Welfare

Curare i genitori per “guarire” dall’autismo: il metodo Tartaruga

Un metodo basato sull'accompagnamento affettivo di mamma e papà ha dato risultati significativi: dopo 2 anni di terapia, 19 bambini su 80 sono usciti dalla classificazione diagnostica di autismo. Dopo 4 anni, si passa dai 19 ai 31 bambini su 80. Ecco cos'è e come funziona

di Gabriella Meroni

Si chiama Progetto Tartaruga e si basa sull’accompagnamento affettivo dei genitori per ridurre la sintomatologia dell’autismo dei bambini, fino a far uscire quasi il 40% di loro dalla classificazione. Sono questi i risultati di uno studio da poco pubblicato su “Autism-Open Access” in seguito al primo approccio terapeutico evolutivo italiano all’autismo denominato “Progetto Tartaruga”, che sottolinea la centralitaà della dimensione affettiva come impalcatura per tutte le successive evoluzioni cognitive e sociali .

Un lavoro che si svolge da anni in ospedali come quello di Manchester e che viene portato avanti in Italia dall’Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma. «Il metodo si basa sull’accompagnamento affettivo dei genitori», spiega il direttore di IdO Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva. «L’aver cura del bambino senza imporgli risposte ai loro comportamenti, oppure obbligarlo a reazioni consente al minore e al genitore di non seguire un metodo basato sul comportamento, ma di trovare una strada fondata sull’affettività e la relazione. Nell’autismo il problema non è il comportamento o le capacità intellettive», prosegue, «ma la reazione deficitaria, in modo più o meno grave, che impedisce l’elaborazione della comunicazione e di conseguenza del rapporto».

L’Istituto di Ortofonologia privilegia quindi un approccio evolutivo psicodinamico che utilizza la dimensione corporea come principale strumento della terapia, «perché il corpo è la sede dei sentimenti primordiali che devono essere accolti, decifrati ed elaborati dal terapeuta». Il metodo propone poi un progetto terapeutico integrato sia sul bambino che sulla coppia genitoriale per favorire la sintonizzazione affettiva lavorando sulla dinamica relazionale genitore-bambino attraverso la condivisione ludica.

Esemplificativi sono i risultati emersi a 4 anni di distanza dall’inizio dell’approccio terapeutico evolutivo dell’IdO: in seguito al monitoraggio per quattro anni di un gruppo di 80 minori dai 4 ai 7 anni teso a stabilire come procedeva la loro evoluzione con questo trattamento, e quindi valutarne l’efficacia, è stata osservata una riduzione del numero di diagnosi di autismo basate sui punteggi ADOS (il golden standard per la diagnosi del disturbo) già a 2 e a 4 anni di distanza dall’inizio del trattamento. Il progetto evolutivo Tartaruga ha quindi permesso, secondo Castelbarco, una «significativa riduzione della sintomatologia autistica dei bambini in tutte le aree valutate: linguaggio e comunicazione, interazione sociale reciproca, gioco e comportamenti ristretti e ripetitivi, e progressivi miglioramenti anche del Quoziente Intellettivo nell’intero campione (valutato con il test Leiter-R)».

Ecco i risultati dopo 2 anni di terapia: 19 bambini su 80 sono usciti dalla classificazione diagnostica di autismo. Dopo 4 anni, si passa dai 19 ai 31 bambini su 80 (38.7%) che sono usciti dalla classificazione diagnostica di autismo, e di questi 31 bambini 13 erano del gruppo dello spettro autistico (16 in totale) e 18 del gruppo autismo (64 in totale). Quattordici bambini sono passati infine dalla condizione di autismo a quella di spettro.

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