Economia

La Commissione Europea dovrà lavorare sulle imprese sociali

Si è tenuta nella sede dello European Economic and Social Committee (Eesc) a Bruxelles la seconda giornata europea delle imprese dell’economia sociale, che ha riunito attori del settore e politici per creare sinergie ed esaminare quali misure si rendono necessarie

di Cristina Barbetta

Lo European Economic and Social Committee (Eesc) ha organizzato il 28 giugno nella sua sede a Bruxelles la seconda giornata europea delle imprese dell’economia sociale. Lo scopo? Riunire una massa critica per persuadere la Commissione ad includere un action plan per le imprese dell’economia sociale all’interno del suo programma di lavoro del 2018. Durante l’evento più di 130 rappresentanti dell’economia sociale hanno chiesto ai politici di aumentare i loro sforzi per consentire lo sviluppo di questo settore. L’evento si è caratterizzato per un approccio partecipativo, con workshop cui hanno preso parte stakeholder dell’economia sociale con l’obiettivo di creare sinergie ed esplorare misure da adottare.

Ad aprire i lavori Michael Smyth, vice presidente dell’Eesc, che ha evidenziato come il comitato abbia lavorato sull’economia sociale per più di 10 anni, creando sinergie insieme al Parlamento Europeo e alla Commissione Europea per promuovere l’agenda dell’economia sociale. Smyth ha sottolineato infatti: «Il contributo delle imprese dell'economia sociale all’integrazione sociale, alla coesione territoriale e a nuovi modelli economici sta diventando sempre più importante. Le imprese dell’economia sociale hanno un ruolo cruciale, non solo perché contribuiscono alla creazione di lavori di qualità e alla crescita inclusiva, ma perchè giocano un ruolo importante nel dare forma al futuro dell’Europa». E ha concluso chiedendo una roadmap di lungo periodo dell’economia sociale e di renderla una vera parte del programma di lavoro della Commissione Europea per il 2018. Nicolas Schmit, ministro del Lavoro e dell’Economia Sociale e Solidale del Lussemburgo ha sottolineato l'importanza di promuovere l’economia in un modo molto tangibile per affrontare tre sfide cruciali: il clima, la rivoluzione digitale e le questioni sociali. Al termine dell’apertura dell’incontro Oliver Röpke, presidente del Gruppo di Studio Permanente dello Eesc sulle imprese dell’economia sociale ha concluso: «La Giornata Europea delle Imprese dell’Economia Sociale è la vostra giornata». Röpke ha invitato i partecipanti a contribuire attivamente per «costruire il futuro dell’Europa insieme».


Nella seconda parte dell’evento sono stati presentati 4 case studies di start up innovative e di successo a livello europeo: Permafungi, un progetto di agricoltura urbana con sede a Bruxelles per produrre funghi e concime da fondi di caffè creando al tempo stesso lavori sostenibili per persone poco qualificate. Nel 2016 Permafungi ha cresciuto 3 tonnellate di funghi e riciclato 16 tonnellate di fondi di caffè. Fino ad ora ha creato 9 nuovi lavori. Solidarity Salt: un progetto lanciato da due imprenditrici greche per migliorare le condizioni di vita delle donne migranti sviluppando allo stesso tempo l’economia locale in Grecia. Sale da cucina gourmet viene estratto dalle saline greche e impacchettato in sacchetti fatti a mano contenenti una nota con la storia della donna migrante che ha confezionato il sacchetto. Hop Hop Food è una piattaforma digitale user-friendly che utilizza pittogrammi e geolocalizzazione per mettere in contatto persone che hanno troppo cibo con persone che possono consumarlo o che hanno bisogno di cibo. Mentre ci sono numerose start-up con un business model per la condivisione di cibo di tipo B-2-B o B2C, questa sarà la prima piattaforma C-to-C a lavorare gratis. Il progetto, che sarà lanciato a Parigi alla fine del 2017, ha lo scopo di combattere lo spreco alimentare, che totalizza 90 milioni di tonnellate in Europa mentre 43 milioni di europei soffrono di food poverty. 6zero1 è un incubatore di imprese di economia sociale che opera in Lussemburgo, e supporta gli imprenditori attraverso formazione, finanziamento e consulenza per aiutare a sviluppare attività sostenibili economicamente.

Queste storie di successo hanno ispirato i workshop, nei quali i partecipanti hanno discusso il potenziale delle imprese dell’economia sociale di sviluppare nuovi modelli economici, di promuovere l’integrazione dei migranti e la coesione territoriale. Per i partecipanti i politici hanno un ruolo importante da giocare nel creare un ambiente favorevole allo sviluppo dell’economia sociale, e li hanno per questo sollecitati a creare un quadro giuridico a livello di Unione Europea per le imprese dell’economia sociale, a rafforzare partnership pubblico-privato e ad assicurare un maggiore e più facile accesso ai finanziamenti.

Dai workshop sono arrivate precise richieste ai politici, a partire dall’esigenza di proteggere le imprese dell’economia sociale creando un “level playing field” e mettendo fine agli abusi di imprese mainstream; si è sottolineata anche la necessità di migliori politiche comunitarie sulla migrazione per facilitare un accesso rapido al mercato del lavoro e coinvolgere i media nella condivisione di storie positive; infine è stata esortata l’adozione di un progetto a livello europeo e locale per diffondere le buone pratiche di attività pro-bono per l’economia sociale coinvolgendo le società.

Nella sessione finale, Rait Kuuse, vice segretario generale per la politica sociale, ministero degli Affari Sociali dell’Estonia ha parlato del ruolo delle imprese sociali: «Diversi stakeholder potrebbero attribuire loro diversi significati. Capisco che parliamo dello sviluppo della società, ma non solo; si tratta anche di rafforzare la società riducendo i gap nel suo funzionamento e costruendo nuove soluzioni con occhi aperti verso l’innovazione, che è la chiave per il cambiamento; ritengo che questa sia la necessaria precondizione per rispondere alle sfide dell’ambiente, che dobbiamo oggi affrontare, che cambia continuamente».
Jens Nilsson, membro dell’Europarlamento, ha esortato la Commissione Europea a mostrare una maggiore volontà a sviluppare un action plan complessivo a livello europeo per l’economia sociale. Sławomir Tokarski, Direttore del Dg Grow, Commissione Europea, ha sottolineato come «L’economia sociale non è un’altra economia. E’ parte dell’economia stessa» e «abbiamo bisogno di sviluppare un approccio pragmatico cosicché l’economia sociale possa diventare un mezzo credibile per aiutare l’Unione Europea a riprendersi dalle difficoltà». Emmanuel Verny, vice presidente di Social Economy Europe, ha definito l'economia sociale come «un successo europeo, con più di 2 milioni di imprese e organizzazioni che impiegano circa 14,5 milioni di europei e rappresentano l’8% del Pil dell’Unione Europea». I lavori sono stati chiusi da Martin Siecker, presidente della Sezione per il Mercato Unico, la Produzione e il Consumo, che ha chiosato: «L’economia sociale è diventata parte dell’economia, non è solo un modello economico di per se stesso; è la soluzione per riprendersi dalla crisi, per creare lavori di qualità e rendere l’Europa più resiliente, più competitiva, senza che nessuno sia lasciato indietro».

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