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Il database dei migranti scomparsi

Un progetto dell’OIM iniziato dopo la tragedia del 3 ottobre 2013, quando 368 persone morirono nel naufragio a largo di Lampedusa, raccoglie i dati relativi ai migranti che perdono la vita e scompaiono durante il viaggio, eppure le lacune rimangono ancora troppe e molte famiglie rimangono a chiedersi quale sia il destino dei propri cari per anni

di Ottavia Spaggiari

È un tentativo di raccogliere dati precisi su chi, nel tentativo di raggiungere un altro Paese, perde la vita, quello del Missing Migrants Project, la piattaforma dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), che raccoglie in un database i numeri delle persone decedute e scomparse durante il viaggio. Un progetto iniziato proprio dopo la tragedia del 3 ottobre 2013, quando 368 persone persero la vita nel naufragio a largo di Lampedusa.

Da gennaio 2014 fino alla fine di giugno 2017, circa 14.469 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo, una media di 11 esseri umani al giorno.

Solo da gennaio a oggi sono 4.425, 2.658 nel Mediterraneo, 998 in Africa, 433 in America centrale e Sud America, 189 in Asia, 78 in Europa e 69 in Medio Oriente. Numeri che riguardano solo i decessi certificati ma che lasciano molti punti interrogativi. Se infatti il processo di raccolta è migliorato negli ultimi tre anni, rimane molto lontano dall’essere preciso. «Ci sono molte lacune su quanto sappiamo dei migranti scomparsi. Spesso mancano informazioni di base come il sesso o l’età di chi è morto o scomparso. Il numero dei corpi che vengono recuperati o identificati rimane spesso molto basso», aveva spiegato William Lacy Swing, direttore generale dell’OIM, prima della

Pubblicazione di Fatal Journey, il report sui decessi dei migranti durante il viaggio, pubblicato dall’organizzazione non solo a fini statistici ma anche perché, si legge nell’introduzione: «Ottenere più dati sui migranti scomparsi può davvero fare la differenza per le famiglie che sono rimaste indietro», interi nuclei che non sanno cosa sia accaduto ai propri cari. Solo nel 36% degli incidenti avvenuti nel Mediterraneo Centrale da gennaio 2014 a giugno 2017, infatti si sono riuscite ad ottenere informazioni specifiche sul sesso e l’età delle vittime, di questi 375 erano donne, 826 uomini e 136 minori. «Una famiglia può passare anni a cercare informazioni sui propri cari, in un limbo».

Più di 120mila persone sono arrivate in Europa via mare quest’anno. L’82% ha attraversato ilMediterraneo partendo dalla Libia per arrivare in Italia e se Tripoli, in accordo con l’Europa, ha iniziato a bloccare gli arrivi, la sorte di chi non riesce a tentare la via del mare e rimane nei campi in Libia non è certo più sicura.

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