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ONG: il Fondo straordinario per l’Africa deve essere strumento di sviluppo

È prevista per questa settimana l’emanazione del decreto per l’implementazione del Fondo per l’Africa di 200 milioni di euro, istituito dal Governo italiano nella Legge di Bilancio per l’anno 2017. In un appello rivolto al Ministro Alfano e al Parlamento, le ong e le organizzazioni sociali (osc) aderenti ad AOI, Cini e Link 2007 auspicano che il decreto rispetti la finalità assegnata dalla Legge al Fondo, che prevede il sostegno ad “interventi straordinari volti a rilanciare il dialogo e la cooperazione con i Paesi africani d'importanza prioritaria per le rotte migratorie”

di Redazione

Domani il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci), Angelino Alfano, presenterà alla stampa i dettagli del Fondo straordinario per l’Africa sulle migrazioni adottato a dicembre nell’ultima Legge di Bilancio. Istituito dal governo italiano, il Fondo mira a sostenere “interventi straordinari volti a rilanciare il dialogo e la cooperazione con i Paesi africani d'importanza prioritaria per le rotte migratorie”. In coincidenza con l’emanazione del decreto per l’implementazione del Fondo prevista questa settimana, le ong e le organizzazioni sociali (osc) aderenti ad AOI, Cini e Link 2007 auspicano che il decreto ne rispetti la finalità assegnata dalla Legge.

Sia garantita per tempo un’informazione sulle linee strategiche e operative alla base della proposta di implementazione del Fondo straordinario per l’Africa.

Aoi, Cini e Link 2007, si rivolgono:

  • al Ministro del MAECI, onorevole Angelino Alfano, affinché sia garantita per tempo un’informazione sulle linee strategiche e operative alla base della proposta di implementazione del Fondo straordinario per l’Africa
  • al Parlamento perché si attivi nel confronto con il Governo prima dell’ufficializzazione del decreto attuativo per verificare che

Il Fondo straordinario per l’Africa

  • non si concretizzi in una politica di contenimento dei flussi dei migranti alle frontiere attraverso il sostegno all’impiego di forze di polizia come sbarramento per le genti in fuga da conflitti, violenze, persecuzioni e condizioni di povertà estrema e in cerca di protezione internazionale. L’istituzione del Fondo per l’Africa è stata accolta con favore da molta parte dell’opinione pubblica e dal mondo della solidarietà come importante contributo italiano all’ APS (Aiuto allo Sviluppo) nel quadro degli impegni assunti dal nostro Paese in sede OCSE-DAC. Non rientrano certamente in questo contesto misure di contenimento dei flussi migratori alle frontiere;
  • non preveda un trasferimento diretto di risorse, in accordi governativi bilaterali, a quei regimi africani che mettono in atto politiche aggressive e antidemocratiche e continue violazioni dei diritti umani, sia nei confronti dei migranti e rifugiati, sia delle popolazioni e comunità che amministrano. Perché questo avvenga non basta, da parte dei Governi dei Paesi beneficiari degli aiuti del Fondo per l’Africa, una generica accettazione del vincolo del rispetto delle Convenzioni Europee ed internazionali dei Diritti Umani. Occorre un trasparente ed efficace monitoraggio permanente da parte delle Agenzie umanitarie e di cooperazione internazionale del sistema delle Nazioni Unite con la partecipazione delle ong italiane e africane. In un’ottica di rafforzamento dell’ownership democratica;
  • si traduca in termini di programmi di cooperazione internazionale per lo sviluppo, per contribuire ad affrontare le cause che determinano i fenomeni migratori attuali: violenza, violazione di diritti, fame, povertà, conflitti, conseguenze dei cambiamenti climatici e dello sfruttamento delle risorse ambientali, prime fra tutte la terra e l’acqua. Il soggetto di coordinamento dell’implementazione del Fondo per l’Africa deve essere la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) del MAECI (anche in raccordo con altre DG interessate e con il Ministero dell’Interno); la gestione dei programmi da finanziare deve vedere la titolarità dell’Agenzia Italiana della Cooperazione allo Sviluppo (AICS).

Determinante il ruolo dell’AICS nella promozione della partecipazione ai programmi del Fondo da parte delle ong e osc italiane impegnate nella cooperazione internazionale: soggetti che hanno tessuto, mantenuto e rafforzato da sempre relazioni e progettazione attiva con le comunità, le ong e istanze sociali dei Paesi africani coinvolti, anche in assenza della cooperazione internazionale istituzionale dell’Italia.

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