Politica
Povertà: l’Alleanza dice no alla delega “così com’è”
Approvare l'attuale testo della delega sembra la linea politica prevalente, da cui però l'Alleanza contro la povertà prende le distanze: «il testo attuale può migliorare, ribadiamo la richiesta che il Senato voglia far proprie le indicazioni espresse in audizione», scrive in una nota. E torna a chiedere con forza un Piano nazionale che accompagni la delega, altrimenti a dispetto dei nomi resteremmo fermi a tre poveri su dieci, senza arrivare a tutti.
L’Alleanza contro la povertà torna a far sentire la propria voce, per chiedere ulteriori modifiche al testo attualmente in discussione al Senato e un piano pluriennale di contrasto alla povertà. Un modo per dire che l’Alleanza non appoggia l’ipotesi di approvare rapidamente la legge così come è, lasciando poi al decreto attuativo la definizione delle scelte e degli strumenti che possano rendere effettivamente operativa la misura dei REI-reddito di inclusione.
Nei primissimi giorni dell’anno la delega sulla povertà era arrivata sulle pagine dei quotidiani nazionali: complice il passaggio di testimone dal Governo Renzi al Governo Gentiloni, con le consuete liste di priorità dei nuovi inizi, e il fatto che dal primo gennaio 2017 l’Italia è il solo Paese in Europa a non avere una misura nazionale a supporto delle persone in povertà assoluta (la Grecia, con cui condividevamo questo “primato negativo” l’ha introdotta proprio con il nuovo anno), diversi politici avevano ribadito la voglia e l’impegno a fare presto, ad approvare la legge e a dare una risposta ai 4,6 milioni di persone che ad oggi in Italia si trovano in povertà assoluta, il 7,6% dell’intera popolazione. La povertà assoluta in Italia è un’emergenza che ha impellente necessità di una risposta concreta: al dato in crescita (le persone in povertà assoluta in Italia sono aumentate del 155% dal 2007, anno in cui erano 1,8 milioni), si affianca il cambiamento radicale verificatosi nella “fotografia” dei poveri assoluti, che sono sempre meno gli anziani e sempre più le famiglie giovani con figli, al punto che oggi in Italia ci sono 1 milione 131mila bambini in povertà assoluta, quasi l’11% dei minori residenti in Italia.
Le dichiarazioni politiche sono state tante e hanno profilato strumenti diversi per realizzare l’obiettivo di «rendere operativa» la tanto attesa misura di contrasto alla povertà assoluta: «approvare il testo della Camera così com’è e varare il decreto attuativo sul reddito d’inclusione in un mese», aveva affermato Tommaso Nannicini, «un decreto d'urgenza», era invece la proposta di Maurizio Martina, un decreto legge subito attuativo, che comprenda già tutti i contenuti ora affidati ai decreti aveva detto la relatrice Annamaria Parente. La strada però, almeno pubblicamente, non è stata ancora tracciata: la Commissione ha ripreso i lavori proseguendo con le audizioni e fissando per il 2 febbraio il termine per presentare gli emendamenti. In questo scenario, una delegazione dell’Alleanza contro la Povertà ha incontrato nei giorni scorsi il ministro Giuliano Poletti, per discutere dell’evoluzione del SIA sul territorio e del futuro della lotta alla povertà connesso all’approvazione della legge delega sul Reddito d’Inclusione attualmente in discussione al Senato. Dopo quell’incontro, una nota afferma che «l’Alleanza contro la povertà in Italia accoglie positivamente la rinnovata attenzione del Governo, del Parlamento e delle forze politiche sul tema della povertà e tuttavia esprime una preoccupazione per l’attuale fase d'incertezza politica che rischia di limitare il contenuto della legge delega».
Il testo attualmente in discussione al Senato presenta ancora significativi margini di miglioramento e pertanto l’Alleanza ribadisce la richiesta che il Senato voglia far proprie le indicazioni espresse a seguito dell'audizione per introdurre le necessarie modifiche al testo
È questo dunque il punto dell’Alleanza: i contenuti. Non basta portare a casa una legge sulla povertà, all’Italia e alle persone in povertà assoluta serve una buona legge. E per fare una buona legge è necessario, secondo l’Alleanza, lavorare ancora sul testo oggi in Commissione, modificarlo ulteriormente, migliorarlo. Insomma, non approvarlo così com’è pur di fare in fretta. «Il testo attualmente in discussione al Senato presenta ancora significativi margini di miglioramento e pertanto l’Alleanza ribadisce la richiesta che il Senato voglia far proprie le indicazioni espresse a seguito dell'audizione per introdurre le necessarie modifiche al testo», scrive infatti l’Alleanza. E quali sono queste necessarie modifiche? Per saperlo, basta prendere in mano il testo dell’audizione (in allegato): si propongono di avvicinare la misura allo studio del Governo e del Parlamento (misura che arriverebbe oggi a 3 poveri su 10) a quel Reddito d’Inclusione Sociale (Reis) individuato dall’Alleanza come strumento in grado di rispondere all’appello della povertà assoluta. Qui si parla della necessità di considerare anche i costi dell’abitare, di dettagliare gli strumenti delle politiche attive del lavoro, della non condivisione di procedere all’allargamento progressivo della platea in base a categorie di poveri e non partendo dalle famiglie più povere tra i poveri per un allargamento che potremmo immaginare raggiungere via via le famiglie “un po’ meno povere” pur tra i poverissimi. E soprattutto c’è una previsione di “livelli essenziali” dei servizi, senza alcuna specificazione in merito.
Si continua a ritenere necessaria la definizione di un piano pluriennale di contrasto alla povertà, con la destinazione di adeguate risorse e di investimenti nei servizi che permettano al Reddito d’inclusione di diventare nei prossimi anni un sostegno universale per tutti coloro che versano in condizioni di povertà assoluta
Oltre a tutto ciò, accanto all’approvazione della delega, serve costruire il Piano pluriennale di contrasto alla povertà. Senza di quello, avremmo una misura che parla nel titolo di povertà assoluta ma che nella realtà raggiungerebbe solo tre poveri su dieci. Una riforma incompiuta quindi. Per questo l’Alleanza torna a ricordare il suo «Appello» del 28 dicembre: «si continua a ritenere necessaria la definizione di un piano pluriennale di contrasto alla povertà con la destinazione di adeguate risorse e di investimenti nei servizi che permettano al Reddito d’inclusione di diventare nei prossimi anni un sostegno universale per tutti coloro che versano in condizioni di povertà assoluta». Tutti.
Foto JEFF PACHOUD/AFP/Getty Images
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