazionali per omessa vigilanza. Lo ha deciso il Tribunale civile di Roma, nella persona del giudice Assunta Canonico, che ha condannato le parti in solido al pagamento di 178mila euro circa, più le spese legali, in favore dei coniugi Falena Lepri, i primi a recarsi in Kirghizistan nel 2012 per adottare un bambino e i primi, successivamente, a presentare denuncia di come in Kirghizistan nulla fosse andato come doveva. Questa coppia quindi oggi è l’unica ad avere un risarcimento per quanto ha subito.

«Si tratta di una causa civile, da non confondere con il processo penale in corso a Savona», precisa l’avvocato Pierfrancesco Torrisi, legale della coppia. «La sentenza riconosce la responsabilità contrattuale di Airone, che ha violato le obbligazioni alla base del contratto di mandato firmato dai miei clienti. Avevano detto di aver presentato la documentazione, non c’era nulla, avevano detto di avere la sentenza di adottabilità del minore e non c’era: c’è stata una violazione contrattuale da parte dell’ente». Una sentenza quindi che conferma l’impianto accusatorio ipotizzato dalla PM Daniela Pischetola nel processo penale in corso a Savona, che lunedì prossimo avrà una nuova udienza: lì ci sono sei coppie che si sono costituite parte civile. Ma l’altra novità della sentenza del Tribunale di Roma è il fatto che la Commissione Adozioni Internazionali sia stata condannata per omessa vigilanza su Airone: «è la prima volta che la CAI viene condannata a pagare un risarcimento del danno per omessa vigilanza», sottolinea l’avvocato.

Che succederà ora? Che impatto avrà questa sentenza sul processo penale di Savona? «Io produrrò questa nuova sentenza: lunedì 6 novembre a Savona risponderanno sulla mia richiesta di addebito di responsabilità civile in capo alla Commissione per le adozioni e la sentenza di Roma avvalora la mia tesi», afferma l’avvocato Torrisi. «A nome mio e della coppia Falena Lepri esprimo ampia gratitudine alla Magistratura, continueremo a batterci perché in futuro non accadano più drammi simili. Il percorso adottivo deve essere una strada di incontro e di amore, nella massima trasparenza ed efficienza, sempre protetto e nel rispetto della legge, per tutelare i minori e le famiglie. È necessario uno sforzo congiunto, da parte di tutti gli enti e le autorità preposte al controllo».

Foto © REMO CASILLI/SINTESI