Politica

Tutti i numeri della direzione generale del Terzo settore

Dal costo del personale ai fondi amministrati. Il direttore generale Alessandro Lombardi in questo dialogo con Vita.it accetta di fare chiarezza su tutte le cifre che riguardano il non profit. L'intervista

di Redazione

Dal primo agosto scorso Alessandro Lombardi guida la direzione generale del Terzo settore e della responsabilità sociale delle imprese del ministero del Welfare. Dopo 14 anni alla direzione generale dell’ Immigrazione, il ministro Giuliano Poletti lo ha indicato per questo nuovo incarico in un momento cruciale: quello che con la legge delega di riforma dell’intero settore approvata in via definitiva lo scorso 6 giugno, ridisegnerà il perimetro d’azione della galassia del non profit made in Italy.



In questo dialogo con Vita Lombardi, classe 68, salernitano, 2 figli, una passione per i libri di Georges Simenon e Dino Buzzati e per il calcio (è stato arbitro di buon livello e attualmente è osservatore dell’AIA per la serie D) oltre a fare il punto sui decreti legislativi che daranno corpo alla riforma (il primo, quello sul servizio civile, è stato licenziato in via preliminare dal consiglio dei ministri il 9 novembre) fa luce senza alcuna reticenza su addetti, budget e governance della sua direzione

Partiamo dall’organizzazione della sua direzione. Quanti uffici e persone riportano a lei?
La Direzione si compone di tre divisioni, ciascuna retta da un dirigente: la prima si occupa della gestione degli affari generali, del 5 per mille e degli interventi finanziati con il Fondo sociale europeo. In questo ufficio lavorano 17 persone. La seconda divisione è quella che si occupa di associazionismo di promozione sociale e impresa sociale. L’ufficio è composto da sei persone. Sono infine otto gli addetti impegnati nella terza divisione, competente in materia di volontariato e responsabilità sociale delle imprese.

Quanti fondi gestite?
In primo luogo vanno considerate le risorse derivanti dal riparto del Fondo nazionale delle politiche sociali, che, in base alle diverse leggi di settore, valgono € 21.960.000,00 annui e sono destinati al finanziamento di progetti realizzati da associazioni di promozione sociale e da organizzazioni di volontariato; al sostegno dell’associazionismo sociale; al contributo alle odv che coordinano i servizi di trasporto sanitario. Vi sono poi le risorse provenienti dal gettito del 5 per mille, pari a quasi 342 milioni di euro, che vengono trasferiti agli enti del terzo settore destinatari delle scelte dei contribuenti. A tali risorse vanno aggiunti 11,2 milioni di euro totali che insistono sul Fondo sociale europeo nell’ambito del PON (Programma operativo nazionale) “Inclusione” per l’intero periodo di programmazione 2014 -2020.

Dalla chiusura dell’Agenzia per il Terzo settore ai tempi del governo Monti con Elsa Fornero al ministero del Welfare sul costo reale di funzionamento della direzione che lei oggi guida non si è mai fatta chiarezza. Ci aiuta a mettere una parola definitiva?
La legge di Bilancio del 2016 ci assegna in via previsionale € 1.760.000,00. Di questi 1,419 fanno riferimento al costo del lavoro, mentre per beni e servizi (i cosiddetti consumi intermedi) è prevista una spesa di 210mila euro. Sulla base del consuntivo 2015, la spesa legata al costo del lavoro è stata di € 1.214.000,00, mentre quella per beni e servizi è stata pari a 197mila euro. Tutti questi dati sono pubblici, consultabili sul sito della Ragioneria generale dello Stato.

I vostri uffici sono impegnati in modo diretto nella redazione dei testi dei decreti legislativi della delega su Terzo settore, impresa sociale e servizio civile universale. Dopo il via libera al provvedimento sul servizio civile universale, quali tempistiche prevede per gli altri testi?
Abbiamo in lavorazione tre decreti. Quello nella fase più avanzata è il provvedimento relativo al nuovo Fondo progetti, Consiglio nazionale e reti di secondo livello, che deve essere portato in Consiglio dei ministri. Per quanto ci concerne è stato ultimato il lavoro di stesura del testo sull’impresa sociale, che ora dovrà essere sottoposto all’analisi del ministero dell’economia e delle finanze e del ministero dello Sviluppo economico. Sul decreto riguardante il codice del Terzo settore i tempi invece sono più lunghi, in ragione della complessità del lavoro da fare.

Il termine previso della delega è il giugno 2017. Ce la farete?
I tempi li abbiamo ben presenti. Stiamo lavorando in linea con quanto previsto dalla delega.

Come impatterà la riforma sulla sua direzione?
Oltre alla scrittura dei decreti, intende. La provvista complessiva della legge prevede per il 2017 una dotazione di 190 milioni di euro. Come questi fondi saranno ripartiti fra le varie amministrazioni dello Stato non è ancora stato deciso, certamente però a noi toccherà il cosiddetto fondo progetti che, limitatamente a quest’anno, ha una dotazione di 10 milioni di euro da gestire secondo il meccanismo dei prestiti dei fondi rotativi e dal prossimo anno varrà 20 milioni di euro da assegnare attraverso bandi. Una volta completato il percorso di attuazione della riforma, un notevole impegno sarà richiesto alla direzione nella gestione del registro unico nazionale del terzo settore e nelle attività di monitoraggio e controllo sugli enti, come previsto dalla legge. Questo, come è evidente, comporterà un aggravio dei nostri compiti.

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