Politica
Il Memorandum è un punto di partenza, non di arrivo
Intervista con Cristiano Gori, ideatore e coordinatore scientifico dell'Alleanza contro la Povertà: «Un riconoscimento per l’Alleanza, ma – meglio – direi che si tratta di un riconoscimento per tutti coloro i quali si impegnano da tempo nella lotta all’indigenza nel nostro Paese»
Al risultato di oggi, Cristiano Gori lavora almeno da tre anni e mezzo. E’ stato lui, infatti, ad ideare dell’Alleanza contro la Povertà, il network di 37 organizzazioni che alla fine del 2013 decisero di unirsi per dare un contributo alla costruzione di adeguate politiche pubbliche contro la povertà assoluta nel nostro Paese e da allora ne è il coordinatore scientifico. Ma la firma del Memorandum con cui oggi il Governo si assume impegni precisi rispetto al decreto attuativo che a breve varerà il reddito di inclusione, la prima misura strutturale in Italia contro la povertà assoluta, è per lui un «punto di partenza, non di arrivo».
Professore, quello di oggi è un traguardo, peraltro soltanto un mese dopo l’approvazione della legge delega.
È la prima volta in Italia che un Governo firma un memorandum su temi di politiche sociali, assumendo impegni precisi a fronte di richieste fatte da soggetti sociali: finno ad oggi i memorandum in materia di welfare sono stati siglati solo con i sindacati, su pensioni e lavoro. Certamente è un riconoscimento per l’Alleanza, ma – meglio – direi che si tratta di un riconoscimento per tutti coloro i quali si impegnano da tempo nella lotta all’indigenza nel nostro paese. L’Alleanza raccoglie, infatti, i frutti della semina dei tanti esperti, studiosi, associazioni, politici, operatori che da oltre 20 anni chiedono migliori politiche contro la povertà in Italia.
Al di la dello specifico della povertà, inoltre, speriamo che questa “prima volta” possa aprire la strada a nuove forme di rapporto fra soggetti sociali e istituzioni su vari temi di politiche sociali. Inoltre, lei oggi intervista me, ma la forza dell’Alleanza è la rete di soggetti sociali, istituzionali, sindacali che la compongono, delle loro sensibilità e delle loro competenze. Diciamo che l’esperienza dell’Alleanza conferma che si vuole provare a migliorare le cose, l’unica strada è quella di lavorare insieme tra i diversi soggetti interessati, e di farlo confrontandosi in merito alle risposte concrete da mettere in campo.
Questo sul metodo. Sui contenuti invece?
Torniamo un momento a due anni fa: sulla povertà arrivavamo da 20 anni di sperimentazioni e una tantum oppure misure strutturali ma di dimensioni finanziarie assai esigue. Una misura strutturale sembrava un miraggio… Oggi l’abbiamo, è un passo in avanti significativo. L’importante però è che questo deve essere un punto di partenza, non di arrivo. Oggi presentando il Memorandum possiamo dire di essere abbastanza soddisfatti del “come” la misura è stata disegnata, certo sul welfare locale si sarebbe potuto fare di più ma comunque anche qui molte nostre richieste sono state accolte. Da domani il nostro impegno è tutto per il Piano pluriennale contro la Povertà, che porti a raggiungere tutti i poveri e a costruire per tutti adeguati percorsi di inclusione sociale. La barra è doppia, l’universalismo e l’inclusione.
L’Alleanza ha presentato una proposta, che prevede di raggiungere tutte le persone in povertà assoluta in quattro anni, con investimenti progressivi. Questo ancora non c’è…
Questo documento non tocca il tema degli ulteriori stanziamenti che evidentemente sono necessari per poter estendere gradualmente la platea dei beneficiari. La possibilità di avere questi finanziamenti ulteriori dipenderà da scelte politiche successive, a partire da quelle per la prossima legge di stabilità. Quello è il nostro prossimo obiettivo, come dicevo. Diciamo che rispetto al disegno del REIS, il REI del 2018 è il primo anno del piano.
Il Memorandum è l’esito anche delle richieste che l’Alleanza ha presentato al Governo: quali in particolare?
Le nostre richieste sono andate in due direzioni: fare un buon disegno dei criteri d’accesso alla misura e di definizione degli importi. Le soglie e i valori sono condizionate dai soldi a disposizione, poi cambieranno quando ci saranno finanziamenti aggiuntivi, ma fin da ora i criteri dovevano disegnare una misura equa e che riflettesse il più possibile le reali condizioni delle famiglie. Il punto importante è che abbiamo fatto regole nuove, in particolare affiancando all’Isee anche il reddito disponibile. Tutto questo tiene conto anche dei costi dell’abitare, che è il costo più variabile in base al territorio. D’altra parte l’Isee corrente permette ai chi improvvisamente cade in povertà, ad esempio perché ha perso il lavoro, di dare subito una fotografia aggiornata della propria condizione.
Un altro punto per voi fondamentale era l’infrastrutturazione dei servizi…
Infatti, abbiamo ottenuto l’impegno del Governo ad introdurre un fondo dedicato ai servizi all’interno del Fondo per il contrasto alla povertà, fondo che inizialmente non era previsto.. Certo, avremmo voluto una quota di risorse maggiori… alla fine nel testo del Memorandum c’è scritto «non inferiore» al 15% del Fondo. Però appunto, l’importante è prevedere una linea di finanziamento strutturale per i servizi del welfare locale, che poi potrà – speriamo – crescere. Ad essa si affiancano precisi investimenti sull’affiancamento delle amministrazioni territoriali competenti e sul monitoraggio. Questa è la nostra logica dell’infrastrutturazione locale: risorse per i servizi, strumenti per chi vi opera e monitoraggio dell’effettiva realizzazione. Certamente poi, tutto questo deve essere tradotto in attuazione concreta, e non sarà affatto semplice.
Nel lavoro del Memorandum, così come di tutto questo periodo, ci siamo confrontati costantemente con il Governo, con le forze parlamentari – di maggioranza e di opposizione – e con tanti altri soggetti sociali e politici. È stata un’esperienza positiva, di confronto sui contenuti delle concrete risposte per i poveri. A tutti loro va il nostro ringraziamento. Ora l’importante è considerare questo il punto di partenza e ricominciare subito a lavorare per arrivare ad interventi adeguati.
Foto di Umit Bulut/Unsplash
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.