Volontariato
La prof più brava d’Italia insegna in ospedale
La vincitrice dell'Italian Teacher Prize si chiama Annamaria Berenzi e insegna matematica nella sezione ospedaliera dell’IIS Castelli di Brescia. «Ho scelto questo ruolo in ospedale, all'inizio avevo paura, oggi mi sento una privilegiata». La Scuola in Ospedale conta in Italia 765 docenti e oltre 62mila studenti l'anno. L'abbiamo raggiunta in aeroporto, in partenza per Dubai, per il Global Teacher Prize
La vincitrice del #PremioNazionaleInsegnanti è Annamaria Berenzi. Insegna matematica nella sezione ospedaliera dell’ IIS Castelli di Brescia. Le sue aule sono dentro gli Spedali Civili di Brescia e i reparti che assorbono maggiormente le sue energie professionali ed umane sono l’Oncoematologia pediatrica e la Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. È una scuola d'emergenza, in cui fare lezione – dice la professoressa – significa ricordarsi che la malattia non ti sta togliendo tutto, che esiste una parte della tua vita che non viene risucchiata da degenza, terapie e isolamento.
«Ho chiesto il trasferimento sulla sezione ospedaliera otto anni fa. La paura di non reggere il carico emotivo era forte, ma con il tempo ho imparato che i nostri studenti degenti, affrontando con tanto coraggio e dignità prove durissime, ci insegnano a non voltare la faccia di fronte alla fatica e al dolore, e ora non lascerei più il mio ruolo in ospedale. Mi ritengo una privilegiata ad essere dove mi trovo», spiega. La professoressa è in aeroporto, in attesa del volo per Dubai: insieme agli altri finalisti parteciperà al Global Teacher Prize, che premierà il miglior docente del mondo. «In ospedale ti metti in gioco anche umanamente, non solo come persona. Le mie lezioni sono individuali, con ragazzi che si trovano da un momento all'altro in stato alterato, spesso vivo l'emergenza: ma tutto questo, se ci riesci, fa emergere un canale di comunicazione tutto particolare, nascono rapporti bellisimi e hai soddisfazioni enormi. Non tutti i ragazzi sono "geni", ovviamente, non intendo quello: capita però il ragazzo che capisce la matematica e che prima non la capiva o quello bravo che approfondisce e così si distrae dalla malattia e e si diverte e per alcune ore non si accorge del tempo che passa. Ogni ragazzo è una potenzialitò infinita, questo vale per tutti, ma qui nel rapporto uno a uno lo tocchi davvero con mano». E il dolore? «Certo, tutti i giorni ho a che fare con il dolore: da un lato so che quando non sentirò più il dolore dell’altro sarà il momento di cambiare mestiere, perché non puoi essere utile a nessuno se non senti il suo dolore; dall'atra parte naturalmente cerco di tutelarmi, di sentire ma anche di essere alla giusta distanza. Quando durante una lezione in una stanza di degenza lo studente non si accorge di quanto tempo è passato, riesce ad allontanarsi dal suo io malato, si sente "bene" … solo allora un docente può sentirsi soddisfatto».
Con i 50mila euro del premio, la professoressa intende offrire agli studenti ospedalieri un ambito in cui essi possano ritrovarsi al di fuori delle stanze di degenza, un’opportunità in più per condividere vissuti e supportarsi a vicenda nella rielaborazione del trauma che vivono. Il suo sogno nel cassetto è il progetto "In viaggio per guarire", una sorta di campagna di campagna di responsabilizzazione con tappe in diverse scuole d'Italia che coinvolga i suoi studenti (sia quelli attualmente in cura che quelli già guariti) come testimonial. «Fa pensare il fatto che la prima edizione di questo premio sia andata a me, a un'insegnante che vive un'esperienza particolare di scuola. È vero, la scuola in ospedale non è la maggior parte della scuola, ma i suoi bisogni sono così tanti che forse se per una volta si prende un po' di spazio non è un male: non ci conosce nessuno, purtoppo è una realtà che conosce solo chi ne ha avuto bisogno e le scuole stesse sono impreparate a interagire con cnoi. Credo che questo premio alla scuola in ospedale, perché è questo, sia una cosa bellissima e farà bene alla scuola in ospedale tutta».
Il servizio di Scuola in Ospedale e Istruzione Domiciliare risale al 1986: è allora che sono nate le prime sezioni scolastiche all’interno degli ospedali e da lì viene sancito il carattere “normale” della scuola in ospedale, come sezione staccata della scuola del territorio. Oggi, dopo trent’anni, in Italia ci sono 167 sezioni ospedaliere, con 765 docenti: nello scorso anno scolastico hanno usufruito di questo servizio 62.204 studenti, di cui 4.400 della scuola secondaria di II grado. La Scuola in Ospedale, oltre a consentire la continuità degli studi per i bambini e i ragazzi ricoverati, garantisce il diritto ad apprendere in ospedale, nonostante la malattia. In molti casi, permette ai ragazzi e alle loro famiglie di continuare a sperare, a credere e investire sul futuro. Una parte importante delle attività svolte dalla scuola in ospedale è anche quella di mantenere i legami fra i ragazzi e il proprio ambiente di vita scolastico. La Scuola in Ospedale è quindi uno dei punti di eccellenza del sistema nazionale di istruzione ed è riconosciuta ed apprezzata in ambito sanitario come parte integrante del programma terapeutico.
La professoressa Berenzi all’Italian Teacher Prize è stata candidata da Alessia, una sua studentessa (qui sopra il video) e questa mattina alla cerimonia con la ministra Valeria Fedeli ha ringraziato anche la professoressa «Speranzina Ferraro, che ha dedicato gran parte sua vita alla scuola in ospedale. Se la scuola in ospedale oggi è quello che è – una realtà bellissima – è sicuramente opera anche sua».
Gli altri vincitori sono Daniela Ferrarello, docente all'IPSSAR Karol Wojtyla di Catania, che insegna matematica in un istituto di alta sicurezza, il Bicocca; Consolata Maria Franco, che insegna Italiano, Educazione civica, Storia e Geografia all'Istituto Penale Minorile di Nisida; Antonio Silvagni, che ha perso la vista in pochi giorni, fra gli scritti e gli orali del concorso a cattedra, è un esperto di multimedialità nella didattica e insegna materie letterarie e latino al IIS Leonardo Da Vinci di Arzignano; Dario Gasparo, unico fra i premiati ad insegnare alla secondaria di primo grado. Insegna matematica e scienze alla scuola Valmaura di Trieste. A loro quattro va un premio di 30mila euro ciascuno, da usare per progetti scolastici. I cinque vincitori sono stati selezionati fra 11mila candidati. Ai vincitori la ministra Valeria Fedeli ha detto «siete motivo di grande orgoglio»: oggi – ha continuato la ministra «diamo un riconoscimento a insegnanti che hanno saputo fare scuola oltre la scuola, aprendo alle studentesse e agli studenti mondi e orizzonti non tradizionali. Dobbiamo decretare delle vincitrici e dei vincitori, ma oggi a vincere non sono solo cinque insegnanti, vince la scuola e vincono tutte e tutti coloro che accompagnano ogni giorno, con passione e dedizione, le nostre ragazze e i nostri ragazzi verso il loro futuro. Insegnare significa imprimere un segno. Il ruolo delle e dei docenti è essenziale per lo sviluppo di un Paese, non dobbiamo mai dimenticarlo».
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