Mondo
#EndMgf: la piattaforma europea contro le mutilazioni genitali femminili
Secondo i dati di Unicef e Unfpa sono 200 milioni le ragazze e le donne che in 30 Paesi del mondo hanno sofferto di qualche forma di mutilazione. Con la globalizzazione, anche le ragazze che vivono in comunità di emigrati sparse per il mondo sono a rischio. Per questo è stata lanciata la nuova piattaforma europea Uefgm di informazione e formazione che in Italia ha visto la collaborazione di Aidos
Sono almeno 200 milioni le ragazze e le donne che in 30 Paesi del mondo hanno sofferto di qualche forma di mutilazione genitale. A dare questi dati sono Unicef e Unfpa (United Nation Population Fund). Le ragazze fino ai 14 anni sono 44 milioni del totale delle vittime di mutilazioni. La più alta incidenza di casi in questa fascia di età si registra in Gambia (56%), in Mauritania (54%) e in Indonesia, in cui circa la metà delle ragazze fino a 11 anni ha subito la pratica.
Tre i Paesi in cui vive la metà delle donne e delle ragazze mutilate si tratta di Egitto, Etiopia e Indonesia. Sono invece Somalia (98%), Guinea (97%) e Djibouti (93%) quelli con l’incidenza più alta fra le ragazze e le donne dai 15 ai 49 anni. In gran parte dei Paesi la maggioranza delle bambine sono state mutilate prima di compiere cinque anni.
Non tutti i dati diffusi dalle due agenzie Onu sono completamente negativi: i tassi di incidenza tra le ragazze tra i 15 e i 19 anni sono diminuiti negli ultimi 30 anni in Liberia di 41 punti percentuali, in Burkina Faso di 31, di 30 in Kenya e di 27 in Egitto e questo grazie alla spinta propulsiva a rispondere al problema delle mutilazioni genitali femminili
Da non dimenticare che pur essendo concentrate in Africa, le mutilazioni genitali sono praticate anche in alcune comunità dell’Asia, dell’America Latina e degli Stati arabi. Con la globalizzazione, anche le ragazze che vivono in comunità di emigrati sparse per il mondo sono a rischio.
Dal 2003 le Nazioni Unite hanno scelto la giornata del 6 febbraio per favorire la diffusione di una sempre maggiore consapevolezza su questa pratica tradizionale che a tutt’oggi viola i diritti umani di donne e bambine in tutto il mondo. Le Mgf infatti sono state messe al bando dall’Onu nel 2012 quali violazione dei diritti umani e abuso irreversibile dell’integrità fisica di donne e bambine. Eppure continuano a essere praticate in oltre 28 Paesi africani e in numerosi altri paesi asiatici. Questa pratica interessa anche l’Europa dove, secondo il Parlamento Europeo, sono circa 500mila le donne che le hanno subite e 20mila le bambine a rischio ogni anno.
In occasione della giornata di oggi il Direttore generale dell’Unicef Anthony Lake e il Direttore generale dell’Unfpa Babatunde Osotimehin parlando delle Mutilazioni genitali femminili hanno sostenuto che «nonostante tutti i progressi fatti per abolire questa violenta pratica, milioni di ragazze – molte delle quali sotto i 15 anni – saranno costrette a subire questa pratica quest’anno. Purtroppo, si aggiungeranno alle circa 200 milioni di ragazze e donne che in tutto il mondo hanno già subito la pratica delle Mutilazioni Genitali Femminili – e le loro comunità sono già colpite dall’impatto della pratica sulle donne. Nel 2015, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile hanno riconosciuto lo stretto collegamento tra le Mutilazioni Genitali Femminili/Escissione, diseguaglianza di genere e sviluppo – e riavviato un’azione globale per porre fine alle Mutilazioni Genitali Femminili/Escissione entro il 2030».
Guardando al futuro hanno aggiunto: «Nel 2017, dobbiamo chiedere azioni più veloci per far progredire questo risultato. Questo significa chiedere ai Governi di attuare e rafforzare le leggi e le politiche per la protezione dei diritti delle ragazze e delle donne e prevenire le Mgf/E. Significa creare un più ampio accesso per supportare i servizi per tutte le persone a rischio di Mgf/E e coloro che sono sopravvissute. Significa far fronte ad una richiesta più grande per i servizi a cui queste donne e ragazze possono accedere, garantire informazioni alle famiglie e alle comunità sulle cause delle Mgf/E – e i benefici che può dare porre fine a questa pratica. Infine, significa che le famiglie e le comunità possano agire e impedire alle ragazze di subire la violenza delle MGF/E. Lasciamo che questa generazione abolisca le Mgf/E una volta e per tutti – e nel farlo, aiutiamoli a creare un mondo migliore per tutti».
Nella giornata di oggi, inoltre, a Roma è stata presentata la nuova piattaforma europea in otto lingue “Insieme per porre fine alle Mgf” (Uefgm) che parte dall’esperienza pilota del corso di formazione online United to End FGM: e-learning tool for health and asylum professionals, finanziato nel 2012 dal Fondo End Fgm (Campagna europea End Fgm) e dalla Human Dignity Foundation, con il sostegno dell’Unhcr. Il corso di formazione è stato avviato e coordinato dal Mediterranean Institute of Gender Studies (MIGS) di Cipro, in collaborazione con Aidos in Italia, AKIDWA in Irlanda e APF in Portogallo.
La piattaforma è pensata come uno strumento di apprendimento e interazione gratuito attraverso percorsi tematici che offre webinar, dibattiti online e consultazioni tra professionisti/e di vari settori.
L’idea è quella di fornire informazioni facilmente accessibili ai/alle professionisti/e che lavorano sulle Mgf; sensibilizzare sulla questione, aumentando le conoscenze ed evitando la stigmatizzazione da parte dei media; rafforzare le competenze di un'ampia varietà di professionisti/e in tutta l'Unione europea nel garantire sostegno e protezione a donne e bambine sottoposte a MGF, tenendo conto delle differenze di genere e culturali.
La piattaforma costituisce uno strumento multilingue e un centro di formazione per tutta l'Ue. Attraverso la piattaforma viene aggiornata la situazione in 11 paesi europei con una Country Page dedicata (qui il collegamento a quella italiana).
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