Salute
Crisi, gli italiani si curano meno
Calo di visite odontoiatriche e terapie riabilitative. Una ricerca Doxa per conto del Banco Farmaceutico, rivela che il 45% degli italiano nel 2016 hanno rinunciato all’acquisto di farmaci non mutuabili. Il picco nelle famiglie con genitori separati
di Redazione
Quasi un italiano su due (45%) ha rinunciato nell’ultimo anno all’acquisto di un farmaco, in particolare di farmaci non mutuabili e, quindi, a carico completo del cittadino. È quanto emerge dall’indagine Doxa realizzata per Banco Farmaceutico dal titolo “Nuove povertà e bisogni sanitari”. Il report analizza in maniera approfondita e inedita lo stato di salute degli italiani e le loro difficoltà nell’accedere alle cure, evidenziando i profili delle categorie più a rischio.
Tra le casalinghe e i pensionati il tasso di rinuncia supera il 50% (52% quando vivono in famiglia, 53% quando vivono da soli). Tra i lavoratori precari la percentuale raggiunge il 41% se vivono in famiglia, il 40% se vivono da soli. Anche chi ha un lavoro stabile ha dovuto rinunciare ad acquistare farmaci. La percentuale raggiunge il 39% tra chi vive in famiglia, il 46% tra i single.
Il 45% degli italiani dichiara di avere in famiglia almeno un caso di patologia rilevante. Se aumenta il numero delle patologie concomitanti o presenti in famiglia, aumenta la problematicità dell’accesso ai farmaci. Un italiano su quattro (26%) si è trovato a dover rinunciare nell’ultimo anno almeno ad una visita medica, in particolare a terapie di riabilitazione e visite odontoiatriche.
Tra i single con lavori precari – la categoria più a rischio – il tasso di rinuncia raggiunge il 41%, mentre tra i pensionati e le casalinghe il 38% se vivono in famiglia, il 34% se vivono da soli. Tra i genitori separati con figli a carico, la percentuale raggiunge il 39%.
Anche gli esami del sangue sono un problema: infatti dal report emerge che le difficoltà maggiori si riscontrano nell’effettuare visite specialistiche a pagamento (32%), esami del sangue (31%), visite specialistiche ospedaliere con pagamento del ticket se previsto (28%), visite odontoiatriche (26%).
Nonostante la rilevanza dei problemi di accesso ai servizi sanitari ed alle cure, la percentuale di persone che dichiara di aver ricevuto supporto da enti assistenziali è marginale (1%). Un dato così basso potrebbe essere indicatore di diversi fattori, come la difficoltà del comunicare una problematica economica nell’accesso ad un bene primario come le cure mediche. Ma incide anche la difficoltà nel riconoscere di avere un problema economico sanitario. «I dati che abbiamo presentato oggi testimoniano come, da un lato, conoscere il fenomeno sia la condizione necessaria per poterlo affrontare; dall’altro, quanto il mondo del non profit e la carità di chi lo alimenta rappresentino, oggi come non mai, beni oggettivi e irrinunciabili, fattori decisivi da cui partire per ricostruire la nostra società», ha spiegato Paolo Gradnik, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico onlus.
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