Economia
Economia di comunione, vera sfida contro le disuguaglianze
Sabato 4 febbraio Francesco incontrerà 1100 attori dell’Economia di Comunione (EdC), in maggioranza imprenditrici e imprenditori, che hanno scelto la comunione come stile di vita personale e aziendale. Un'esperienza attiva dal 1991 che sta mettendo in atto nuovi progetti
Sabato 4 febbraio 2017 papa Francesco, nell’Aula Paolo VI, incontrerà 1100 attori dell’Economia di Comunione (EdC), in maggioranza imprenditrici e imprenditori, che hanno scelto la comunione come stile di vita personale e aziendale. Una scelta particolarmente significativa oggi, epoca nella quale – si è appreso recentemetne dal Rapporto Oxfam 2017 – otto persone possiedono da sole la stessa ricchezza della metà più povera dell’umanità. In questa complessità l’Economia di Comunione, sorta nel maggio 1991 per reagire allo scandalo delle favelas che circondavano la città di San Paolo, in Brasile,deve le proprie origini all'invito di Chiara Lubich rivolto a un primo gruppo di imprenditori a mettere in piedi delle aziende che, seguendo le leggi del mercato, producano utili «da mettere liberamente in comune». Lo scopo: sollevare i poveri, creare posti di lavoro, promuovere la cultura del dare in alternativa alla cultura dell’avere.
Da allora sono trascorsi 25 anni. Dal Papa andranno gli imprenditori, con molti giovani, studenti, studiosi e professori, che attraverso la ricerca e l’attività accademica vogliono dare fondamento teoretico al binomio economia-comunione. La diversità delle provenienze dice che l’EdC trova spazio in qualunque area geografica e culturale, povera e ricca. Numerosi i partecipanti dell’Asia (Cina, Corea, Filippine, Hong Kong, India, Malesia, Singapore, Thailandia, Vietnam) e dell'Africa (Burkina Faso, Burundi, Camerun, Costa d’Avorio, Etiopia, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo e Uganda). Presenti imprenditori di 11 paesi delle Americhe: Argentina, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Cuba, Messico, Panama, Paraguay, Uruguay, USA. Folta la partecipazione di 20 nazioni dell’Europa. Rappresentata l’Oceania con l’Australia. All’udienza prenderà parte anche Maria Voce, presidente dei Focolari, con il Consiglio generale del Movimento.
Un’assemblea eterogenea che vuole anzitutto ringraziare papa Francesco per aver messo in luce nel suo magistero e nel suo agire la dignità dei poveri e degli esclusi. Al contempo potrà presentargli alcuni frutti della storia EdC che, cominciando dai pionieri, ha affrontato le sfide e le crisi che attanagliano il mondo. Inoltre sta mettendo in atto nuovi progetti: una rete internazionale (Economy of Communion International Incubating Network – EOC-IIN), con hub presenti in alcuni Poli imprenditoriali EdC (e non solo) per sostenere soprattutto giovani imprenditori. Sono già attivi in Camerun, Portogallo, Croazia, Messico e Brasile. Qui, in particolare, sta funzionando con successo un partenariato con organizzazioni dell’economia sociale e civile per un training con 100 giovani provenienti da contesti di vulnerabilità; in Portogallo e Messico sono in corso laboratori di formazione all’imprenditorialità “di comunione” indirizzati in particolare ai giovani, anche in collaborazione con enti accademici come, ad esempio, l'università di Puebla (Messico) per l’incubazione di progetti di una comunità indigena; inoltre, un Osservatorio sulla Povertà che raccoglie le best practices nella lotta alla povertà, sviluppando un approccio ispirato ai valori della comunione e della reciprocità.
Su questi e altri argomenti si articoleranno tre congressi di lavoro dall’1 al 5 febbraio, presso la sede del Centro Mariapoli di Castelgandolfo (Roma), per definire piste e progetti per il periodo 2018-2020. «Se decidiamo di guardare il mondo insieme a poveri e scartati, – afferma Luigino Bruni, economista e coordinatore internazionale dell’Economia di Comunione – non possiamo restare sul piedistallo, dobbiamo scendere nell’agone, accanto alle vittime, combattere per loro, con loro. In cambio, otterremo occhi nuovi, vedremo cose che gli altri non vedono, a volte molto brutte, altre volte di bellezza infinita. L’EdC lo fa da 25 anni. Se vuole vivere deve continuare a farlo ogni giorno, meglio, di più».
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