Welfare
Tra Sia e Reis la lotta alla povertà è a una svolta
Un dibattito ospitato dall’Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori sul Disegno di legge delega approvato dalla Camera che prevede «norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali»
Un dibattito pubblico per trovare soluzioni al problema del rapido processo di impoverimento in atto nella società italiana da diversi anni. Un processo che colpisce anche i ceti medi e i lavoratori. Questo il tema del convegno “Lotta alla povertà: una svolta per l’Italia?” che si è svolto presso l’Isfol – l’istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori.
Lo scorso 14 luglio la Camera ha approvato il Disegno di legge delega sulla povertà che introduce il reddito di inclusione, un progetto di iniziativa governativa, collegato alla legge finanziaria del 2016, che prevede «norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali». Il Senato dovrà ora dare il Sì definitivo.
«Siamo comunque in un momento di svolta per quel che riguarda la lotta alla povertà», ha detto il Commissario straordinario dell’Isfol Stefano Sacchi in apertura del Convegno. «Il nuovo schema di reddito minimo affiancato da una componente di inserimento sociale e lavorativo dei beneficiari è una sfida non solo per i policy makers ma anche per un Istituto come il nostro che deve attrezzarsi per svolgere un ruolo attivo all’interno di questo sistema, sia in fase di disegno di policy ma soprattutto per quanto riguarda la valutazione».
Raffaele Tangorra, Direttore Generale per l’Inclusione e le Politiche sociali del Ministero del Lavoro, ha ricordato che il Sostegno per l’Inclusione Attiva (SIA), la misura partita lo scorso 2 settembre, è di fatto una misura ponte, in attesa dell’avvio del nuovo reddito di inclusione, Reis. «Tuttavia non si tratta di una misura assistenzialistica. Per godere del beneficio, il nucleo familiare del richiedente dovrà aderire ad un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa. Sulla base delle risorse disponibili, che per quest'anno sono 750 milioni, la priorità sono le famiglie con figli minori, in povertà assoluta. L’anno prossimo contiamo di raggiungere tutta la platea delle famiglie con almeno un figlio minorenne o disabile, ovvero donna in stato di gravidanza, e ISEE inferiore a 3.000 euro».
Il SIA e il REIS quindi come proposte di riforma per una politica nazionale di lotta alla povertà. Tuttavia per Cristiano Gori, Responsabile scientifico dell'Alleanza contro la povertà in Italia «il Reis presenta elementi di novità che risiedono nel profilo di chi lo presenta e nella centralità assegnata alla dimensione attuativa, decisiva al fine di produrre un impatto positivo sulla vita delle persone coinvolte». In particolare, «l’attenzione riservata ai passaggi da compiere per mettere in pratica la misura si traduce in un sistema di monitoraggio che permette di verificare l’effettiva attuazione della riforma, di imparare dall’esperienza e di rendere quanto appreso fruibile per chi opera a livello locale».
Un momento centrale del Convegno è stato dedicato alla presentazione del modello di analisi multidimensionale della povertà elaborato dal gruppo di ricerca Isfol che prende in considerazione un set ampio di dimensioni di vita degli individui. Tale modello d’analisi, denominato MACaD (Multidimensional Analysis of Capability Deprivation), è stato sviluppato nella prospettiva teorica del Capability Approach proposta da Amartya Sen. Con riferimento a questa prospettiva, la questione del benessere e quella della deprivazione non possono più essere considerate solo come funzione del reddito, ma debbono essere analizzate anche in relazione ad altri aspetti che in modo diretto appartengono alle specifiche caratteristiche della vita umana. Nello specifico, il modello è stato applicato ad un campione non rappresentativo di minori appartenenti alle famiglie destinatarie della Carta Acquisti con il risultato che il MACaD rispetto al REIS, soprattutto in riferimento alla valutazione multidimensionale del bisogno e nella fase di monitoraggio e valutazione della misura, potrebbe garantire un’osservazione multidimensionale degli effetti.
A prendere la parola nella seconda parte del seminario è Maurizio Sacconi Presidente Commissione XI del Senato. «Troppo spesso nel dibattito sugli strumenti di contrasto alla povertà avverto una certa rassegnazione verso un futuro senza lavoro. A questo proposito mi trovo d’accorso con Stefano Zorzi e Francesco Luccisano che in un recente articolo su Linkiesta hanno affermato che abbracciare acriticamente il reddito di cittadinanza significherebbe lasciarsi alle spalle il più efficiente strumento di mobilità sociale che l’umanità ha avuto a disposizione, il lavoro».
Le conclusioni sono state affidate al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini che ha definito invece il reddito minimo «un trampolino verso nuove opportunità, non solo una mancia senza condizionalità». «L’azione del Governo è finalizzata al contrasto alla povertà non all’impoverimento. Per la prima volta nella storia d’Italia è previsto un intervento organico contro la povertà. In un contesto di interventi frammentari con effetti distributivi spesso perversi, l’obiettivo è creare un istituto unico nazionale a carattere universale per dare a tutti la possibilità di vivere dignitosamente. Tuttavia lo sforzo di riordino degli istituti assistenziali richiede non solo capitale politico e risorse finanziarie ma anche un’adeguata implementazione amministrativa affinché il nuovo Sia per il 2016 e soprattutto il futuro Reddito di inclusione possano entrare efficacemente a regime».
Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha riportato l’attenzione della platea su una delle criticità dello schema di reddito minimo emerse nel corso del Convegno. «È necessario investire su adeguate infrastrutture e servizi del welfare locale capaci di mettere gli enti territoriali nella condizione di sostenere i percorsi di inclusione socio-lavorativa. A questo proposito, l’obiettivo è arrivare ad un approccio condiviso, individuando le migliori pratiche contro la povertà da adottare nelle politiche nazionali e regionali».
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