Cultura
Basta fratture, la scuola porti cultura e valori nei social
Il Presidente Mattarella ha aperto oggi a Sondrio il nuovo anno scolastico. Ha richiamato tutti a fare il proprio dovere - docenti, studenti, genitori, politici - e si è molto soffermato su bullismo, cyberbullismo e uso di web e social network: «contro il bullismo serve un'azione congiunta, capace non soltanto di reprimere ma soprattutto di prevenire con una vera e propria campagna educativa che arrivi al cuore e alla mente dei giovani»
Dopo Ponticelli, a Napoli, quest’anno è stata la città di Sondrio ad ospitare l’inaugurazione dell’anno scolastico italiano, con il Presidente Sergio Mattarella. Una cerimonia “decentrata”, volutamente: «Sondrio, una realtà che è insieme di frontiera e di avanguardia. E che contiene punte di vera eccellenza», l’ha definita Mattarella, e ricordando la realtà di Ponticelli ha detto: «Si tratta di scuole di due zone diverse, con condizioni e potenzialità specifiche. Costituiscono entrambe parte integrante della scuola italiana. Questa staffetta ideale tra il Meridione e il Nord del nostro Paese manifesta, ancora una volta, il profilo della questione scolastica come grande questione nazionale».
Un pensiero «davvero speciale» il Presidente ha voluto rivolgerlo agli studenti dei comuni colpiti dal terremoto dello scorso agosto: alcuni, fra l’altro, erano a Sondrio, gli altri erano collegati dalle loro aule. «Tornare a scuola, pur tra tante difficoltà e disagi, è un segno concreto di speranza e di rinascita. Posso dirvi, con certezza, che tutti gli italiani sono con voi, senza distinzioni. Siete l'avanguardia della ricostruzione dei vostri paesi», ha detto, per poi ricordare anche il furto di computer che si è verificato due giorni fa ad Acquasanta: un atto «particolarmente intollerabile e da perseguire con la più grande severità», «un tentativo odioso di rubare il futuro ai ragazzi», «un'offesa a quell'ampio moto di solidarietà che si è sviluppato in tutta Italia».
«A ogni inaugurazione di anno scolastico si registrano polemiche sulle inefficienze del sistema, sull'inadeguatezza degli edifici, sulle difficoltà, nelle emergenze, di assegnare le cattedre, e così via. L'educazione è un fattore centrale e decisivo nello sviluppo di un Paese, è la radice del futuro nazionale ed è inevitabile e, insieme, opportuno che la scuola sia al centro di un dibattito vivace e intenso. È giusto, anzi è doveroso, denunciare carenze, limiti, problemi, che riguardano così da vicino la condizione e il futuro dei nostri ragazzi», ha affermato il Presidente, e però «dobbiamo auspicare che l'analisi realistica delle difficoltà che incontra il sistema scolastico non si trasformi né in rassegnazione né in pregiudiziale pessimismo». E subito cita una «buona notizia», di ieri, cioè che «siano stati assegnati alle scuole i fondi per il loro funzionamento e che il loro ammontare sia complessivamente raddoppiato».
Il proprio dovere, fino in fondo
La scuola ha bisogno di leggi, riforme e risorse, come ogni ambito, ma nella scuola ciò che più conta sono «l'impegno e la dedizione delle persone e la qualità dei rapporti umani che si instaurano», ha affermato il Presidente. Che ha quindi chiesto ad ogni componente del sistema scuola «di compiere il proprio dovere sino in fondo», consapevole che «talvolta, per chi opera nella scuola, lavorare con coscienza e impegno rappresenta quasi un atto di eroismo quotidiano».
- Ai docenti ha chiesto di «mantenere entusiasmo e il senso della loro alta missione», poiché «non vi è scuola, di oggi o del futuro, che possa fare a meno della libertà e dell'apporto originale degli insegnanti».
- Al personale non docente ha chiesto di «sentirsi parte essenziale di un progetto educativo ambizioso».
- Agli studenti ha ricordato che «la scuola di oggi disegna, costruisce il vostro domani. Non soltanto sul terreno delle conoscenze e delle competenze, fondamentali per trovare lavoro, ma anche su quello della crescita personale, civile e democratica. Mettete a frutto questa occasione, usate al meglio il tempo che vi si offre. Siate attivi, partecipativi, propositivi».
- Ai genitori, «che sono parte integrante, a pieno titolo, del sistema educativo», ha ricordato che «non possono né delegare totalmente alla scuola l'educazione dei propri figli, rinunciando a un proprio e specifico dovere e neppure considerare la scuola, i presidi, i docenti come un mondo quasi in contrapposizione o addirittura ostile al proprio figlio».
- Alle forze politiche che si fronteggiano in Parlamento o nella società «vorrei chiedere non certo di rinunciare ai propri punti di vista sulla scuola, ma di impegnare positivamente l'attenzione più alta ai suoi problemi e alla sua specificità. Non avremo forte crescita dell'occupazione senza un sistema formativo sempre più efficiente. Non avremo una società migliore senza una scuola che migliori costantemente»
Fra i problemi della scuola italiana – da superare «senza accontentarci di quel che abbiamo» – il Presidente Mattarella ha citato la sicurezza e la qualità degli edifici e delle aule, l’abbandono scolastico, il crescente abbandono universitario, il passaggio non sempre agevole tra il mondo della formazione e quello del lavoro.
Non fatevi trascinare, ma resistete e reagite all'arroganza. I bulli sono una piccola minoranza. Sono ragazzi infelici e pieni di problemi. Fate valere con loro la vostra forza tranquilla: quella della solidarietà e dell'amicizia. Vincerete voi questa sfida
Sergio Mattarella
Web, bullismo e cyberbullismo
Ma poiché «gli anni della scuola si intrecciano inevitabilmente con le problematiche specifiche dei ragazzi», il Presidente ha affrontato nel suo discorso il bullismo e «la sua versione più moderna e micidiale, quella del cyber-bullismo». È un problema «sociale e culturale di vaste proporzioni, la cui risoluzione non può essere posta esclusivamente sulle spalle della scuola, anche se la scuola è, talvolta, luogo privilegiato di questi veri e propri atteggiamenti di prepotenza e di violenza, psicologica e fisica». Per combattere alla radice «questo odioso fenomeno di accanimento» è necessario «un grande patto tra scuola, famiglia, forze dell'ordine, magistratura, mondo dei media e dello spettacolo. Un'azione congiunta, capace non soltanto di reprimere ma, soprattutto, di prevenire, con una vera e propria campagna educativa che arrivi al cuore e alla mente dei giovani».
E poiché sui ragazzi influiscono in grande misura gli esempi degli adulti, ecco che «un linguaggio offensivo e violento degli adulti in televisione o sui social media e in qualunque altra sede, si traduce subito, nell'universo adolescenziale, in una spinta emulativa, in un sostanziale via libera».
La lotta contro il bullismo – ha evidenziato il Presidente – «diventa davvero efficace quando i testimonial di essa siete voi stessi, cari ragazzi. Essere prepotenti con i più deboli non è sintomo di forza, ma di viltà. È segno di incapacità di misurarsi con chi è forte. Confidare nell'essere più numerosi per accanirsi contro uno solo è segno di estrema debolezza. È sintomo, in realtà, di paura. Non fatevi trascinare, ma resistete e reagite all'arroganza. I bulli sono una piccola minoranza. Sono ragazzi infelici e pieni di problemi. Fate valere con loro la vostra forza tranquilla: quella della solidarietà e dell'amicizia. Vincerete voi questa sfida».
L’altro «fronte» su cui la scuola deve impegnarsi è quello del web e dei social network, «un grande spazio di libertà e di comunicazione per i giovani, una grande opportunità»: la scuola allora «dovrà essere, sempre di più, capace di dialogare, di entrare nei nuovi spazi e usare i nuovi linguaggi. Se si crea una frattura, diventa più difficile comunicare valori e aiutare i giovani ad essere più liberi, e meno dipendenti, nell'uso dei nuovi strumenti. Non possiamo lasciarli soli nell'ingresso in quel mondo, farli catturare dall'iperconnessione e dalla massificazione che questa, alle volte, potrebbe produrre. La scuola deve saper portare la propria etica civile nella realtà della comunicazione immediata e globale, quella nella quale vivono i suoi studenti. Portare cultura e valori nel web e nei social: questo è un orizzonte a cui la scuola deve saper guardare».
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