Non profit
Rosy Bindi: «Azzardo, potere ai sindaci su orari, distanze e collocazione»
Intervenuta ieri a Pavia al Collegio universitario Santa Caterina, la Presidente della Commissione Parlamentare antimafia invita gli amministratori locali a «tenere duro e a non accettare alcun accordo che li riduca a meri esecutori di decisioni altrui». E sul tema del rapporto Concessionari-gestori tocca un nervo scoperto: i requisiti oggi richiesti non sono abbastanza per la delicatezza del settore che sono chiamati a gestire
I sindaci? «Devono essere padroni a casa loro». Non ha dubbi Rosy Bindi, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, intevenuta ieri sera a Pavia, con Tony Mira di Avvenire e il nostro Marco Dotti al corso in "Storia delle Mafie" tenuto dal professor Enzo Ciconte. L'appuntamento si è svolto al Collegio Universitario Santa Caterina da Siena davanti a un folto e attento pubblico. Vediamo alcuni punti cruciali dell'importante intervento di Rosy Bindi.
Fuori dall'emergenza
«Non ci si dovrebbe affidare, ogni volta, alle leggi di bilancio. Se si aspettano le leggi di bilancio per dettare regole al settore dell’azzardo, allora è chiaro che queste regole inevitabilmente tocchino la questione delle entrate erariali. Ma per dettare regole certe e stabili, bisogna invece muoversi fuori dalla logica delle entrate. Non so che cosa accadrà con la Legge di Bilancio che sta per passare ora al Senato, so però che, quando si parla di ridurre il numero delle slot machine presenti sui territori ma contestualmente di prevede un aumento delle entrate fiscali, allo basta fare due conti per capire che qualcosa non torna. Evidentemente un trucco c'è».
Chi controlla i controllori?
«Servirebbe personale specializzato. Il sistema è talmente sofisticato che solo corpi specializzati possono fare controlli di microelettronica e di software talvolta veramente complessi. Penso che possa essere avanzata l'idea di un'agenzia indipendente che sappia far tesoro dell'esperienza di tutte le nostre forze di polizia e, al contempo, non abbia conflitti di interesse. Chi gestisce le entrate fiscali, non può gestire anche i controlli».
Potere ai sindaci
«Finche la programmazione viene fatta a livello nazionale ma ai sindaci viene tolto ogni potere sulla collocazione delle rivendite di azzardo e sugli orari, il problema non si risolve. I sindaci devono essere padroni a casa loro e non subire la programmazione nazionale: questo è il punto vero. Questa programmazione viene decisa da un accordo tra Concessionari e Ministero dell'Economia. Ma siccome i Concessionari sono potentissimi e, attraverso la pubblicità e quant'altro, esercitano una forza di pressione enorme, quando vanno al tavolo nazionale pretendono di dettare legge sulla programmazione. Il punto di caduta è la programmazione nazionale, che vorrebbero non consentisse spazi di intervento agli amministratori locali».
«Nella Relazione sulle infiltrazioni mafiose e criminali nel gioco lecito e illecito che abbiamo approvato nel luglio scorso proponiamo invece che i sindaci possano decidere "dove" (la questione delle distanze dai luoghi sensibili) ma anche dire che nel loro territorio una certa "quantità" di azzardo legale non ci può stare. Il punto è questo. Un comune deve poter decidere su orari, quantità e dislocazione dei "punti" e degli apparecchi di gioco. Un comune deve poter dire al governo – a qualsiasi governo – "tu avrai anche fatto un accordo con i Concessionari, ma nel mio comune io questa roba non la voglio. O non la voglio in questa quantità". Io invito i sindaci e gli amministratori locali a tenere duro su questo punto e a non accettare l'accordo che vorrebber ridurli a esecutori di decisioni altrui».
Un comune deve poter decidere su orari, quantità e dislocazione dei "punti" e degli apparecchi di gioco
I sindaci e gli amministratori locali devono tenere duro e non accettare accordi che farebberodi loro nient'altro che esecutori di decisioni altrui
Rapporto tra Concessionari e gestori
«Il Concessionario deve essere responsabilizzato nei confronti del gestore. Se un Concessionario dà in gestione a un prestanome di un'organizzazione mafiosa un gioco, quel Concessionario deve risponderne. Può non essere complice e, quindi, non penalmente coinvolto, ma siccome è Concessionario di un servizio "pubblico" dello Stato, allora quel Concessionario è responsabile della moralità di tutta la sua filiera. I requisiti che oggi vengo oggi richiesti non sono requisiti abbastanza esigenti per la delicatezza del settore che sono chiamati a gestire. Requisiti che devono essere chiamati a applicare a tutta la rete di cui devono essere responsabili. Il rapporto attuale è invece simile a quello che vediamo all'opera nell'appalto e nel subappalto. Quando all'Expo ci siamo messi a fare controlli seri, abbiamo trovato di tutto a livello del subappalto. Ma in questo caso, la responsabilità non è solo del subappaltante, ma anche dell'appaltante. La stessa cosa deve valere per la filiera dei giochi: quando prendi una concessione, devi dire chi sono tutti i tuoi gestori e lo Stato li deve controllare uno a uno. Se riuscissimo a dare regole chiare, più semplici, sulle quali non è necessario tornare tutti gli anni, come ora stiamo facendo, forse diamo davvero una mano ai territori e potremmo rendere un servizio a questo Paese».
Fotografie di Antonio La Valle
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