Politica

Da 190 a 485 euro: Poletti presenta il reddito di inclusione

Così il ministro Poletti al termine del Consiglio dei Ministri di questa mattina ha presentato la nuova misura nazionale contro la povertà. Due miliardi all'anno le risorse disponibili al momento, ma «sappiamo che è un primo passo». Le famiglie con le caratteristiche previste sono 660mila di cui 560mila con figli minori: «siamo in condizione di raggiungere quasi completamente il target», ha affermato il ministro.

di Sara De Carli

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto “Disposizioni per l’introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà”, in attuazione della legge 15/03/2017 n. 33. Si tratta di un unico decreto, per l’esercizio della delega.

Il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha sottolineato la collaborazione con l’Alleanza contro la Povertà, affermando che «siamo consapevoli che è un primo passo. Siamo soddisfatti di aver mantenuto un impegno e varato uno strumento che per la prima volta punta a far fronte in modo universale alla povertà, ma al tempo stesso sappiamo che è solo un primo passo, che dovrà vederne ulteriori. Questo è il senso dell’accordo fra noi e l’Alleanza».

Il Ministro Giuliano Poletti ha presentato la misura, ricordando che il REI-reddito di inclusione è in continuità con la sperimentazione del SIA-sostegno all’inclusione attiva, sperimentato nelle 12 città più grandi, «che ha cominciato a porre le basi di una logica sul versante di un sostegno all’inclusione attiva. Proseguendo su quella strada abbiamo pensato a uno strumento generale, universale, che fa riferimento a tutto il Paese e a tutti i soggetti. Questo è un tema da valorizzare, mi sento di dover riconoscere a chi mi ha preceduto lo sforzo fatto e l’esperienza impiantata». Un secondo elemento che il ministro ha sottolineato è quello del «monitoraggio degli esiti, perché strumenti come questo hanno bisogno di verifiche permanenti per capire se sono efficienti ed efficaci».

Poletti ha anche ricordato che secondo l’Ocse i diversi strumenti di lotta alla povertà «hanno una capacità di raccogliere una risposta che varia fra il 40 e l’80% della domanda potenziale, abbiamo 100 persone che hanno i requisiti per accedere alla misura ma la risposta non supera il 60/70%. Noi quindi dovremo fare del nostro meglio per fare sì che chi ha le condizioni per usufruire degli strumenti lo possa fare, ma è un percorso che durerà nel tempo e che ha bisogno della partecipazione del territorio e della società, a cominciare dai soggetti dell’Alleanza».

In concreto, il REI poggia su un Fondo contro la Povertà stabile, che vale 1 miliardo e 700 milioni e si incrementerà da un lato con il riordino di alcune misure e dall’altro con la decisione già assunta di destinarvi una quota del PON inclusione, destinato al potenziamento dei servizi che devono prendere in carico le persone che hanno diritto al sostegno al reddito. Complessivamente quindi si tratta di circa 2 miliardi l'anno. «La misura ha due pilastri, il sostegno economico e la presa in carico, servono risorse per entrambe le cose»: come già concordato nel Memorandum, il 15% del fondo sarà destinato al potenziamento dei servizi e delle politiche attive, a cui vanno aggiunti poi 500 milioni in tre anni del PON.

Il beneficio economio andrà da 190 euro a 485 euro. È prevista una soglia di accesso pari a 6mila euro ISEE e una seconda soglia di 3mila euro Isee per il reddito equivalente: tutto come da Memorandum. La norma prevede che l’obiettivo dell’intervento sia universalistico, ma «nella prima fase non avendo dotazione sufficienti, la priorità va ai nuclei con almeno un figlio minore o con disabilità, con una donna in gravidanza, con over55 disoccupati. Le famiglie con queste caratteristiche sono 660mila di cui 560mila con figli minori: «siamo in condizione di raggiungere quasi completamente il target», ha affermato il ministro. Per quel che riguarda inclusione attiva, Poletti ha ricordato l’imminente assunzione di 600 nuovi addetti nei centri per l’impiego, con la specifica funzione di «fare da ponte tra chi si occupa di politiche sociali e chi di politiche del lavoro». Un altro punto da sottolineare è la condizionalità, cioè che chi ha diritto al sostegno al reddito ha anche l’obbligo di sottoscrivere un patto con la comunità, impegnandosi a determinate azioni.

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