Cultura

#Cyberesistance youturbers contro il cyberbullismo

In concomitanza con l'entrata in vigore della legge sul bullismo via web su YouTube è andato online il video che in meno di due giorni ha fatto il boom di visualizzazioni ed è ai primi posti delle tendenze italiane. La campagna è stata realizzata da Web Stars Channel con Luca Bernardo, direttore della Casa Pediatrica del Fatebenefratelli Sacco di Milano

di Antonietta Nembri

Il 18 giugno è entrata in vigore la nuova legge contro il cyberbullismo e nello stesso giorno su YouTube è andato online il primo video di una campagna di sensibilizzazione e informazione, rivolto espressamente agli adolescenti in rete. Sul canale di LaSabriGamer il video– prodotto da Web Star Channel, Influencer Media Company – vede la collaborazione di altri quattro creators di Web Stars Channel: Giulia Penna, Jack Nobile, Cesca e Klaus. La campagna, inoltre, è stata sviluppata con il professor Luca Bernardo, direttore della casa pediatrica dell’Ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano che ospita e cura ragazzi vittime di bullismo e cyberbullismo, con l’aiuto dell’avvocato Marisa Marraffino, esperta di reati informatici.

Nel video quattro ragazzi, di fronte al computer, guardano lo schermo con disagio e tristezza. Leggono probabilmente giudizi, minacce, offese. Non sanno come difendersi e quelle parole si “appiccicano”, una dopo l’altra sui loro volti: “vergogna”, “silenzio”, “colpa”. Ecco che accanto a loro si siede un youtuber, che inizia a staccare quelle “parole”, togliere quei giudizi e a condividere tutta quella sofferenza. Le parole compaiono sul volto del quattro creators di YouTube. Non si è più soli. Si può guardare di nuovo lo schermo e dire con fermezza: «Io posso parlare», «Io voglio parlare». La minaccia può essere spenta. Appare solo, come ultimo messaggio, “#cyberesistance” e il sottotitolo “Difendersi ed essere difesi”.

In poco più di 24 ore il video ha collezionato più di 1milione di interazioni (oltre mezzo milione di visualizzazioni sul canale di LaSabriGamer), spinto anche dalla mobilitazione social degli youtubers coinvolti nel video e di altri, sempre seguiti da Web Stars Channel, come I Mates.

Il video #Cyberesistance è stata ideato e sviluppato da Tommaso Bernabei, direttore creativo e regista di Web Stars Channel e WSC Studios (la factory di produzione creativa) e prodotto da Barbara Bologna. «Il video racconta il cyberbullismo affrontando molti degli aspetti che lo caratterizzano. L’incapacità dei ragazzi di riuscire a parlare (oltreché reagire) è dichiarata nell’azione iniziale e i loro volti sono mascherati con strappi di carta di giornale che riportano quelle parole che anche se mute e stampate (rappresentazione di un vecchio modo di aggredire indirettamente e far paura) rimangono addosso come cicatrici. L’intervento dei Creator non è un intervento di salvataggio, ma di condivisione del dolore. Per questo ciascun Creator toglie una cicatrice/parola dal volto della vittima e se la attacca. Sui muri, come interferenze tra le vittime e la realtà, appaiono proiettate parole di speranza, come se fossero pensieri reconditi e desideri digitali di ciascun ragazzo. La condivisione porta alla sensazione di poter esprimersi. Insieme ciascun creator e ciascuna vittima parlano ed esprimono con molta chiarezza che si è liberi di volere e poter parlare. Le parole, in questo film, sono la chiave di lettura del conflitto tra la loro assenza e la necessità di poterle dire», spiega Bernabei

«È entrata in vigore una Legge importante che doveva, però, essere necessariamente spiegata», dichiara Luca Casadei, Ceo di Web Stars Channel. «Per questo motivo, insieme al professore Bernardo e alla Casa Pediatrica, abbiamo cercato di capire come informare i ragazzi, come trasmettere quel senso di protezione e sicurezza che da oggi possono finalmente sentire. I nostri Creators hanno i linguaggi e i codici della generazione coinvolta nel fenomeno, sono ragazzi che parlano ai ragazzi e che sanno parlare ai ragazzi. Lac, che li vede protagonisti, è quindi un messaggio positivo, per fare “rete” nella Rete. Il video mostra le vie da percorrere per eliminare la paura e la vergogna: “parlare” e “condividere”».

«La legge Ferrara, porta il nome della prima firmataria, la senatrice insegnante di Carolina Picchio, la prima vittima di Cyberbullismo in Italia, appena quattordicenne che, proprio in questi giorni, avrebbe festeggiato 19 anni. Il drammatico lascito di Carolina, “Le parole fanno più male delle botte”, è stato raccolto con passione e coraggio dal papà, Paolo Picchio, grande amico della Casa Pediatrica, diventata Centro nazionale contro il cyberbullismo presso il ministero dell'Istruzione». Con queste parole Luca Bernardo, Direttore della Casa Pediatrica del Fatebenefratelli-Sacco di Milano riassume un impegno dalla parte dei minori e delle famiglie, che la struttura pediatrica garantisce già dal 2008, con una media di oltre 1200 casi annui. «Prevenzione, formazione e supporto alle vittime devono essere garantiti a tutti, questo lo scopo del Centro nazionale, ma senza una presa di coscienza reale da parte dei social network i nostri sforzi saranno sempre insufficienti, almeno finché i colossi del web non capiranno che devono contribuire realmente e fattivamente ad arginare un fenomeno che è già oggi un'emergenza sociale», conclude Bernardo.

«La nuova legge è rivolta soprattutto ai ragazzi, che dai 14 anni in su avranno nuovi strumenti per rimuovere i contenuti illeciti dal web e difendersi dal cyberbullismo in generale. È giusto che loro per primi sappiano cosa è cambiato e come possono difendersi. Abbiamo tradotto nel linguaggio dei ragazzi una legge che è nata per loro e che deve parlare la loro lingua. Lo dobbiamo a chi non c’è più e a chi in futuro non dovrà più avere paura delle aggressioni on line» spiega l’avvocato Marisa Marraffino.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.