Welfare
Povertà educativa, i primi progetti partiranno con il prossimo anno scolastico
Intervista con Carlo Borgomeo, presidente di Con i Bambini: «1.200 idee progettuali sono tante, ma ce lo aspettavamo. Sono sicuro che fra i progetti inviati c’è dell’innovazione, non sono una risposta di routine; però attenzione, sperimentare non significa fare esperimenti, dobbiamo rispondere alla povertà dei bambini», afferma. Prima dell'estate arriverà un bando per la fascia 7-10 anni
I due bandi legati al Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile hanno chiuso a quota 1.200 proposte progettuali pervenute. Ne parliamo con Carlo Borgomeo, presidente di Con i Bambini, l’impresa sociale interamente partecipata dalla Fondazione Con il Sud, soggetto attuatore del Fondo costituito a seguito dell’intesa siglato fra il Governo e le Fondazioni di origine bancaria.
Milleduecento progetti sono tantissimi, è un numero che vi ha sorpreso?
Non direi. Le racconto un aneddoto, che risponde alla sua domanda. Al nostro interno abbiamo fatto una sorta di gara, a chi si avvicinava di più al numero di proposte che sarebbero arrivate: in cinque persone abbiamo sbagliato di un centinaio, quindi sì, è un numero che ci aspettavamo. D’altronde abbiamo l’esperienza dei bandi di Fondazione Con il Sud sugli stessi temi, da anni. È vero che stiamo parlando di idee progettuali, ma c’erano comunque requisiti minimi, innovativi, soprattutto la presenza nel partenariato di un soggetto che faccia valutazione di impatto: questo ha creato una certa difficoltà. Diciamo, in sintesi, che è un numero alto ma fisiologico, una risposta che segnala un interesse notevole e forse una domanda impressionante, tuttavia non sono numeri che mettono in difficoltà la macchina.
Anche la metodologia proposta per la valutazione di impatto sarà oggetto di valutazione, come pure il curricolo di chi vuole farla. Questa è la vera novità dei bandi.
Carlo Borgomeo
Al di là di numeri, che effetto hanno già ottenuto questi due bandi secondo lei? Qualcuno ha detto che sono stati l’occasione per tornare ad avere una progettualità anziché ragionare su capitolati. È così?
Sì, mi ci ritrovo. Abbiamo girato l’Italia per presentare i bandi e abbiamo parlato con molte persone, sono sicuro che fra i progetti inviati c’è dell’innovazione, non sono una risposta di routine. Come sa ci saranno due graduatorie, c’è la possibilità di progetti realizzati all’interno di un territorio dove vengono premiate le caratteristiche di un partenariato che si conosce e che conosce il territorio, ma è anche l’occasione per fare anche interventi strutturali, ci potrà essere qualche progetto di dimensione ampia, di 3-3,5 milioni per una iniziativa nazionale in cui si tentano forti innovazioni.
La tempistica ora com’è?
I tempi saranno un po’ lunghi perché abbiamo doppia fase, ora c’è una prima selezione fra le idee pervenute e a quelle selezionate verranno dati 60 giorni per la presentazione del progetto, cui seguirà poi la valutazione. La scelta condivisa con il Comitato d’indirizzo strategico è quella di non affidare all’esterno le valutazioni, saranno fatte tutte all’interno, quindi ci vorrà del tempo. La mia opinione personale è che per il bando infanzia arriveremo in tempo per far partire i progetti con il prossimo anno scolastico, per l’adolescenza no.
Una innovazione fondamentale è che si trovino sistemi per l’autosostenibilità di queste iniziative, perché è inutile lamentarsi che il welfare è in crisi se non si sperimentano meccanismi innovativi di sostenibilità.
Carlo Borgomeo
C’è il rischio di finanziamenti a pioggia?
No perché finanziamento a pioggia significa dare un po’ per uno mentre quando abbiamo deciso la prederminazione territoriale delle risorse – per cui si sa che x euro vanno nella regione y – abbiamo anche messo una clausola di salvaguardia per cui se la regione x presenta solo progetti non buoni, quei soldi non li prende, ma vengono accantonati e saranno destinati sempre alla regione x ma nel prossimo bando. I progetti se non arrivano a 70/100 non hanno finanziamento.
L’aspettativa legata a questo fondo sperimentale è che fra tre anni si sappia quali sono le strategie più efficaci per contrastare la povertà educativa, su cui investire a livello di politiche sistemiche. Questo non significa che deve essere chiaro già oggi quali sono gli obiettivi, cosa ci aspettiamo, che cambiamenti vogliamo portare?
Questi bandi hanno portato un grande cambiamento, intanto perché è la prima volta che c’è un intervento di welfare misto fra pubblico e privato e la enorme novità è che il pubblico fa un passo indietro perché il destinatario è il terzo settore. In secondo luogo il bando tiene insieme due esigenze: intanto che il progetto sia efficace, cioè che le cose che si fanno servano a rispondere a dei bisogni, in secondo luogo che l’intervento sia innovativo. Una innovazione fondamentale – ma questo è un mio giudizio personale – è che si trovino sistemi per l’autosostenibilità di queste iniziative, perché è inutile lamentarsi che il welfare è in crisi se non si sperimentano meccanismi innovativi di sostenibilità. Quindi, per essere espliciti, non va bene un progetto che in nome della sperimentazione lasci in secondo piano i bisogni del territorio a cui si riferisce: sperimentale non significa che possiamo usare 120 milioni per fare esperimenti. È importante l’innovatività, sì, ma il bando è contro la povertà educativa minorile, deve dare risposta a questo problema.
Non va bene un progetto che in nome della sperimentazione lasci in secondo piano i bisogni del territorio a cui si riferisce: sperimentale non significa che possiamo usare 120 milioni per fare esperimenti. È importante l’innovatività, sì, ma il bando è contro la povertà educativa minorile, deve dare risposta a questo problema.
Carlo Borgomeo
Anche i 34 soggetti che si sono detti disponibili a fare valutazione d’impatto sono molti.
Ma no. Fra l’altro quelli che sono coinvolti nei progetti sono molti di più, l’elenco a cui fa riferimento lei contiene solo i soggetti che si sono messi a disposizione di chi non aveva già un soggetto partner. Adesso vedremo la qualità, perché anche la metodologia proposta sarà oggetto di valutazione come pure il curricolo di chi vuole fare questa valutazione di impatto. Questa è la vera novità dei bandi.
Ma come saranno confrontabili le valutazioni di impatto?
È un tema che ci stiamo ponendo, ma sicuramente esiste il modo di arrivare a una valutazione trasversale complessiva.
Le Fondazioni di origine bancaria proprio nei giorni scorsi hanno deliberato l’intero importo per il finanziamento dei bandi 2017, che ammonta ad oltre 120 milioni di euro. Coprirà – come si era promesso – la fascia d’età 7-10, oggi esclusa?
Quando sono stati fatti i primi due bandi eravamo consapevoli che lasciavamo un buco e già avevamo detto che il primo bando della seconda annualità sarebbe stato sulla fascia d’età mancante. L'altro vedremo, noto ad esempio che sono state messe più risorse sulla prima infanzia e meno sull’adolescenza (69 milioni per il bando prima infanzia e 46 per l’adolescenza, ndr) mentre la riposta è asimmetrica rispetto alle risorse: oggi ci sono più soldi sulla fascia d’età che ha meno progetti (400 contro 800, ndr). Con i bambini è solo soggetto attuatore, non compete a me la scelta, ma forse può essere fatta una riflessione su questo, come pure si può ritarare la relazione tra progetti regionali e nazionali.
Quando arriverà il prossimo bando?
Anche questo non spetta a me, ma immagino prima dell’estate.
Foto Kelly Sikkema/Unsplash
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.