Welfare

Stranieri in Italia: più neo-cittadini che sbarchi

Nel nostro Paese secondo i dati elaborati da Fondazione Ismu il numero delle acquisizioni di cittadinanza supera quello di quanti arrivano via mare. All'Italia va il primato europeo della concessione di cittadinanze nel corso del 2015. Negli ultimi dieci anni i nuovi italiani sfiorano il milione

di Antonietta Nembri

In Italia i nuovi cittadini sono in continuo aumento. Anzi, fa notare Fondazione ISMU nell’arco degli ultimi dieci anni le acquisizioni della cittadinanza italiana sono passate da 35mila durante il 2006 a 101mila nel 2013, 130mila l’anno successivo, 178mila nel 2015, per raggiungere il numero di 202mila nel 2016. Una progressione che fa ancora più impressione se si considera che nel 2002, solo quindi anni fa, erano appena 12mila.

Se si considera il contesto europeo, l’Italia è al primo posto per numero di cittadinanze concesse nel corso del 2015 (ultimo anno disponibile in cui è possibile un confronto internazionale secondo Eurostat chiosa una nota di Ismu). Alle spalle dell’Italia troviamo Regno Unito con 118mila cittadinanze concesse, Spagna e Francia con 114mila, Germania con 110mila, Svezia con 49mila, Belgio e Paesi Bassi con 27-28mila. Dal 2013 in Italia le concessioni di cittadinanza sono fortemente aumentate: un trend in controtendenza nell’area dell’Unione Europea in cui le concessioni di cittadinanza stanno invece diminuendo (confronta Tab. 1). Basta infatti notare come solo nel 2013 Sia Spagna sia Gran Bretagna avevano numeri doppi rispetto a quelli dell’Italia.

Dal 2007 al 2016 le acquisizioni di cittadinanza in Italia sono state 956mila, quasi un milione in un decennio. Quindi, continua una nota di Ismu “oltre ai 5 milioni di stranieri residenti al 1° gennaio 2017 (ultimo dato Istat), si può stimare sul territorio nazionale anche la presenza di quasi un milione di italiani ex stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana nell’ultimo decennio, per un totale di “residenti stranieri o con un recente passato con cittadinanza non italiana” che sfiora i 6 milioni”.

Il fenomeno degli sbarchi è molto più noto eppure basterebbe raffrontare il numero delle acquisizioni di cittadinanza con questo per osservare che, tranne negli anni 2002, 2011 e 2014, gli “sbarcati” sono sempre stati meno degli stranieri che sono diventati cittadini italiani (vedi Tabella)

Tra le principali nazionalità extracomunitarie di origine dei neo cittadini italianai durante il 2016 si confermano ai primi posti in senso assoluto albanesi e marocchini, rispettivamente con 37mila e 35mila neo-italiani (cfr. Tab. 2). Entrambi i gruppi che vantano una storica presenza in Italia hanno un tasso annuo di acquisizione di 81-82 naturalizzati ogni mille residenti, un valore doppio rispetto alla media fra tutte le nazionalità. A presentare invece il più alto tasso di acquisizione alla cittadinanza italiana è la comunità brasiliana (quasi 6mila acquisiti, per un tasso del 130 per mille rispetto al numero di residenti).
Da notare invece come tra i principali dieci gruppi extracomunitari per acquisizioni di cittadinanza in Italia durante il 2016 manchino cinesi e filippini, pur essendo molto numerosi dal punto di vista della popolazione residente (dall’Ismu fanno notare che sono i più restii a tale passaggio di status anche perché non è per loro giuridicamente ammessa la possibilità della doppia cittadinanza). Così come manca il gruppo ucraino, molto connotato al femminile, spesso composto da single e da persone in età più avanzata, giunte da poco in Italia per lavorare nel campo dell’assistenza domiciliare e legate all’idea di tornare presto in patria.

Per quanto riguarda il genere non ci sono grandi differenze tra uomini e donne: il 51% delle acquisizioni di cittadinanza si riferisce al collettivo straniero maschile e il 49% a quello femminile (in numeri assoluti 103mila contro 98mila). Anche se nel 2015 tale rapporto era di quasi assoluta parità con circa 89mila acquisizioni di cittadinanza sia per gli uomini sia per le donne.

I dati Istat più aggiornati per età, relativi al 2016 ma riferiti ai soli extracomunitari, segnalano che la maggioranza assoluta delle acquisizioni di cittadinanza in Italia durante l’ultimo anno ha riguardato minori di 30 anni. Ciò vale sia tra i maschi, sia tra le femmine. Rapportando le cittadinanze concesse con il numero di soggiornanti regolari per età al 1° gennaio 2016, tuttavia, Fondazione Ismu può aggiungere come i tassi di acquisizione maggiori di tutti si possono calcolare precisamente per i minori di 20 anni (pari al 60 per mille tra i maschi, al 67 per mille tra le femmine, e al 63 per mille nel complesso) e che i 20-29enni mostrano tassi di acquisizione più bassi (36 per mille i maschi, 41 per mille le femmine, 38 per mille in totale) e inferiori solo a quelli degli ultrasessantenni (22 per mille i maschi, 16 per mille le femmine, 18 per mille in totale), oltre che alla media complessiva degli extracomunitari. I dati del 2015, inoltre, permettono un’analisi più complessiva su tutti gli stranieri, per età e motivo dell’acquisizione di cittadinanza: e da questo punto di vista anche con riferimento a comunitari ed extracomunitari, complessivamente considerati, i minori di 20 anni confermano già a legislazione corrente il tasso di acquisizione di cittadinanza più elevato, pari al 60-61 per mille sia tra i maschi sia tra le femmine, rispetto a quelli delle altre fasce d’età che si aggirano tutti piuttosto fra il 19 e il 38 per mille. Tra i minori di 20 anni tutte le acquisizioni di cittadinanza italiana sono avvenute per elezione o trasmissione, mentre tra i maggiori di 20 anni esse sono derivate per la maggior parte da motivi di lunga residenza e, con percentuali differenti a seconda dell’età e del genere, in secondo luogo via matrimonio. Da quest’ultimo punto di vista si può infine aggiungere come le motivazioni “per trasmissione o elezione” hanno a che fare tutte con persone minori di 20 anni, mentre quelle per matrimonio si possono collocare ad un’età media di 40 anni e quelle per residenza di circa 42.

Un ultimo dato riguarda le regioni in cui vi è stato il maggior numero di neo cittadini: come nel 2015 anche nel 2016 la regione in cui si registra il maggior numero di acquisizioni in termini assoluti – complessivamente per comunitari ed extracomunitari – è la Lombardia, seguita dal Veneto e dall’Emilia-Romagna (Tab. 3). I tassi di acquisizione maggiori si rilevano nel Centro-Nord Italia. Agli ultimi posti troviamo la Campania (12 ogni mille) e la Basilicata (14 ogni mille). In base agli ultimi dati disponibili (2015), rispetto alla media nazionale, nel Sud e nelle Isole si acquisisce più spesso cittadinanza italiana tramite matrimonio (in Sardegna perfino nel 23,3% dei casi contro il 6,9% in Veneto), mentre nel Centro-nord più spesso per residenza (fino a un massimo del 58,2% in Friuli-Venezia Giulia) o elezione o trasmissione (fino ad un massimo del 44,4% in Lombardia).

In apertura foto di Alexandru Teodorescu/Unsplash

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