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Paralimpiadi: se 39 medaglie vi sembran poche

Si sono chiusi i Giochi Paralimpici di Rio con un bottino di tutto rispetto per la squadra azzurra. Un successo frutto di un movimento sportivo che cresce. Molte le immagini da conservare: la gioia delle medaglie d'oro di Alex Zanardi e Bebe Vio, ma anche l'abbraccio tra le azzurre Caironi (oro) e Contraffatto (bronzo) nei 100 metri amputati

di Antonietta Nembri

Due donne ad aprire e chiudere la spedizione paralimpica italiana. Sono state infatti Martina Caironi e Bebe Vio le due portabandiera italiane alla cerimonia di apertura la prima e di chiusura la seconda. Martina Caironi, campionessa mondiale ed europea in carica, nonché prima atleta al mondo a scendere sotto i 15 secondi nei 100 metri T42, distanza che le ha regalato, a Londra, la soddisfazione del primo gradino del podio e che ha bissato l’oro anche a Rio e Bebe Vio, che ha esordito alle paralimpiadi di Rio con una medaglia d’oro nel fioretto individuale e un bronzo nel fioretto a squadre con Loredana Trigilia e Andreea Mogos.

È stata una spedizione carica di risultati quella azzurra alle Paralimpiadi di Rio che si sono chiuse domenica 18 settembre con un bottino di 39 medaglie (10 ori, 14 d’argento e 15 medaglie di bronzo). Il presidente del Comitato paralimpico italiano, Luca Pancalli, parlando a Radio Anch’io Sport ha eletto a simbolo dei giochi paralimpici un’immagine: «L’abbraccio Caironi- Contraffatto nella finale dei 100 metri piani amputati».

«Da un letto d’ospedale la Contraffatto guardava quattro anni fa la Caironi a Londra, dicendo “io voglio diventare come lei”. A Rio è arrivata terza» ha detto Pancalli. «Il messaggio di Londra è arrivato in un letto d’ospedale. Per me è stata questa l’emozione più grande ed è quello che vorremmo fare attraverso le medaglie».

Negli occhi di chi ha seguito le paralimpiadi sono rimaste tante immagini come la gioia incontenibile di Bebe Vio, troppo giovane per partecipare alle olimpiadi di Londra, ma che alla sua prima volta a cinque cerchi ha centrato l’oro. Ma anche la felicità di Alex Zanardi, sei podi in due olimpiadi, che non si è accontentato di vincere l’oro nella prova individuale di Handike, ma ha bissato l’oro con la staffetta insieme a Podestà e Mazzone (nella foto qui sotto il trio sul podio) e tanto per non farsi mancare nulla ha anche vinto un argento nel Road Race H5.

Per non parlare dell’intramontabile Alvise De Vidi, il veterano della squadra azzurra che si è aggiudicato un bronzo nei 400 metri in carrozzina. Il cinquantenne atleta è alla sua sesta paralimpiade e alla sua quinta volta sul podio dopo Atlanta 1996, Sidney 2000, Atene 2004 e Londra 2012. Dagli schermi tv nell’intervista dopo gara ha voluto lanciare un messaggio rivolto alle persone con disabilità: «Uscite, fate sport. Ci sono tante discipline in cui potete cimentarvi. Dovete solo provare».

A dare molte soddisfazioni il nuoto azzurro che ha conquistato due ori, otto argenti e tre bronzi. Tra gli atleti che sono saliti sul podio anche Bettella, due argenti nei 100 e nei 50 dorso S1. Di Francesco Bettella avevamo parlato qui.

Lo stesso Pancalli ha ricordato come «il movimento paralimpico trasmette valori. Abbiamo bisogno che la gente li percepisca. Noi vorremmo comunicare il sorriso. È bene che l’attenzione si concentri sugli atleti, straordinari ragazzi che comunicano speranza a tanti come loro che stanno in un letto d’ospedale».
Ed è proprio questo il mandato e il valore più grande delle Paralimpiadi come ha dimostrato del resto Monica Contraffatto che nel 2012, quando era un militare dell’esercito italiano, perse una gamba a causa di una bomba in Afghanistan e quattro anni dopo è sul podio a Rio.
Una delle immagini ricorrente delle gare erano i sorrisi, c'era lo sforzo e la concentrazione della gara, ma subito dopo fiorivano sorrisi, il sorriso di chi aveva raggiunto il podio e di chi era felice di essere arrivato alla finale olimpica. Forse lo spirito di De Coubertin abita davvero qui.

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