Non profit
Azzardo e istituzioni: a chi giova se i dati non sono pubblici?
Sull'azzardo legale i Monopoli negano i dati agli amministratori locali. A chi conviene che non siano pubblici? Forse a chi ricorre contro le ordinanze comunali no slot? Ma anche sull'incasso complessivo dello Stato le cose non sono chiare. Fiasco (Consulta Nazionale Antiusura): «chiarire subito quanto incassa davvero lo Stato»
di Marco Dotti
Possiamo dare atto che, lo scorso anno, i Monopoli al Comune di Bergamo abbiano fornito i dati ora richiesti da centinaia di comuni. Anche per questo è stato possibile dimostrare energicamente l'ampiezza del danno davanti al TAR e preservare l’ordinanza no slot del Comune di Bergamo…
È malizioso sospettare che i dati rendano difficile la posizione della parte "for business" nel giudizio amministrativo? Il sospetto è lecito, visto il fatto che i Monopoli di Stato stanno rispondendo picche a centinaia di amministratori locali che hanno chiesto i dati sul business dell’azzardo che investe comuni e famiglie.
A Vita (con lettera inspiegabilmente non protocollata), l’ufficio stampa degli stessi Monopoli di Stato, ente che ha tra le sue funzioni quelle controllo e monitoraggio di quei flussi, ha risposto «vi sbagliate». Da quando la richiesta di trasparenza è uno sbaglio?
Poiché siamo certi di non sbagliarci, abbiamo chiesto al professor Maurizio Fiasco – che da oltre vent’anni con la Consulta Nazionale Antiusura lavora per capire e aggredire questo fenomeno di azzardo predatorio edello studio che ha permesso al Comune di vincere contro i Concessionari è uno dei coautori – di fare le sue controdeduzioni, partendo proprio dalla lettera dei Monopoli di Stato (che presumiamo approvata dall’alta dirigenza degli stessi).
Professor Fiasco, cosa dobbiamo dire? Siamo senza parole, eppure qualcosa dobbiamo dirla, non possiamo lasciar cadere una questione che è di legalità, trasparenza, partecipazione… Lei cosa chiederebbe alla dirigenza dei Monopoli di Stato?
Al contabile dei Monopoli rivolgerei le domande seguenti:
1) quando un consumatore compra un biglietto del Gratta &Vinci "spende" 5 Euro? O gli viene regalato il tagliando?
2) E se "spende" 5 Euro per procurarselo, sa già che gliene ritorneranno 4 di Euro?
3) E tutti quelli che comprano i G&V avranno indietro l'80 per cento delle somme che hanno corrisposto al momento dell'acquisto dei tagliandi?
4) Ma allora il gioco d'azzardo funziona come una mutua? Ovvero, il beneficio per i consumatori è analogo a quello che, a fronte dei contributi previdenziali versati da tutti, a turno i contribuenti riceveranno a tempo debito sotto forma di una pensione?
Il refrain "vincere facile, vincere subito, vincere spesso" è una comunicazione ai consumatori simmetrica a quella che continua a ripetere che la "spesa" è però di "soli" 19 miliardi a fronte dei 96 corrisposti per l'acquisto di tutti i giochi.
I Monopoli hanno i dati, non possiamo credere che non lo abbiano. Sarebbe un vulnus istituzionale ancora più grande. E d'altronde, proprio in una intervista concessa a Vita, il sottosegretario all'Economia con delega ai Giochi Pier Paolo Baretta si è detto disponibile a rendere quei dati ai sindaci e agli amministratori che li chiedono.
Da subito – e questa è una questione cruciale – l'Agenzia può fornire almeno un dato, ufficiale e incontrovertibile, dell'ammontare vero dell'entrata erariale registrata nel 2016? Nel "Libro Blu", infatti, si riporta un ricavo per lo Stato di 10 miliardi e 75 milioni. La cifra è spesso ripetuta come assodata.
Pare non essere così. Secondo ammissioni del Sottosegretario Pier Paolo Baretta del 21 giugno 2017, rilasciate nel corso di un incontro con una delegazione di associazioni del Terzo settore presso il MEF, la cifra esatta non era ancora disponibile a quella data: ma comunque sarebbe dovuta aggirarsi su “circa” 9 miliardi di euro. Come stanno dunque le cose, anche per l'interesse pubblico relativo ai conti dello Stato?
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