Welfare
In montagna arriva l’infermiera di comunità e di famiglia
In Val Grana e in Val Maira parte un progetto europeo che porta nelle case degli anziani le "infermiere di comunità e di famiglia". È un servizio proattivo, gireranno i piccoli comuni montani per verificare che gli anziani stiano bene e garantire i servizi infermieristici a domicilio, attivando medico di base, assistenza e volontariato. E sempre nel cuneese, per le persone con disabilità visiva, arriva la "badante di borgo".
Rinascimento montano. È proprio la montagna che stupisce ancora una volta per innovazione, questa volta nell’ambito del welfare di comunità. In Val Grana e in Val Maira (quella resa famosa dal film Il vento fa il suo giro, ma anche dalla nuovissima “scuola di valle” che attira a Caraglio monte i ragazzini della valle, in un flusso inverso al più noto spopolamento montano), arrivano ora le infermiere di comunità e di famiglia.
Si chiamano Francesca, Arianna, Martina, Veronica, vivono in questi stessi paesi della valle e anziché aspettare in ospedale o in un ambulatorio gli anziani della valle, gireranno i piccoli comuni delle due valli (ad eccezione per ora di Bernezzo, Dronero, Caraglio, Busca e Cervasca), andando loro a casa degli anziani, per controllare che stiano bene, per garantire le prestazioni medico-assistenziali tipiche dell'assistenza domiciliare, ma soprattutto per instaurare con loro un rapporto di fiducia.
Il progetto è stato presentato ieri da Francesco Magni, direttore generale dell’Asl CN1: si chiama Co.N.S.E.N.So. (sta per COmmunity Nurse Supporting Elderly iN a changing Society), un acronimo che sottolinea proprio il ruolo dell'infermiere di famiglia e di comunità nel creare le condizioni migliori per garantire la qualità della vita e la salute degli anziani, consentendo loro di vivere a casa propria il più a lungo possibile. Il progetto è triennale ed è finanziato dall’Unione Europea e coinvolge cinque regioni dello Spazio Alpino: il Piemonte è capofila, ma ci sono partner provenienti da Austria, Francia, Italia e Slovenia. «Si tratta di un nuovo approccio con l'utente ultra 65enne. L'assistenza territoriale cambierà profondamente nei prossimi anni e il ruolo dell'infermiere diverrà ancora più centrale. Con l'avvio di questo progetto sperimentiamo la nuova assistenza di base del futuro», ha sottolineato Francesco Magni, direttore generale dell’Asl CN1.
Si tratta di un nuovo approccio con l'utente ultra 65enne. L'assistenza territoriale cambierà profondamente nei prossimi anni e il ruolo dell'infermiere diverrà ancora più centrale. Con l'avvio di questo progetto sperimentiamo la nuova assistenza di base del futuro
Francesco Magni
Nelle due valli, gli ultra 65enni sono oltre il 21% della popolazione, i tre quarti denunciano almeno una malattia cronica e sono consumatori abituali di farmaci: «Quella che sperimentiamo è una presa in carico proattiva, è l'infermiere che va dall'utente per intercettare i suoi bisogni, sanitari e socio-assistenziali, attivando i servizi del territorio», ha spiegato Angelo Pellegrino, direttore del Distretto di Dronero. Le quattro infermiere stanno facendo una formazione ad hoc, con un master all'Università di Torino proprio sulla nuova figura dell’infermiera di comunità e di famiglia, che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha previsto solo pochi anni fa, nel 2012. Sono state scelte anche in relazione al radicamento con il territorio: basti pensare che le brochure informative distribuite alla popolazione per spiegare il nuovo servizio riportano anche alcune frasi in lingua occitana. Le infermiere, verificati gli elementi di pre-fragilità, attiveranno ovviamente il medico di famiglia, che rappresenta l'anello forte dell'alleanza necessaria alla buona riuscita del progetto, ma anche le risorse dell'assistenza e del volontariato.
Oltre all’Infermiera di comunità e di famiglia, all’Asl CN1, sempre nell’otitica di favorire la permanenza di famiglie e persone in aree montane e rurali, debuttano anche le “badanti di borgo", che garantiranno ai cittadini con grave disabilità visiva prestazioni utili al potenziamento delle loro autonomie di vita e sociali: un'assistente di prossimità qualificata, con funzione di operatore socio-sanitario. Nel caso di "Action 4 Vision”, la sperimentazione rientra nel programma di cooperazione trasfrontaliero "ALCOTRA" Italia-Francia e il capofila è la Mutualité française.
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