Welfare

Le majistre della Locride? Ora sono maestre d’alta moda

La linea degli abiti di lusso nata sulla scia della tradizione della tessitura a mano calabrese e riscoperta dal Gruppo Cooperativo Goel, recentemente incontrato dall'ex premier Matteo Renzi, è arrivata negli show room di Milano, Parigi e New York

di Diletta Grella

È una sposa bella ma soprattutto etica, quella proposta da Cangiari. Il primo marchio italiano di moda eco-etica di fascia alta, che si sta imponendo nel panorama nazionale, lancia una nuova collezione di abiti da sposa, presentata qualche settimana fa a Milano. Linee semplici e purissime, stoffe impalpabili e preziose. Abiti che fanno subito pensare al concetto greco di kalòs kai agathòs, “bello e buono”. E, non a caso, la casa di moda ha sede in Calabria, là dove un tempo c’era la Magna Grecia. Bello e buono. Bello perché gli abiti sono indiscutibilmente belli. Buono, perché il percorso che porta alla creazione di ogni singolo capo è costellato di scelte che guardano al bene comune.

“Cangiari” (che in dialetto calabrese significa “cambiare”) nasce in seno al gruppo cooperativo Goel (aderente al consorzio Cgm), «che raccoglie numerose imprese sociali della Locride e della Piana di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria» spiega Vincenzo Linarello, presidente del Gruppo. Goel è stato fondato nel 2003, su impulso di monsignor Giancarlo Bregantini (allora vescovo della Diocesi di Locri-Gerace). Le imprese che ne fanno parte operano in diverse settori: dall’abbigliamento (con la cooperativa sociale Made in Goel, cui sono associa- te altre cooperative sociali) al turismo responsabile, dall’agricoltura biologica allo sviluppo locale, dalla multimedialità ai servizi sociali e sanitari.

Ma come si arriva da qui alle passerelle di tutto il mondo (oltre a Milano, Cangiari ha showroom a Parigi e New York)? A metà degli anni Duemila, alcune giovani donne si rivolgono a Goel chiedendo aiuto per salvare l’antica e prestigiosa tradizione calabrese della tessitura a mano. Erano infatti rimaste ormai poche le majistre capaci di dominare questa complessa arte. Nei telai possono esserci fino a 1.800 fili di ordito: a seconda del disegno che si vuole realizzare, questi fili vengono fatti passare in modo diverso nei licci, seguendo ogni volta un preciso ordine matematico.

Nella maggior parte dei casi, le maestre erano analfabete e per ricordare le diverse programmazioni dei fili, nei secoli avevano escogitato un trucco: imparavano a memoria delle canzoni, nei cui versi erano nascosti i segreti della tessitura. Queste nenie venivano custodite gelosamente e tramandate oralmente di madre in figlia. Tra la fine del Novecento e l’inizio del Duemila, però, sempre meno ragazze erano interessate alla tessitura. «Per evitare che un ricco patrimonio di matrice grecanica e bizantina rischiasse l’estinzione, le maestre accettarono quindi di rivelare i loro segreti alle giovani donne che si erano rivolte a Goel, le quali li trascrissero su carta», continua Linarello, «Insieme decidemmo di restaurare alcuni telai di legno, ormai vecchi e rovinati, e iniziammo a tessere».

Per realizzare un metro lineare di tessuto, largo 80 centimetri, servono da tre a sei ore di lavoro. I tessuti diventano quindi molto preziosi. Per questo, quando, nel 2009, Goel lancia Cangiari, il marchio di moda non può che posizionarsi nella fascia alta. All’inizio il brand può contare su un tutor di rilievo: Santo Versace. Importanti stilisti e direttori creativi si succedono negli anni per creare le collezioni, come Paulo Melim Andersson, Marina Spadafora, Maria Paola Pedetta. Fin da subito il marchio si presenta come il primo di moda eco-etica in Italia. I motivi di questa eticità sono diversi.

«Innanzitutto la filiera di produzione è tutta made in Italy, formata dal- le imprese sociali, che si propongo- no di dare lavoro alle persone più deboli e svantaggiate», spiega Manuela Sfondrini, direttrice di Goel. «Bisogna considerare che siamo in Calabria, dove la disoccupazione e il lavoro nero raggiungono livelli altissimi e dove la ’ndrangheta è purtroppo ben radicata. Noi, con il nostro lavoro, creiamo un’alternativa alla malavita organizzata, laddove le alternative non sono molte. E ci impegniamo per la diffusione di una cultura basata sulla legalità, schierandoci contro tutto ciò che nega la dignità delle persone. Dal 2008 promuoviamo anche l’Alleanza con la Locride e la Calabria, sottoscritta ad oggi da oltre 3mila persone e da più di 740 enti e organizzazioni, che si propone di contrastare il dilagare della mafia attraver- so progetti concreti e costruttivi, sia in Calabria sia nel resto d’Italia».

Grazie al marchio Cangiari, le cooperative sociali di Goel impiegano nel settore dell’abbigliamento venti persone a tempo pieno e altri collaboratori coinvolti nelle fasi di maggiore intensità produttiva. Il marchio è prodotto e di- stribuito dalla cooperativa sociale Ma- de in Goel. La cooperativa, composta in prevalenza da donne, ha realizzato nel 2015, insieme alle cooperative socie, un volume di 5.300 capi considerando anche quelli prodotti in conto terzi per un valore della produzione pari a 240mila euro. I tessuti poi sono realizzati con materiali e colorazio- ni biologiche, nel rispetto dell’ecosistema e del benessere di chi li indossa. «Con il nostro lavoro cerchiamo di dimostrare ogni giorno che l’etica non può accontentarsi di essere giusta: deve essere efficace, deve cioè riuscire ad essere competitiva sul mercato» conclude Linarello.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.