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Il Governo ritira il documento alla Conferenza Stato Regioni

È saltata la discussione in conferenza Stato-Regioni sul documento che, secondo alcuni, avrebbe dovuto ratificare l'accordo sulla riorganizzazione del settore dell'azzardo pubblico. Poco fa il Governo, per fortuna, ha ritirato un documento giudicato da società civile e amministratori irricevibile e sconcertante che prevedeva l'apertura di 10mila casinò di quartiere e toglieva ogni potere a sindaci e enti locali

di Redazione

C'era chi la dava per fatta e chi, nonostante tutto, ha voluto vederci chiaro. Ma di idee chiare, dentro la bozza di "riordino" di tutta l'offerta di azzardo pubblico che questo pomeriggio avrebbe dovuto finire sul tavolo della Conferenza unificata Stato-Regioni-Enti Locali, ce n'erano ben poche. Forse per questo – capendo che oramai non si può più procedere impunemente, senza sottostare a un vaglio critico e di consapevolezza sempre più diffusi e comuni – il Governo ha fatto retromarcia e, per l'ennesima volta, ha ritirato tutto e rinviato la discussione di un progetto che, sulla carta, avrebbe dovuto riorganizzare il sistema dell'offerta di gioco pubblico (leggi: azzardo di Stato), ma nei fatti se approvata ridefinirebbe quel sistema solo in ragione del business e non dell'interesse collettivo. Si era data molta eco a questo progetto. Evidentemente qualcuno "ci credeva", ma aveva non solide ragioni per farlo.

Nei fatti, la bozza presentata alla Regioni e agli Enti locali presenta elementi non solo irricevibili, ma addirittura sconcertanti. Elementi che azzererebbero, se approvati, ogni sforzo condotto in questi anni dalla società civile e da molti amministratori virtuosi (e coraggiosi), con il rischio di sostituire all'invasione di slot sui territori, l'invasione di casinò di quartiere. A fronte di una promessa riduzione del numero di slot machine (ma non di vlt!) del 30%, il dispositivo proposto toglieva di fatto ogni potere ai sindaci in tema di distanze, autorizzazioni e orari di apertura dei nuovi casinò di quartiere (chiamati sibillinamente "locali di tipo A"). Con l'istituzione di 10mila e passa nuovi mini casinò, di fatto si sarebbe creato un modello senza precedenti in Occidente, di diffusione dell'azzardo direttamente nel cuore di quartieri e città.

Con un punto: nel documento uscito dagli ambienti tecnici del governo è stato previsto persino un orario "minimo" (si noti, non massimo!) di apertura anche di 16 ore per le sale scommesse e di 12 questi nuovi centri polifunzionali dell'azzardo infarciti di slot machine e videolotteries. In che significherebbe l'anticamera per l'apertura 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 di questi centri. Il Governo, per ora e speriamo con un sussulto di saggezza in zona Cesarini, ha ritirato tutto. Anche per la giusta pressione dei sindaci.

L'assessore della regione Lombardia. Viviana Beccalossi, ha dichiarato che questa ulteriore 'pausa di riflessione' servirà a "convincere il Governo a mettere piu' coraggio nel suo provvedimento". L'assessore al Territorio e Urbanistica di Regione Lombardia, aggiunge che "la strada per combattere questa piaga sociale – conclude Viviana Beccalossi- e' quella della conoscenza, della prevenzione e del rispetto delle regole, come testimoniato anche oggi dalle tante iniziative messe in campo a Bergamo. Ora serve un provvedimento nazionale che non puo' e non deve farci tornare indietro di anni annullando gli effetti della nostra Legge, in particolare sul tema delle distanze minime dai luoghi sensibili e sulla possibilita' dei sindaci di intervenire sugli orari di apertura delle sale".
“Sono stati fatti passi avanti importanti – dichiara Massimo Garavaglia, coordinatore della commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni e assessore della regione Lombardia – che condividiamo sulla riduzione delle slot e su una distribuzione più omogenea sul territorio”. “Restano in piedi alcuni punti – aggiunge sempre Garavaglia al termine della Conferenza Unificata – che possono essere migliorati. Diamo però atto al Governo di aver fatto passi avanti”.

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