Non profit
Azzardo: quali garanzie se la Concessione è un franchising?
La prevista riorganizzazione della rete di vendita dell'azzardo legale sta suscitando critiche e dibattiti. Nel progetto del Governo manca un punto decisivo: una norma che, sul modello del subappalto, renda i Concessionari responsabili in solido con i gestori a cui si affidano sul territorio
di Marco Dotti
Da più parti sono state evidenziate criticità e mostrati punti di rottura presenti nella Proposta del Governo in tema di azzardo. Una proposta fatta alle Regioni e agli Enti locali sul tema della riorganizzazione della rete di vendita dell'azzardo legale sui territori italiani. È, questo, un tema tra i più delicati del controverso sistema del gambling: proprio sui territori, nelle microdinamiche delle relazioni quotidiane, i cittadini – giocatori o no – misurano sulle loro vite impatto e conseguenze dello tsunami finanziario prodotto dall'azzardo di massa. Parliamo di circa 96 miliardi sottratti nel 2016 all'economia reale.
Martedì scorso, accogliendo il nostro invito, il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta ha accettato di rendere per la prima volta pubblica la proposta su cui da mesi il governo cerca di trovare un accordo con gli enti locali, aprendo il dibattito alla società civile nel suo complesso. «Si facciano proposte, di merito, di integrazione o modifica», ha aggiunto non meno di due giorni fa lo stesso Pier Paolo Baretta.
Proviamo quindi a fare una piccola, modesta proposta di integrazione e di merito su un elemento specifico e preciso. Detto altrimenti, anziché rilevare ciò che in quel documento c'è e probabilmente non va (altri lo hanno fatto e lo faranno meglio di chi scrive), cerchiamo di evidenziare ciò che in quel documento manca. Limitandoci per ora a un punto chiaro e preciso ma, forse, pregiudiziale se lo scopo della proposta è quello di tutelare ordine pubblico e sicurezza di cittadini e territori.
La ratio della Proposta governativa
Ricordiamo che la ratio o, se si vuole, la "mission" di questa Proposta risiede nella Legge di stabilità 2016. L'articolo 1, comma 936 di quella legge ha disposto infatti che, in sede di Conferenza unificata, venissero definite: «a) le caratteristiche dei punti vendita ove si raccoglie gioco pubblico; b) i criteri per la distribuzione e concentrazione territoriale dei punti vendita ove si raccoglie gioco pubblico». La finalità di questa riorganizzazione della rete di vendita è quella – citiamo testualmente – di «garantire i migliori livelli di sicurezza per la tutela della salute, dell’ordine pubblico e della pubblica fede dei giocatori e di prevenire il rischio di accesso dei minori di età».
Leggi la Proposta del Governo alla Conferenza unificata del 2 febbraio 2017, clicca qui
Un punto mancante
Se queste sono le premesse, leggendo la proposta di riorganizzazione della rete di vendita dell'azzardo legale avanzata dal Governo a Regioni e Enti Locali, si direbbe che manchi quanto meno un punto. Un punto decisivo. Manca la responsabilizzazione integrale, in solido, dei Concessionari rispetto ai gestori degli esercizi commerciali (punti vendita) che portano il loro marchio.
Coerentemente con quanto previsto dall'articolo 1, comma 936, della Legge di Stabilità 2016, e conformemente al dettato costituzionale, in sede di Proposta del Governo alla Conferenza Unificata Stato-Regioni e enti locali, si potrebbe introdurre un criterio di radicale responsabilità in solido – da rendere effettivo con un adeguato sistema sanzionatorio e un sistema di fideiussioni a garanzia delle eventuali sanzioni – tra Concessionari e gestori.
A titolo di esempio, se un Concessionario dà in gestione a un prestanome di un'organizzazione criminale un "gioco", quel Concessionario deve risponderne. Idem se le macchine, all'accensione, non mostrano il codice identificativo dei Monopoli. Il Concessionario può non essere complice e, quindi, non penalmente coinvolto ma siccome è Concessionario di un servizio "pubblico" dello Stato allora quel Concessionario è responsabile della moralità di tutta la sua filiera. Va sancito un sistema di responsabilità oggettiva, che arrivi fino alla sospensione e alla perdita della concessione.
I requisiti che oggi vengono richiesti non sono abbastanza esigenti e responsabilizzanti per la delicatezza del settore che i soggetti Concessionari sono chiamati a gestire. Requisiti che devono essere chiamati a applicare a tutta la rete di cui devono essere responsabili. Il rapporto deve essere reso simile a quello che vediamo all'opera nell'appalto e nel subappalto, la responsabilità nondeve ricadere unicamente sul subappaltante, ma anche sull'appaltante.
La stessa cosa deve valere per la filiera dell'azzardo legale: quando prendi una concessione, devi dire chi sono tutti i tuoi gestori e lo Stato li deve controllare uno a uno. Una riorganizzazione della rete di vendita che tenga conto di questa esigenza potrebbe, quanto meno, essere fedele al mandato che la Legge di Stabilità 2016 ha stabilito e dare garanzie che non riducano la legalità a una questione meramente formale.
Più volte abbiamo sollevato il problema su queste pagine. Un problema, d'altronde, ben noto alle unità investigative finanziarie, tanto da essere portato, il 5 aprile scorso, al centro di un importante dibattito in Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali.
La prevista riorganizzazione della rete di vendita dell'azzardo legale sta suscitando critiche e dibattiti. Nel progetto del Governo manca un punto decisivo: una norma che, sul modello del subappalto, renda i Concessionari responsabili in solido con i gestori – e viceversa- a cui si affidano sul territorio
Nessun controllo sul territorio
Oggi per rivendere legalmente un prodotto ad altissima e innata tossicità come l'azzardo serve una concessione dello Stato. In Italia, il sistema è però organizzato tendenzialmente su due reti: 1) la rete della concessione diretta (ad es sale Bingo, dove a ogni punto vendita corrisponde a una concessione statale, con relative fideiussioni bancarie anche a garanzia di eventuali sanzioni); 2) la rete indiretta: i punti raccolta/rivendita gioco dedicati (ad esempio: le sale VLT, nate per autorizzazione questorile ex art. 88 TULPS) ma gestiti da soggetti terzi, non vincitori di concessione, che con lo Stato non intrattengono alcun rapporto.
Capiamo subito dove sta il problema: sul territorio a operare sono prevalentemente soggetti che non hanno partecipato a un bando concessorio, ma hanno stipulato con i Concessionari un contratto di gestione. Il fronte critico dell’offerta riguarda pertanto soprattutto (non unicamente, va da sé) quelle sale e quegli esercizi commerciali, spesso al centro delle cronache giudiziarie. Cronache che, però, non toccano quasi mai i Concessionari che, semplicemente, risolvono il contratto e cambiano gestore, proprio grazie a un design normativo deresponsabilizzante che, sui territori, crea uno stato di totale anarchia.
Perché non insistere allora proprio su questo punto? Perché non introdurre un principio di responsabilità in solido dei Concessionari con i loro gestori sostenuto da un rigoroso e pesante sistema sanzionatorio? Questo permetterebbe, da un lato, un controllo più capillare dell'intera filiera. Dall'altro, con un adeguato sistema sanzionatorio, permetterebbe di non deresponsabilizzare chi delega a terzi, come se si trattasse di un normale franchising, il rapporto con gli "utenti finali"…
Coerentemente con quanto previsto dall'articolo 1, comma 936, della Legge di Stabilità 2016, e conformemente al dettato costituzionale, in sede di Proposta del Governo alla Conferenza Unificata Stato-Regioni e enti locali, si potrebbe quindi introdurre un criterio di radicale responsabilità in solido tra concessionari e gestori.
Lo Stato, oggi, in questo ambito sa poco o nulla – in mano ha solo dei pro forma – di chi opera davvero per suo conto e in sua vece su quei territori che, tutelando i beni primari della salute e della sicurezza, dovrebbe invece garantire al meglio.
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