Cultura
Bambina cristiana affidata a musulmani: e se fosse una bufala?
Con il passare delle ore crescono i dubbi sull’attendibilità dello scoop di The Times. Nessun nome, nessuna conferma, contorni lasciati nel vago. E sono soprattutto i lettori, nei commenti, a fare le domande più scomode
La “bomba” giornalistica arriva in un momento decisamente favorevole dal punto di vista mediatico: a Londra, nel distretto multietnico di Tower Hamlets (dove solo il 31% dei residenti ha la pelle bianca), una bambina di 5 anni, battezzata, è stata affidata dai servizi sociali a una famiglia musulmana praticante, la cui madre è solita indossare il velo integrale. I genitori affidatari, che non parlano neppure inglese, avrebbero tolto alla piccola la croce che portava al collo e le vieterebbero di consumare carne di maiale, condendo il tutto con commenti offensivi nei confronti degli occidentali e delle feste cristiane. Lo scoop è del prestigioso The Times, e viene ripreso dai quotidiani di tutto il mondo (tranne che dal liberal The Guardian, che non ne fa cenno), diventando subito di tendenza anche su Google.
Ma si tratta di una notizia suffragata da prove? Vediamo. Che i nomi dei protagonisti non ci siano, è comprensibile: si tratta di una minore, e di una pratica (l’affido, o foster care in inglese) che richiede discrezione. Ma tutto quello che il Times ha in mano, leggendo l’articolo originale, sono voci di corridoio e l’affermazione del giornalista di aver “letto” (quindi di non avere con sé) «confidential local authority reports». Nessun interlocutore citato con nome e cognome, nessuna conferma, nessun testimone diretto, nessun compagno di scuola o passante che abbia almeno visto la bambina “bianca” con la madre affidataria in niqab. Le uniche fonti che confermano la storia sono alcuni, anonimi «amici» della madre della piccola. C'è però una foto (quella che vedete qui sotto), la cui didascalia spiega che si tratta delle protagoniste della vicenda, riprese di spalle.
È sufficiente? Da un punto di vista giornalistico, certo che no. E ad accorgersene sono soprattutto i lettori del quotidiano, che commentando l’articolo (oltre 500 i contributi, in rapida ascesa) esprimono scetticismo e lamentano la carenza di evidenze a riprova della storia. Tra le tante domande che meriterebbero una risposta, ne scegliamo una, ripresa da diversi lettori: se la famiglia affidataria musulmana non parla inglese, come ha potuto avere il via libera dai servizi sociali per diventare affidataria?
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