Cultura

Un film animato per affrontare la realtà

Dal regista premio Oscar, Roger Ross Williams “Life Animated”, la storia di Owen, che all’età di tre anni ha iniziato a manifestare i sintomi di una grave forma di autismo. Chiuso in se stesso, incapace di elaborare le proprie emozioni, Owen trova proprio nei film Disney un tramite per fare breccia nella barriera che lo separa dal mondo. L’intervista

di Lorenzo Maria Alvaro

La Sirenetta, Il Re Leone, Aladdin… i classici Disney hanno scandito l’infanzia di noi tutti, ma per qualcuno hanno avuto un significato particolarmente importante. È il caso di Owen, che all’età di tre anni ha iniziato a manifestare i sintomi di una grave forma di autismo. Chiuso in se stesso, incapace di elaborare le proprie emozioni, Owen trova proprio nei film Disney un tramite per fare breccia nella barriera che lo separa dal mondo, sviluppando un modo del tutto alternativo ed eccezionale di esprimersi attraverso la voce dei suoi eroi. Dal regista premio Oscar, Roger Ross Williams, “Life Animated” è una storia universale che testimonia come le opere di fantasia non servano solo a fuggire dalla realtà, ma abbiano un potere segreto ben più importante: quello di aiutarci ad affrontarla.


Che tipo di soggetti ti attirano come regista?
Decisamente mi attraggono le storie su chi è fuori dal coro. Del resto mi sento anche io così – sono un uomo di colore gay – Spesso cerco di dare una voce a coloro che nel mondo non ne hanno una. Lotto anche perché tutti possiamo trovare strade per vivere insieme e comprenderci l’un l’altro. Come Owen Suskind, il protagonista di LIFE, ANIMATED, mi sono sentito disconnesso da ragazzino e me ne stavo seduto immerso nelle mie fantasie, creando storie nella mia testa. Ho dovuto trovare un modo per connettermi al resto del mondo, come ho fatto, e come i protagonisti di tutti i miei film devono fare in un modo o nell’altro.

Come ha avuto origine questo progetto?
Ho frequentato Ron Suskind per più di 15 anni durante i quali abbiamo lavorato insieme ad alcune storie per la ABC e la PBS. Ron è il vincitore di un premio Pulitzer e l’autore del libro su suo figlio Owen, che si intitola Life, Animated: A Story of Sidekicks, Heroes, and Autism. Ron mi ha raccontato del libro mentre ci stava lavorando e io ho capito immediatamente che sarebbe potuto diventare un gran film. Quindi con la mia produttrice Julie Goldman abbiamo opzionato i diritti del documentario e ho portato l’idea a Molly Thompson alla A&E IndieFilms. Questo accadeva circa due anni fa.


Cosa sapevi dell’autismo prima di iniziare questo progetto?

Conoscevo molto poco dell’autismo e soprattutto lo comprendevo poco. Devo ammettere che ero un po’ spaventato dalle persone autistiche – mi sentivo a disagio con loro e non sapevo come interagire o creare connessioni. Ma realizzare questo film ha completamente cambiato il mio modo di pensare all’autismo. Non lo vedo più come un deficit o una disabilità, lo vedo come una differenza. Adesso per me è chiaro che ignorando questo gruppo di persone fuori dal comune semplicemente noi non sfruttiamo al massimo la nostra realtà, il pieno potenziale umano, e che ci perdiamo tutti come società lasciandoli indietro.

Come ti rapportavi a Owen prima di iniziare questo film, dal momento che lo conoscevi già? Come lo vedevi prima di tutto questo?
Inizialmente incontrai Owen quando era molto giovane, ma solo brevemente. Sapevo già che i Suskind erano una famiglia speciale, ma non sapevo cosa aspettarmi andando avanti con questo progetto. Arrivai con le mie sole sensazioni, sempre sentendomi a disagio, ma presto le cose sono cambiate. La cosa più bella del girare documentari è che hai il lusso del tempo, e io ho potuto conoscere Owen durante quel tempo. Le mie percezioni sono cambiate enormemente. Io stesso sono un sognatore, come ogni storyteller. E nessuno ama il potenziale trasmutativo in una storia quanto Owen Suskind. Lui capisce la bellezza di una storia o di una favola in una maniera che poi diventa di grande ispirazione per un filmmaker.

Quanto tempo hai trascorso con i Sunskind per questo progetto?
Circa due anni, dalla prima idea di progetto fino al suo completamento.

Il tema del film è sempre stato Owen che diventa un adulto?
No, inizialmente il progetto verteva tutto sulla forza del libro di Ron. Ho provato a strutturare il film intorno alla sua storia, ma il mio montatore David Teague e io abbiamo realizzato che c’era un’altra storia racchiusa all’interno. Il libro è al passato, ma stavano accadendo delle cose nel presente, il che era straordinario. Owen stava vivendo l’anno di transizione più forte della sua vita – laurearsi al college, prendere un appartamento da solo, innamorarsi per la prima volta – tutte cose che la maggior parte delle persone hanno vissuto una volta o l’altra. Era una grande opportunità, non solo di raccontare la storia di Owen dalla sua prospettiva, ma di raccontarla anche come la più classica storia di formazione e di catturare cosa era inespresso. Naturalmente, per un autistico, tutte queste transizioni così drammatiche nella vita avvengono in un modo molto più intenso che in altri, ma la comunanza di questa fase di sviluppo c’è nella vita di ognuno di noi, il che è il cuore di LIFE, ANIMATED. Questo è il motivo per cui vedo il film come una storia di formazione universale.

Cosa ne pensi del libro di Ron?
La prima volta che ho letto il libro mi sono davvero commosso. Non solo per l’incredibile amore e il coraggio dei Suskind, ma anche per le sfide che hanno affrontato e di come le hanno superate. Sono stato ugualmente commosso dal modo in cui Owen ha creato questo incredibile mondo colorato nella sua mente con i suoi amici della Disney, e di come Ron Ha portato tutto questo alla luce a modo suo.

Secondo te, qual è la bellezza in questa storia vista dalla prospettiva di Owen?
Il modo in cui Owen interpreta e assimila le storie per me è affascinante, e mi ha aperto la mente, come filmmaker, in termini di espedienti narrativi diversi che avrei potuto usare per raccontare una storia. Ho finito per amare il modo in cui Owen assimila i media. Ha guardato dentro lo schermo di un televisore per la sua intera vita e conosce a memoria le parole di ogni film Disney mai girato. Non solo li conosce profondamente, li usa anche per decifrare il funzionamento del mondo e, cosa più importante, quanto ciascuno sia importante per far funzionare le cose. Owen ha osservato che gli eroi di queste storie possono compiere grandi azioni in grado di cambiare il mondo o invertire la tendenza e correggere ciò che è andato storto, ma che senza la collaborazione dei compagni di avventure – con i quali Owen si sente più connesso – l’eroe non potrebbe mai assolvere il suo compito. Nella comprensione di Owen della storia, tutti contano, ognuno è indispensabile a ciò che accade e tutti hanno il diritto di rivendicare una parte della storia come propria. Questa è la bellezza della storia che ho imparato da Owen Suskind.

LIFE, ANIMATED è una storia di ascolto come di visione. Puoi spiegarlo meglio?
Nel film si vedono diverse clip Disney su uno schermo, e Owen ripete in playback ogni battuta. Visualmente, il punto è entrare nella testa di Owen e portare quello che c’è alla vita attraverso il film. Dal punto di vista uditivo, abbiamo immortalato Owen che imitava tutti i diversi personaggi con voci molto diverse tra loro e le abbiamo nuovamente tradotte nel suo personale linguaggio musicale. Dylan Stark e Todd Griffin, i nostri compositori, hanno registrato Owen che parlava da solo e lo hanno aggiunto agli effetti sonori come quello di un VHS che va avanti veloce, ecc. Quindi i geniali Pete Horner e Al Nelson della Skywalker Sound hanno missato il tutto. Perciò il film è diventato anche un viaggio sonoro quanto visivo.

Ti avvali di sequenze animate come un ulteriore modo di dar vita al mondo interiore di Owen, così unico. Come hai realizzato queste sequenze?
Owen stesso ha creato queste scene. Da bambino ha iniziato a disegnare i suoi adorati compagni di avventure – e non ha mai disegnato gli eroi, solo i comprimari. Ha anche inventato una storia che ha intitolato “La terra degli aiutanti perduti”, ed è un mondo davvero meraviglioso. Ho lavorato con Owen e con un fantastico team di animatori in Francia alla Mac Guff Animation per dare vita all’elaborato mondo di fantasia di Owen. Il cattivo che Owen ha inventato per questo mondo sembra il corrispettivo delle difficoltà che lui ha dovuto affrontare nella sua vita. Finisce con il simbolizzare l’autismo nei poteri di questa creatura, che sono in grado di far diventare la mente di una persona annebbiata o confusa. Mentre Owen stava creando questa storia, stava in qualche modo scrivendo in modo narrativo la sua biografia, perciò ho desiderato ardentemente animarla sullo schermo.

Qual è stata la reazione di Owen alla versione animata di “La terra degli aiutanti perduti” quando gliela hai mostrata?
Owen ha delle emozioni molto schiette, non ha nessun filtro. Quando l’ha vista per la prima volta, si è messo a saltellare qua e là e ci ha abbracciati. Owen di solito è restio al contatto fisico con chi non fa parte della sua famiglia, ma non ha potuto fare a meno di dimostrare quanto ha amato questa animazione. Mostrargli questa parte del film per prima è stata un’esperienza incredibile.

Dalla visione di LIFE, ANIMATED si ha subito l’impressione che Owen sia una persona gioiosa. Da dove pensi che questa gioia scaturisca?
Credo che sia decisamente una cosa ereditata dalla sua famiglia. Specialmente da sua madre, Cornelia. Lei ha rifiutato di ascoltare i tradizionali pareri medici, alcuni dei quali consigliavano di tenere Owen lontano proprio dalle cose che lo rendevano più felice, ossia i film d’animazione Disney. Cornelia sapeva che questo significava restringere la creatività di Owen. In generale, i genitori di Owen hanno lavorato seguendo l’istinto e proteggendolo, ma anche dandogli ciò di cui aveva bisogno per sbocciare. C’è una grande quantità di amore in quella famiglia, e una delle ragioni principali per cui Owen è così felice è proprio perché è circondato da tanto amore.

Dove si trova adesso Owen? È a un buon punto della sua vita?
Penso che sia a un buon punto. Sta affrontando le stesse sfide di qualunque uomo adulto, ciò che ciascuno di noi ha affrontato, anche se ovviamente tutto è molto più intenso per lui. Sta anche uscendo dalla relazione con la sua ex ragazza – la rottura è stata molto difficile per lui. Ma ha ancora un fortissimo supporto dalla sua famiglia, perciò sta bene, per ora. Deve affrontare tutto questo e la famiglia fa davvero molto. Le rotture, le battute d’arresto e le delusioni in un certo senso fanno crescere, e credo che lui stia scendendo a patti con questi aspetti della vita meglio di quanto chiunque si aspettasse. Vuole fare dei progetti, e dopo un inizio un po’ duro, penso che stia solo aspettando la giusta occasione.

Com’è stato lavorare con la Disney a questo progetto? Quanto è stata collaborativa la major sulle licenze delle sequenze animate, che sono così cruciali per questo film?
Era importante instaurare una relazione con i Disney Studios a uno stadio iniziale della produzione. La mia produttrice Julie Goldman e io abbiamo stabilito e mantenuto questa relazione durante tutta la produzione. Abbiamo avuto la licenza per il footage dalla Disney e loro non hanno preteso alcun controllo sul contenuto o sul montaggio finale del film. Credo che gli esecutivi alla Disney abbiano semplicemente apprezzato la mia visione e deciso di non intralciarla.

Uno dei claim del film è “La vita non è un film Disney”. Come viene rappresentato questo concetto in LIFE, ANIMATED?
Una delle cose che Owen impara nel corso della storia è il saper muoversi attraverso i film Disney e a relazionarsi con gli aspetti reali della propria vita, incluse le relazioni romantiche. I personaggi nei film Disney non fanno sesso, ma nella vita reale le persone lo fanno. Owen ha affrontato molte sfide quando è passato a una vita indipendente e le soluzioni non sempre potevano essere trovate tra le lezioni che possiamo trarre dai film Disney.

Owen non viene mai mostrato come un bambino, lo tratti da adulto. Ci sono state situazioni in cui non sei potuto andare con lui? La famiglia Suskind ha messo dei paletti?
L’incredibile fiducia che si è instaurata con i Suskind ha fatto sì che non ci siano state restrizioni di alcun genere da parte loro, nei miei confronti e del mio metodo di lavoro, non hanno mai avuto dubbi. Mi hanno permesso di conoscere Owen a modo mio. Per quanto riguarda l’aspetto romantico e tutto ciò che implicava situazioni da adulti, Owen si è spinto fino a dove si sentiva a proprio agio, ed è quello che ho ripreso, in particolare le scene con il fratello maggiore Walt. Le consideravo molto importanti, perché di fatto Walt è il vero eroe di Owen.

LIFE, ANIMATED e il tuo film precedente, GOD LOVES UGANDA, hanno entrambi come caratteristica la capacità di catturare sia il cuore che la mente dello spettatore. Ci sono delle connessioni tra i due film?
Entrambi parlano di outsider in cerca del loro posto nel mondo, ma il modo in cui ci arrivano è diametralmente opposto. In GOD LOVES UGANDA i protagonisti sono dei missionari che vedono la loro fede rafforzata proprio grazie al poter predicare il loro credo, nel tentativo di cambiare un po’ il mondo. In LIFE, ANIMATED, Owen e i Suskind non prescrivono alcuna ricetta al mondo per superare il concetto che i “diversamente abili” che sono tra noi possano essere depositari delle chiavi di molte delle porte che non siamo mai stati in grado di aprire nella nostra vita. GOD LOVES UGANDA parlava del desiderio di restringere il campo della comprensione della condizione umana, mentre LIFE, ANIMATED lo vuole allargare, così da includervi chiunque.
Mi piace potermi spingere in questi territori con il mio lavoro, e poterne registrare gli effetti. Cogliere con la massima sincerità quello che vedo e lasciare che sia lo spettatore a trarne le conclusioni è ciò che maggiormente ispira il mio lavoro come cineasta.

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