Politica
Decimato il Fondo per le politiche sociali
Dura presa di posizione di Fand e Fish alla notizia dei pesanti ridimensionamenti subiti: il fondo non autosufficienze perde 50 milioni e torna a 450 milioni. Quello per le politiche sociali perde oltre 211 milioni: ne restano solo 99. Anche il coordinamento del Forum nazionale del Terzo Settore chiede chiarimenti al Governo
di Redazione
La sforbiciata subita dal Fondo nazionale per le politiche sociali e da quello per le non autosufficienze non è passata sotto silenzio. Dalla Fish (Federazione italiana superamento handicap) alla Fand (la federazione delle associazioni nazionali sulla disabilità) al coordinamento del Forum nazionale del Terzo Settore le prese di posizione sono molto nette.
Alla notizia dei tagli, scritti nero su bianco nella risposta all’interrogazione parlamentare dell’onorevole Donata Lenzi nella quale il ministero del Lavoro ha confermato la riduzione dei trasferimenti di alcuni fondi alle Regioni ordinarie per esigenze di bilancio il presidente della Fish Vincenzo Falabella ha dichiarato: «È un pessimo segnale per il futuro delle politiche sociali in Italia. Un colpo assestato dopo aver fatto balenare l’ipotesi di progettare e costruire livelli essenziali di assistenza in ambito sociale validi in tutto il Paese, di definire un Piano per la non autosufficienza, di aprire una stagione in cui l’attenzione all’inclusione sociale fosse significativa e unificante».
Gli fa eco Franco Bettoni, presidente Fand che definisce il fatto «di una gravità inaudita e quello che più sconcerta è il fatto che la Fand che, in questi mesi, ha partecipato ad incontri e confronti con il ministro del Lavoro proprio per arrivare ad un aumento del Fondo per la non Autosufficienza, non abbia ricevuto alcuna informativa al riguardo e ne sia venuta a conoscenza per altri canali; questo atteggiamento certamente non giova ed anzi mette in discussione la qualità dei rapporti fino ad oggi intercorsi con gli organismi istituzionali».
I “pesanti tagli” – come li definisce una nota del Forum del Terzo Settore – alla spesa sociale prevedono una riduzione di 50 milioni di euro al fondo per le non autosufficienze, mentre quello per le politiche sociali scenderebbe da 311 milioni a 99 milioni «Un atto gravissimo, peraltro deciso senza coinvolgere il ministero del Lavoro e delle Politiche Social, che – continua la nota del Forum – avrebbe pesanti conseguenze per i cittadini e le famiglie che si trovano in condizioni di forte disagio e che quindi hanno più bisogno del sostegno delle istituzioni. La spesa sociale italiana necessiterebbe di maggiori investimenti per rafforzare le misure di inclusione sociale delle persone svantaggiate, non certo di tagli che minacciano la realizzazione di servizi sociali di base e rappresentano inaccettabili passi indietro».
Il Fondo destinato al sostegno delle persone non autosufficienti scende al livello cui era stato portato con l’ultima legge di Bilancio, perdendo i 50 milioni aggiuntivi promessi lo scorso novembre dal ministro del lavoro Giuliano Poletti ai malati di Sla e sbloccati solo il 22 febbraio (l’incremento era stato inserito nel dl Sud).
Quello veramente decimato è il Fondo politiche sociali, che perde 211 sui 311,58 milioni stanziati nell’ottobre 2016. Si tratta di soldi che servono a finanziare, per esempio, gli asili nido, le misure di sostegno al reddito per le famiglie più povere («nel frattempo – ricorda una nota di Fand – l’approvazione al Senato della legge per il contrasto alla povertà è stata rinviata alla prossima settimana»), l’assistenza domiciliare e i centri antiviolenza.
Falabella osserva inoltre che «nella risposta scritta il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali sembra prendere le distanze da una decisione che indica come assunta da Regioni e ministero dell’Economia, ma per noi è rilevante l’esito e gli effetti di questa decisione che ha visto protagonisti gli assessori al bilancio ed i presidenti delle Regioni e il Mef. Peraltro lo specifico Tavolo per le non autosufficienze, di cui fanno parte oltre a Fish altre organizzazioni e sindacati, non ha ricevuto alcuna comunicazione di questa grave novità appresa da altri canali. Questo incide negativamente sulla qualità delle interlocuzioni in essere».
«Queste politiche sono sbagliate e inopportune e non solo feriscono le persone più vulnerabili, negando diritti e inclusione sociale, ma paralizzano il nostro Paese. È puro autolesionismo tagliare la spesa per le politiche sociali e sanitarie anziché utilizzarla come un formidabile investimento per creare sviluppo, innovazione e buona occupazione. Per tali ragioni, come Fand», insiste Bettoni, «stiamo valutando tutte le possibili iniziative per contrastare questa grave scelta politica, sia chiedendo un confronto diretto con il Presidente del Consiglio dei Ministri e con il ministro dell’economia, sia organizzando un’ampia mobilitazione del mondo della disabilità, oggi così pesantemente colpito».
Sulla stessa lunghezza d’onda Fish che vuole chiedere un tempestivo confronto con il Presidente del Consiglio dei Ministri e con il ministro dell’Economia e non esclude una mobilitazione più ampia e diffusa nel Paese, in ogni singola regionale.
«Gli effetti di questa intesa oltre ai danni materiali che si faranno sentire soprattutto nelle regioni del Sud, passano sopra molte teste, oltre a quelle delle persone con disabilità e delle loro famiglie: è lo stesso Parlamento ad essere ignorato» insiste Falabella. «Quei Fondi sono stati incrementati o garantiti dopo ampie discussioni in Camera e Senato. È ai parlamentari che facciamo appello per avere adeguato sostegno. E lascia stupefatti l’atteggiamento delle Regioni che compensano le loro mancate revisioni della spesa accettando di rinunciare a parti consistenti dei trasferimenti sul sociale», conclude.
In apertura foto di Joe Readle/getty Images
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